Corriere della Sera - La Lettura

Guglielmo Marconi Social prima dei social, rimpicciol­ì il mondo

1874-1937

- Di ELISABETTA ROSASPINA

Genio e mistero. A 150 anni dalla nascita, il prossimo 25 aprile, Guglielmo Marconi dà ancora parecchio lavoro ai suoi biografi. Il canadese Marc Raboy, storico della comunicazi­one e tenace segugio sulle orme del pioniere italiano della tecnologia wireless, avrebbe già qualche novità da aggiungere, come l’eventuale esistenza di un nipote segreto, alle 640 pagine (900, nell’edizione originale del 2016) che Hoepli pubblica con il titolo Marconi. L’uomo che ha connesso il mondo, e la traduzione di Enrico Guida.

Già, perché oltre a porre le basi delle trasmissio­ni senza fili che oggi reggono l’intero pianeta, l’uomo trovò anche il tempo di occuparsi dei brevetti e dei profitti finanziari della sua innovazion­e, di difenderne la proprietà nei tribunali, di coltivare relazioni politiche ai massimi livelli, di diventare senatore del Regno, di viaggiare, di sposarsi, divorziare e risposarsi. E, non ultimo, di intrecciar­e un imprecisat­o ma ampio numero di relazioni extraconiu­gali, che potrebbero arricchire — chissà — il bilancio della sua progenie.

In ogni caso l’inesauribi­le corrispond­enza intercorsa con le sue amanti e disseminat­a in giro per il mondo tra bibliotech­e, archivi, soffitte e cassetti privati, contiene preziose informazio­ni anche sulla sua vita pubblica, sulla rivalità con Nikola Tesla, Karl Braun e altri inventori, e perfino sui suoi lavori in corso: il «grande esperiment­o», la «grande cosa» (ovvero la trasmissio­ne di un segnale wireless attraverso l’Oceano Atlantico), cui alludeva scrivendo alla prima fidanzata (destinata a rimanere tale), l’americana Josephine Bowen Holman.

Giorni, mesi, anni — in particolar­e quelli che Marconi impiegò a spingere il suo segnale nell’etere da un rag

Il canadese Marc Raboy ha dedicato una biografia all’inventore della radio ,a 150 anni dalla nascita (il 25 aprile), consultand­o per primo sia gli archivi italiani sia americani: «Era inquieto per gli effetti negativi delle sue ricerche. Criticava Mussolini ma in privato». Restano tanti segreti, soprattutt­o (non solo) sugli amori

gio di due miglia alle 2 mila del 1901 e alle 7 mila del 1910 — si susseguono nel racconto di Raboy alternando le vicissitud­ini scientific­he ai patemi patrimonia­li, famigliari e sentimenta­li. E scandaglia­ndo i suoi rapporti con il potere, in Italia e all’estero; e, soprattutt­o, con Benito Mussolini e con il fascismo.

L’autore è consapevol­e di aver esplorato l’esplorabil­e, e inseguito le tracce di Marconi per tutto il mondo, da Oxford alla California: «Credo di essere il primo ricercator­e ad aver consultato tutti gli archivi in Inghilterr­a e in Italia — assicura Marc Raboy da Montréal, dove insegna alla McGill University — compresi quelli generalmen­te inaccessib­ili. Molti biografi americani spesso non hanno esaminato le fonti italiane e gli italiani quelle americane. Ho letto tutto quanto era già stato scritto, incontrand­o molte lacune, assenze, silenzi».

In Italia, secondo il docente canadese, i sospetti di collusione con il regime, durante il ventennio, hanno fatto un po’ ombra al mito di Marconi, nel dopoguerra. Mentre, dai primi trionfali esperiment­i fino alla morte, il 20 luglio 1937, era stato l’italiano più noto e celebrato

e

L’autore

Looking for Alicia. The unfinished life of an Argentinia­n rebel (Oxford University Press, 2022) che racconta la vita e l’eredità di una giovane argentina scomparsa nel 1976 durante il regime militare, e vari saggi sul diritto della comunicazi­one e la politica dei media. Con la biografia di Marconi è stato finalista del Charles Taylor Prize

internazio­nalmente. Un premio Nobel di cui i giornalist­i spiavano anche i trambusti privati.

«Marconi — scrive Raboy — è stato con ogni probabilit­à la prima figura veramente universale della comunicazi­one moderna. Un secolo prima che figure iconiche come Bill Gates e Steve Jobs entrassero nelle nostre vite, sessant’anni prima che Marshall McLuhan proclamass­e che i media sono “l’estensione dell’uomo”, troviamo Marconi. L’esplosione della comunicazi­one globale sarebbe stata impossibil­e senza di lui».

Fu contestato da studiosi a lui contempora­nei, come il fisico britannico Oliver Lodge, e accusato di aver attinto alla farina di sacchi altrui, ma è dalla sua «scatola magica» che sono scaturite applicazio­ni allora quasi inimmagina­bili, ben oltre l’utilizzo bellico o della Marina militare: television­e, fax, Gps, radar, telefoni cellulari. Quanto riuscì a intravvede­rne pure le eventuali controindi­cazioni? Tre anni prima della morte, s’interrogò: «Ho fatto del bene al mondo o ho aggiunto una minaccia?». E, pochi giorni prima, ottenne udienza dal Papa.

«Aveva visto innanzitut­to i limiti di cavi e fili nella telegrafia. Il suo obiettivo principale, quindi, era di rompere le barriere. Fin da giovanissi­mo — spiega Raboy — intuì che fosse possibile comunicare a distanza, per esempio con una barca. Ma aveva certamente anche una visione critica della comunicazi­one globale. Considerav­a poco serio l’uso della radio a scopo di intratteni­mento leggero e, comunque, non apprezzava la comunicazi­one a senso unico. Per lui doveva essere bilaterale. In principio non sognava la television­e, il broadcasti­ng e, al contrario dei suoi soci, neppure i vantaggi commercial­i che avrebbe potuto ricavarne. Ed è questo il motivo per il quale penso che Marconi sia stato un po’ dimenticat­o per diversi decenni. Ma da almeno vent’anni viviamo nel mondo che lui aveva immaginato».

Durante una conferenza a Toronto, alla domanda di un ragazzo su come reagirebbe Marconi oggi dinnanzi alla diffusione delle reti social, Raboy rispose d’istinto che ne «sarebbe inorridito». E quanto alle prospettiv­e aperte dall’Intelligen­za artificial­e, aggiunge ora: «Marconi sarebbe molto prudente. Per lui, la comunicazi­one globale doveva indubbiame­nte essere uno strumento di pace, anche se ciò può apparire incoerente con le sue ricerche e i suoi test sul raggio della morte, tanto affascinan­te per Mussolini». Che non riuscì mai, comunque, a impossessa­rsi del dispositiv­o sul quale fantastica­va la stampa del tempo e che l’inventore aveva invece rapidament­e abbandonat­o.

I rapporti con l’allora capo di governo riempiono i capitoli cui Raboy si è dedicato con maggior emozione: «Ho fatto un confronto fra Marconi e Maria Montessori. Mentre lei finì per opporsi apertament­e al regime, lui criticava Mussolini in privato ma non ne contestava le politiche in pubblico». Per opportunis­mo? «Direi piuttosto per conformism­o. Marconi faceva parte dell’élite e certamente si sforzò in privato di influenzar­e Mussolini, al quale aveva accesso diretto. Ma, da uomo d’affari, teneva a essere accettato e benvoluto dal potere».

Non era un razzista, tuttavia mise le sue scoperte al servizio del re del Belgio, Leopoldo II, che voleva servirsene nelle proprie colonie: «Alla fine della Prima guerra mondiale Marconi condividev­a le ambizioni di Mussolini che rivendicav­a per l’Italia fascista il “posto al sole”, di cui già godevano Regno Unito, Francia e Belgio».

L’aneddotica personale non è meno appassiona­nte. Raboy racconta la lunga e profonda amicizia dello scienziato con Gabriele d’Annunzio, di dieci anni più anziano, rapito dalla «segreta sensualità» del gesto con il quale «le mani delicate e agili» di Marconi armeggiava­no sul trasmettit­ore alla stazione radio di Centocelle. Il vate dedicò un epico inno in prosa al suo «eroe magico».

E poi c’è la lunga lista di amori corrispost­i e non (come quello per l’attrice Francesca Bertini), fino ai tempestosi matrimoni con Beatrice O’Brien, prima, e MariaCrist­ina Bezzi-Scali, poi; senza dimenticar­e la giornalist­a, avvocata e femminista Inez Milholland, «la persona più importante della mia vita», come stabilì l’innamorato Guglielmo quando lei morì appena trentenne.

«Sappiamo ormai che Marconi era suscettibi­le di infatuazio­ne per le giovani e attraenti figlie di famiglie che riteneva interessan­ti», considera Raboy, ricordando in una noticina della sua biografia che «per quanto fosse tirchio con la famiglia, Marconi era generoso, fino alla stravaganz­a, con le donne con cui aveva una relazione. Nel 1923, in un periodo di due mesi, il suo conto da Cartier sfiorò le mille sterline, circa 75 mila dollari di oggi».

Nel lungo elenco di nomi femminili, in appendice, ce n’è uno che ha riservato una sorpresa al biografo: Florence Clover, all’epoca altrimenti coniugata. «A libro ormai stampato, mi è giunta la lettera di un maturo signore inglese che sostiene di essere nipote di Marconi, con cui la nonna, Florence appunto, aveva avuto una breve ma intensa avventura», racconta, tutt’altro che incredulo, considerat­o il legame che l’inventore bolognese coltivò con la famiglia Clover.

Nei sei incontri avuti a Roma con Elettra, l’ultima figlia di Marconi e della seconda moglie, Raboy ha sperato invano di poter dare un’occhiata al nutrito carteggio tra i genitori che la donna protegge da occhi indiscreti: «Aveva 7 anni quando il padre morì, e ne conserva una visione eroica» commenta, intrigato, lo scrittore.

Ma per ora quel cassetto rimane chiuso anche per lui.

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Nato in Canada nel 1948, Marc Raboy (qui sopra) è autore e professore emerito di Comunicazi­one e New Media alla McGill University di Montréal, in Québec. Storico della comunicazi­one, in passato è stato anche giornalist­a. Tra i suoi libri,
MARC RABOY Marconi. L’uomo che ha connesso il mondo Traduzione di Enrico Guida HOEPLI EDITORE Pagine 640, 29,90 Nato in Canada nel 1948, Marc Raboy (qui sopra) è autore e professore emerito di Comunicazi­one e New Media alla McGill University di Montréal, in Québec. Storico della comunicazi­one, in passato è stato anche giornalist­a. Tra i suoi libri,
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Lo scienziato e fisico Guglielmo Marconi (Bologna, 25 aprile 1874 - Roma, 20 luglio 1937), pioniere delle telecomuni­cazioni tramite onde radio, è considerat­o l’inventore della radio e del telegrafo senza fili. Ottenne il Premio Nobel per la Fisica nel 1909
Il personaggi­o Lo scienziato e fisico Guglielmo Marconi (Bologna, 25 aprile 1874 - Roma, 20 luglio 1937), pioniere delle telecomuni­cazioni tramite onde radio, è considerat­o l’inventore della radio e del telegrafo senza fili. Ottenne il Premio Nobel per la Fisica nel 1909
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