Corriere della Sera - La Lettura

De Chirico il giapponese

- Di EDOARDO SASSI

Giorgio de Chirico (1888-1978), «uno dei grandi maestri del XX secolo». Punto. È la definizion­e, tanto assertiva quanto efficace, scelta dal Tokyo Metropolit­an Art Museum per annunciare e introdurre la mostra — la più importante mai realizzata in Giappone — dedicata al pittore italiano inventore della Metafisica, aperta dal 27 aprile al 29 agosto.

Un’antologica con oltre cento opere provenient­i da tutto il mondo (unico quadro in arrivo dal Sol Levante, la Natura morta evangelica I, del 1916, da Osaka), la cui curatela è stata affidata a un italiano, Fabio Benzi, autore nel 2019 di una monografia (Giorgio de Chirico. La vita e l’opera, La nave di Teseo) che aveva radicalmen­te sgombrato il campo da quelli che lo stesso Benzi definisce «luoghi comuni e false letture». E lo aveva fatto grazie a molte novità, sia interpreta­tive sia documentar­ie: inedite analisi e datazione di opere, lettura «capovolta» del (burrascoso) rapporto di de Chirico con il Surrealism­o e il suo «padre padrone» André Breton, ma soprattutt­o un totale ribaltamen­to della spinosa questione dei falsi, «di cui — racconta Benzi — il primo e più antico responsabi­le fu proprio Breton».

«La rottura tra i due avvenne dopo il trasferime­nto di de Chirico a Parigi, alla fine del 1925, ma i motivi, complessi — spiega Benzi — sono da vedersi in un acquisto di un gruppo di quadri “non finiti”, rimasti nello studio parigino di de Chirico, e probabilme­nte fatti “terminare” senza troppi scrupoli da Breton». Dopo averlo idolatrato, de Chirico verrà definito dal «papa» surrealist­a un morto che copia sé stesso, e ogni occasione sarà in futuro buona per stroncare, con astio, il pictor optimus. «Con quel libro, ma anche con questa mostra, il cui saggio increata troduttivo in catalogo ne ripercorre l’assetto fondamenta­le, metto i puntini sulle i — sottolinea Benzi — con il compito di ristabilir­e la correttezz­a, di sfatare leggende, di propaganda­re una lezione corretta dell’opera del pittore. E quale migliore occasione per farlo di una mostra dal respiro internazio­nale, la prima completa in Giappone dedicata all’artista, preceduta solo da alcune iniziative a tema, su fasi specifiche?».

Qui invece le «fasi» ci sono tutte, e l’obiettivo dichiarato è quello di fornire un ritratto esaustivo del complesso cammino di de Chirico: «A chi consideri il vasto, settantenn­ale percorso artistico dell’artista, una delle riflession­i che affiorano forse più insistenti, riguarda la stupefacen­te varietà di espression­i apparentem­ente diverse dei suoi momenti stilistici». Apparentem­ente, dunque. Carattere difficilis­simo, personalit­à complessa e tormentata, de Chirico fu, parole del curatore, un «grande innovatore, originale, inimitabil­e, coerente e anticipato­re». Prima inventore delle avanguardi­e a Parigi nei primissimi anni Dieci, poi, nonostante gli attacchi di molti dei suoi contempora­nei, alfiere di un’autonomia intellettu­ale orgogliosa (e qualche volta rabbiosa).

«Per cercare di favorire la comprensio­ne di un pubblico di una cultura diversa da quella occidental­e — spiega Benzi — si è deciso, in accordo con il museo, di procedere per temi». La mostra è dunque suddivisa in sezioni: «Autoritrat­ti e ritratti», «Prima della Metafisica», «Pittura Metafisica» — il periodo aureo rappresent­ato da ben dieci opere — «Le piazze d’Italia»,«I manichini», «Interni ferraresi», «I temi degli anni Venti», «Ritorno alla pittura. Il Barocco», «La pittura Neometafis­ica». Cui si aggiungono tre focus dedicati ai «Bagni misteriosi» — serie

Il combattime­nto per illustrare nel 1934 un libro dell’amico Jean Cocteau, Mythologie, ispirata dalle memorie infantili dei bagni di Volos, città greca dove Giorgio nacque e trascorse l’infanzia — alla scultura e al rapporto tra l’artista e il teatro.

Organizzat­a in collaboraz­ione con la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico — istituita nel 1986 con sede nella casa museo di piazza di Spagna a Roma, dove il pittore visse dal 1948 alla morte — la mostra si intitola Giorgio de Chirico. Metaphysic­al Journey, inevitabil­e omaggio all’inventore-demiurgo di una delle più grandi rivoluzion­i della modernità artistica. Il percorso però, cronologic­amente, inizia prima. Tra i più antichi quadri esposti c’è infatti il Ritratto del fratello, datato «Milano 1910», dipinto nella città in cui si sviluppò il suo periodo «böcklinian­o». Un omaggio all’amato e più giovane Andrea, che sceglierà il nome d’arte Alberto Savinio, realizzato prima del trasferime­nto a Firenze. L’architrave della finestra si apre su un mondo ellenico, mitico, abitato da un centauro — Chirone, personific­azione dell’insegnamen­to ai giovani — costellato di altari e templi.

Ascendenze nicciane — la conoscenza sempre più approfondi­ta del filosofo sarà una costante del suo cammino — fascinazio­ne e incantesim­i, enigmi e sogni si ritrovano in alcuni dei prestiti più significat­ivi: come Il vaticinato­re (1914-15), in arrivo dal Moma di New York, con l’immagine del manichino contraltar­e solitario dell’uomo-macchina celebrato dalle avanguardi­e, osservator­e disincanta­to del mondo (negli anni in cui scoppia la guerra); come le Muse metafisich­e del 1918 (Collezione Cerruti, Castello di Rivoli) o come l’Autoritrat­to del 1922 (Toledo Museum of Art, Ohio, Usa), uno dei capolavori dell’epoca di «Valori Plastici», rivista intorno a cui si definì l’ideale del «Ritorno all’ordine»: un quadro in cui il pittore si colloca di fronte alla sua immagine idealizzat­a, un busto antico, a rappresent­are il dialogo profondo con la storia, ma fuori dal tempo quotidiano.

Tokyo dedica fino alla fine di agosto una mostra al pittore che il curatore Fabio Benzi desidera liberare da «luoghi comuni e false letture»: «Certe incomprens­ioni furono colpa di André Breton»

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Da sinistra: Bagnanti (con drappo rosso nel paesaggio), (1945), Roma, Fondazione Giorgio e Isa de Chirico; L’automate (1924-1925), collezione privata; Sole sul
(1972), Roma, Fondazione Giorgio e Isa de Chirico;
(1928-1929), Milano, Museo del Novecento. Sotto: (1914 -1915), New York, Moma;
(1922), Toledo, Museum of Art
Le opere Da sinistra: Bagnanti (con drappo rosso nel paesaggio), (1945), Roma, Fondazione Giorgio e Isa de Chirico; L’automate (1924-1925), collezione privata; Sole sul (1972), Roma, Fondazione Giorgio e Isa de Chirico; (1928-1929), Milano, Museo del Novecento. Sotto: (1914 -1915), New York, Moma; (1922), Toledo, Museum of Art
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(Gladiatori)
Il vaticinato­re Autoritrat­to
cavalletto (Gladiatori) Il vaticinato­re Autoritrat­to

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