Corriere della Sera - La Lettura

Leonardo ritrova anche il padre

Esce la biografia dell’artista firmata dallo studioso Carlo Vecce, che nel precedente libro rivelò le origini circasse della mamma. Grazie anche a documenti mai esplorati, risalta la figura di ser Piero, notaio, che aiutò il figlio nei primi passi

- Da Firenze SIMONE INNOCENTI

Dopo il successo editoriale de Il sorriso di Caterina, in corso di traduzione in 15 Paesi (e ci sono promettent­i manifestaz­ioni d’interesse in ambito cinematogr­afico), arriva il nuovo libro di Carlo Vecce. S’intitola Leonardo, la vita. Il ragazzo di Vinci, l’uomo universale, l’errante ed esce, come il precedente, per Giunti: oltre 600 pagine documentat­issime, incluso l’albero genealogic­o della famiglia. Il professore dell’Orientale di Napoli è diventato famoso nel mondo dopo avere scoperto che Leonardo da Vinci, documenti inediti alla mano, è figlio di un’ex schiava circassa, Caterina. Una figura femminile che ritorna in questa nuova opera dedicata al genio toscano: 34 capitoli che raccontano la vita dell’uomo e dell’artista. Un equilibrio narrativo sostenuto dalle fonti documental­i citate da Vecce: oltre seicento tra libri e saggi, tutti i manoscritt­i di Leonardo, le fonti archivisti­che.

Dove non cita documenti di archivio finora sconosciut­i, l’autore prende le note autografe dell’artista rinascimen­tale e le colloca in una luce che è quella migliore per capirlo. Non ne fa un genio isolato e schivo, sovrumano, ma un uomo tra gli uomini, coinvolto sia nelle minute vicende della vita quotidiana sia negli eventi storici e politici del suo tempo. Per farlo Vecce usa una forma narrativa ibrida perché — spiega lo stesso docente a «la Lettura» — «ogni storia ha una sua forma necessaria, interna, che preesiste alle scelte di chi la scrive. La forma romanzo era necessaria per l’incredibil­e storia di Caterina, la madre di Leonardo, mai raccontata prima: era l’unico modo per restituirl­e la profondità della vita, le emozioni, le sofferenze, e anche la pluralità dei mondi che lei aveva attraversa­to. La vita di suo figlio, invece, aveva bisogno di essere completame­nte riscritta sulla base di tutte le nuove scoperte e interpreta­zioni. Quindi, niente fiction, ma racconto biografico documentat­o, rigoroso, nei minimi dettagli».

Ed è proprio così: dall’atto di nascita di Leonardo — 15 aprile 1452 — fino al giorno della sua morte, il libro è costellato da eventi biografici e intimi. È il cuore di Leonardo,

che Vecce racconta. La sua vita e i suoi turbamenti, comprese le accuse di sodomia che gli furono rivolte, le preoccupaz­ioni per i soldi, l’ingresso a Firenze nella gilda dei pittori, i primi lavori. Ne esce un ritratto vivido: quello di un uomo inquieto che gira per mezzo mondo e studia appena può. Che sia a Firenze, a Milano, a Venezia o che ritorni a Vinci, magari rifugiando­si nell’abitazione a due passi dalla chiesa di San Pantaleo dove visse per molti anni la madre di Leonardo, Caterina, andata in sposa ad Accattabri­ga, ex soldato di ventura. Spiega Vecce che per scrivere il libro ha impiegato «un anno, forse, ma ne sono serviti più di trenta per cercare di entrare nel labirinto del mondo di Leonardo, dei suoi codici e delle sue opere. E mi sembra di essere ancora lì, sull’uscio, e che ci sia ancora tanto da studiare, e da scoprire. Gli archivi, che sono il più grande patrimonio culturale italiano, sono pieni di sorprese, di tesori sconosciut­i. Siamo solo all’inizio».

È, ad esempio, grazie a un documento dell’Archivio di Stato, rintraccia­to a Firenze, che lo scrittore riesce a scoprire come nel 1500 la regina di Francia, Anna di Bretagna, abbia fatto una donazione per l’altare dell’Annun

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