Corriere della Sera - La Lettura

Ronza ancora Il signore delle mosche

Uscì il capolavoro, ancora odiato e bandito, di William Golding, premio Nobel nell’83

- Lo scrittore americano di VANNI SANTONI

Il signore delle mosche di William Golding compie settant’anni, e nel suo caso si può ben sfidare il cliché dicendo che «non li dimostra», dato che il suo ferale spirito pubescente Truman Capote (New (più che adolescenz­iale) ribolle Orleans, Usa, 30 settembre ancora, e ancora colpisce come una lancia 1924 - Bel Air, Usa, 25 ricavata dal bambù di un’isola tropicale. agosto 1984) comincia a Tuttavia, dal 1954 di cose gliene lavorare a 18 anni come sono capitate. Non tanto nel Regno Unito fattorino al «New Yorker», o da noi, dove rimane un classico per fucina di autori di rilievo. Il l’infanzia e l’adolescenz­a e un’altrettant­o successo arriva già con il classica prima scelta per le letture della primo romanzo, Altre voci, classe d’inglese (breve, avventuros­o, altre stanze (1948); ricco di spunti e scritto in modo semplice seguiranno, tra le sue opere ma non semplicist­ico), quanto nei più più significat­ive, Colazione da moralisti Stati Uniti d’America, dove, pur Tiffany (1958, celebre conservand­o a tutt’oggi lo status di classico, la trasposizi­one è stato messo alla sbarra dalla destra cinematogr­afica e in parte religiosa ben nove volte — nel 1974 infedele di Blake Edwards, in Texas, nel 1981 in Sud Dakota e in Sud con Audrey Hepburn e Carolina, nel 1983 in Arizona, nel 1984 di George Peppard) e il nuovo in Texas, nel 1992 in Iowa e in rivoluzion­ario A sangue Florida, nel 2000 nello Stato di New York freddo (1966). Anima del jet e ancora una volta in Florida nel 2009 — set newyorches­e, Capote ed è a tutt’oggi l’ottavo libro più bandito imbocca una parabola nelle bibliotech­e pubbliche e scolastich­e discendent­e, tra alcol e del Paese. Vicenda che può essere letta droga. Nel centenario della anche come un segno della vitalità di nascita e a quarant’anni questo piccolo romanzo, ancora capace dalla morte, Garzanti (che di far sussultare i bigotti con la sua storia pubblica quasi tutti i suoi di bambini e di adolescent­i che, ritrovando­si titoli, tolti alcuni testi minori soli in un’isola deserta (tuttavia usciti da Archinto e ricca di cibo e di risorse) dopo un disastro Donzelli), propone una aereo, tornano allo «stato di natura». nuova edizione di Bare intagliate a mano (nuova Golding, allora debuttante (e destinato traduzione di Marco Rossari, a vincere il Nobel per la Letteratur­a pp. 112, e 15, in libreria dal nel 1983), si era ispirato a L’isola di corallo

3 maggio). A febbraio è (1858) di Robert Michael Ballantyne, uscito sempre da Garzanti uno dei tanti libri che presentava­no Capote’s women di Laurence il colonialis­mo britannico come una Leamer, che ha ispirato la forza civilizzat­rice più che predatoria, e serie tv su Disney Channel. lo aveva fatto con il preciso intento di L’editore ha riproposto nel parodizzar­lo e ribaltarne gli stereotipi, 2021 anche le lettere molto diffusi in tutta la letteratur­a per

(È durata poco la bellezza). l’infanzia e l’adolescenz­a dell’epoca: «E Nel 1999 è uscito il se scrivessi un libro con protagonis­ti Meridiano Romanzi e racconti bambini che si comportano come tali?», Il romanzo inglese chiese un giorno a sua moglie.

Compie settant’anni L’idea si rivelò eccellente, al punto che Il signore delle mosche di la parodia spazzò via l’originale. Il signore William Golding, considerat­o delle mosche è diventato un classico un classico della letteratur­a paradigmat­ico, mentre il suo ispiratore per ragazzi. Romanzo viene ricordato solo in relazione a esso: d’esordio dello scrittore pochi, oggi, ricordano che Ralph, Piggy e britannico uscito presso Jack, i personaggi principali del Signore Faber & Faber il 17 delle mosche assieme al «mistico» Simon, settembre 1954, Il signore sono puntuali e riconoscib­ili caricature delle mosche racconta la dei protagonis­ti de L’isola di corallo. vicenda di alcuni ragazzi approdati su un’isola deserta, sopravviss­uti a un incidente aereo, che cercano di organizzar­si senza l’aiuto degli adulti: finiranno con il regredire a uno stato umano primitivo. Nato e morto in

Cornovagli­a, William Golding

(Newquay, 19 settembre

1911 - Perranarwo­rthal, 19 giugno 1993) studiò Scienze naturali e poi Letteratur­a a

Oxford. Nel 1983 vinse il

Nobel per la Letteratur­a

Settant’anni dopo, però, è legittimo chiedersi se davvero dei ragazzini si sarebbero comportati come ne Il signore delle mosche, dove, dopo un primo tentativo di stabilire ordine e civiltà da parte del «leader illuminato» Ralph, la comunità dei piccoli naufraghi sprofonda nella violenza e nel tribalismo, sotto il comando del più aggressivo Jack (e sotto lo sguardo del loro nuovo dio, il Signore delle mosche appunto, una putrescent­e testa di maiale conficcata su una lancia).

Ai tempi di Golding andava forte l’idea di un’umanità volta per lo più al male, che solo rigorosi impulsi «civilizzat­ori» potevano indirizzar­e; una tesi che avrebbe trovato ulteriore sostanza con due celebri esperiment­i psicologic­i, quello di Stanley Milgram e quello di Philip G. Zimbardo, che una ventina di anni più tardi parvero dimostrare le tesi sottese a Il signore delle mosche. nell’esperiment­o di Milgram una parte dei soggetti testati, incaricata di interpreta­re i «carcerieri», poteva somministr­are scariche elettriche a chi interpreta­va invece i «prigionier­i», mentre in quello di Zimbardo i ruoli erano interpreta­ti direttamen­te in una messa in scena concentraz­ionaria. In entrambi i casi, la situazione degenerava e le cose finivano molto male. Oggi però sappiamo bene — l’ultimo a ricordarlo è stato Björn Larsson nel suo saggio Essere o non essere umani, uscito quest’anno per Raffaello Cortina — che entrambi gli esperiment­i erano truccati, sia nelle premesse che nelle conclusion­i, onde ottenere un certo risultato, e pian piano i nomi di Milgram e Zimbardo stanno scomparend­o dai manuali di psicologia e sociologia. Il signore delle mosche non scomparirà — resta pur sempre un capolavoro — ma oggi può forse apparire un po’ manicheo nella sua dicotomia tra civilizzaz­ione e moralità versus sete di potere e istinti bestiali, tanto più che non viene mai considerat­a una possibile terza via: e se i ragazzi avessero optato per un tribalismo comunitari­o e pacifico?

Per fortuna, Il signore delle mosche è un vero classico, e come tutti i veri classici è capace di trascender­e le allegorie escogitate dal proprio stesso autore e aprirsi a significat­i nuovi: ognuno ne trarrà la proprie conclusion­i, attorno alla violenza e alla natura della società, all’ordine e al caos, all’infanzia, all’adolescenz­a e al divenire adulti, e a ben guardare — dev’essere per questo che i bigotti continuano a odiarlo — vi si scorge pure una sottile tensione omoerotica tra Ralph e Jack…

Ma soprattutt­o, a rendere ancora appetibile il romanzo pure al lettore adulto, c’è la profondità del personaggi­o di Simon, che aggiunge un piano spirituale all’intera vicenda (e se non fosse stato per l’editor Charles Monteith, che impose il taglio di certi suoi dialoghi con un’entità superiore, questo piano sarebbe stato anche più ampio). Certo, per noi adulti cresciuti giocando per le strade oppure in campagna, che con lance, trappole e colori di guerra avevamo una certa confidenza, era più facile immedesima­rsi (ed è facile, oggi, tornare all’infanzia leggendo), ma la mutazione in chiave casalinga delle abitudini dei ragazzi finisce per dare un altro punto di forza al romanzo, almeno sul piano dell’evocazione di scenari fantastici.

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