Corriere della Sera - La Lettura
LA VITA IMMAGINARIA DELLA PRIMA DONNA
La prima edizione diretta da una donna, Annalena Benini; la prima volta di Salman Rushdie in Italia dopo l’accoltellamento; l’ultima occasione per incontrare Don Winslow nelle vesti di scrittore (ha annunciato di voler smettere); sette capitane /capitani per sette sezioni; uno dei titoli più belli (Vita immaginaria) preso da uno dei libri meno noti di Natalia Ginzburg. E poi il Salone più grande di sempre con un nuovo padiglione temporaneo di 5 mila metri quadrati che dovrebbe migliorare l’esperienza dei visitatori. Ogni Salone è un record, si sa, e se non è l’edizione più grande, è sempre la più bella. È stato così nei sette anni di direzione di Nicola Lagioia che lo scorso anno ha consegnato nelle mani di Annalena Benini una rassegna in florida salute dopo averla raccolta, nel 2017, quasi moribonda per i problemi giudiziari e la sfida con Milano. Di polemica in polemica, di emergenza in emergenza (Covid compreso) l’ha traghettata sul terreno sicuro dei primati di presenze e di vendite da cui riparte ora il Salone di Annalena Benini.
La rassegna che si apre il 9 maggio si presenta con una identità precisa che la direttrice le ha dato costruendo la sua direzione come la redazione di un giornale e organizzando gli eventi in sezioni affidate ciascuna a un curatore: l’Arte a Melania Mazzucco, il Cinema a Francesco Piccolo, l’Editoria a Teresa Cremisi, l’Informazione a Francesco Costa, la Leggerezza a Luciana Littizzetto, il Romance a Erin Doom, il Romanzo ad Alessandro Piperno. Quest’anno la manifestazione punta sulle numerose presenze internazionali: Elizabeth Strout con la sua lezione inaugurale, due premi Nobel (Orhan Pamuk e Abdulrazak Gurnah) e poi James Ellroy, Yu Hua, Eshkol Nevo, Joël Dicker, Alicia Gimenéz -Bartlett, Alexandra Lapierre e molti altri; aspira a diventare sempre di più anche un luogo in cui vendere e scambiare diritti editoriali e audiovisivi con il Rights Center che porta al Lingotto circa 500 operatori; si proietta verso Francoforte dove, in ottobre, l’Italia sarà il Paese ospite della Buchmesse, con il programma dedicato alla lingua tedesca. C’è lo sguardo profondo sul femminile, nelle sue declinazioni letterarie e sociali, tra cui la presenza di Elena Cecchettin per non dimenticare l’emergenza femminicidi.
Il dibattito sui temi roventi dell’attualità come lo stato della nostra democrazia, le guerre in Ucraina e in Palestina, è previsto (o prevedibile) in molti incontri in programma, basti pensare agli appuntamenti con Antonio Scurati, o con Eshkol Nevo, e potrebbe fare irruzione in qualche fuori programma. Capita spesso al Salone, per sua natura luogo di confronto, a volte di scontro. Ma anche di riflessione e di memoria. E non è un caso che il Bookstock, il programma dedicato ai giovani lettori, abbia un suo momento inaugurale con Maurizio Maggiani in dialogo con un gruppo di ragazzi della scuola superiore, a partire dal suo libro La memoria e la lotta: un «calendario intimo della Repubblica» in cui avverte che, smemorati, «non potremmo mai erigere dalle macerie di cui abbiamo disseminato la contemporaneità quel mondo di giustizia, di fraternità, di pace a cui parrebbe che tutti aspiriamo».