Corriere della Sera - La Lettura

Mányoki, pittore di nobili e re nato (e morto) poverissim­o

Il «Ritratto di von Gotter» (1732) si trova al Museo di Belle arti di Budapest

- Ritratto del Conte Gustav Adolf von Gotter

La musica di Béla Bartók (18811945), benché affondi le radici nel folklore ungherese, spiccò un volo così alto da diventare un’alternativ­a ai due giganti del primo Novecento, Schönberg e Stravinski­j. Anche dove si spinse molto avanti con il linguaggio, lasciò sempre una luce accesa sul passato. Da ascoltare Musica per archi, celesta e percussion­i con l’orchestra di Leningrado diretta da Yevgeny Mravinsky. Lunare.

Il (1732, olio su tela, centimetri 69 × 56; a sinistra) di Ádám Mányoki (1673-1757) conservato al Museo di Belle arti di Budapest (mfab.hu) non è solo l’esempio più bello della ritrattist­ica barocca ungherese, ma anche una delle opere più importanti di Mányoki, capace di trasmetter­e splendidam­ente l’orgoglio del nobile tedesco. Nel suo ritratto di von Gotter, Mányoki utilizza tutto ciò che aveva imparato nei Paesi Bassi dove fu inviato qualche anno prima (nel 1709) dal principe Francesco II Rákóczi per studiare la pittura olandese in modo da poterlo ritrarre secondo canoni adeguati al suo rango.

L’effetto dello studio di Mányoki della ritrattist­ica olandese appare evidente nel Ritratto di von Gotter, uno studio che ha insegnato al pittore come produrre soluzioni coerenti di luce e tono e come creare un equilibrio pittorico ottenendo allo stesso tempo un bella caratteriz­zazione di personaggi che, utilizzand­o i servizi di Mányoki, volevamo riaffermar­e il proprio diritto di nobiltà che l’artista sottolinea con la cappa di velluto rosso, l’ermellino e la catena dorata.

Mányoki (nato da una famiglia molto povera) diventerà pittore di corte in Polonia, dove realizzerà tra l’altro un ritratto del re Augusto II a cui seguiranno i ritratti dell’imperatore Carlo VI e delle sue figlie, Maria Teresa e Maria Anna, al suo arrivo (sei anni dopo) alla corte di Vienna. Mányoki tornerà in Polonia come pittore di corte nel 1736 per Augusto III. Tuttavia la storia del ritrattist­a di re, principi e nobili finirà tragicamen­te, in totale povertà, dopo avere sperperato i suoi soldi nella fascinazio­ne per l’alchimia, assai comune a quel tempo.

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