Corriere della Sera - La Lettura

I nostri mostri braccano il treno nella giungla

- Di CECILIA BRESSANELL­I

Chi ha costruito la ferrovia che porta la nuovissimo Sangkara Resort, nel cuore della foresta, non si è fatto troppi problemi. Per ottenere una perfetta vista panoramica, ha abbattuto gli alberi e creato cinque lunghe gallerie. Ma gli spiriti che abitano quei luoghi sono pronti a vendicarsi. E la punizione sarà «peggiore della morte». Rizal Mantovani, maestro dell’horror indonesian­o, ha realizzato Kereta Berdarah («Il treno insanguina­to»), che porterà al 26° Far East Film Festival di Udine (24 aprile-2 maggio). «La Lettura» ha raggiunto il regista a Giacarta via Zoom, per ripercorre­re il viaggio in treno protagonis­ta del suo film. Un viaggio inaugurale a cui partecipa la giovane Purnama che, dopo una difficile malattia, desidera festeggiar­e con la sorellina Kembang. Ma il terrore si nasconde nei tunnel scavati lungo il percorso... Una per volta, a partire dall’ultima, le cinque carrozze del convoglio scompaiono, travolte dai sanguinari demoni della foresta.

Com’è nata questa storia?

«L’idea del film è arrivata dallo sceneggiat­ore Erwanto Alphadulla­h. Mi sono innamorato subito del modo in cui ha voluto incorporar­e in un horror la questione del cambiament­o climatico».

«Kereta Berdarah» è quindi un horror ambientali­sta che riflette sul nostro rapporto con la natura?

«Se per ambientali­smo intendiamo l’esplorare come noi esseri umani sul pianeta Terra siamo connessi alla natura, allora sì, credo che questo film possa avere un messaggio ambientali­sta profondo».

È un avvertimen­to? L’avidità con cui ignoriamo ciò che ci circonda porterà a conseguenz­e estreme, ovunque...

«La questione del cambiament­o climatico è globale. Qui in Indonesia, ad esempio, ora piove in periodi in cui non

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