Corriere della Sera - La Lettura
Un topo e un croissant Il fumetto va in città
Immagina un animale che finisce nell’aldilà. entra nella vita di un giovane povero a Parigi
Fumetti di città. Da un lato, quella indefinita che Roberto Biadi ha creato per Le nuvole del soffitto (Add), fatta di architetture pescate qua e là («Potrei dire che è una città-esperanto, ma sarei falso: volevo solo che non fosse identificabile»). Dall’altro, la Parigi bellissima, ma per niente da cartolina, di Un giorno, la sera (Rulez), il nuovo fumetto di Giacomo Nanni, che spiega: «All’inizio doveva essere un racconto per immagini, muto, di cosa accade alla città all’imbrunire, quando cambiano i colori. Poi mi è venuta in mente una storia...». A volte, capita: i fumetti nascono, agli autori non resta che scriverli e disegnarli.
Biadi spiega che il suo è «pieno di domande ma privo di risposte». Il protagonista è un topo antropomorfo che scopre di essere morto, ma continua a fare la vita di sempre. «Il fumetto parla di rapporti interpersonali e senso di inadeguatezza — spiega l’autore — ma è più importante ciò di cui non parla». Come la morte, «grande assente» nella quotidianità del «topo», che si aggira nella sua città senza nome tutto preso da incombenze più o meno spiacevoli e — nonostante l’amatissima figlia — sembra sentirsi sempre parecchio solo.
Solo, del resto, è anche il protagonista di Nanni. Di lui sappiamo soltanto che ha il conto in rosso e che, ormai, vive con un croissant al giorno. L’autore l’ha trovato, per così dire, dentro una delle foto che ha scattato come riferimento per le sue tavole, realizzate in uno stile divisionista ipercontemporaneo. Poi, ispirato dai racconti dei giovani che chiedono l’elemosina nella metro di Parigi, l’ha messo al centro della storia: «Ho fatto ciò che spesso si fa in letteratura: cercare di entrare nella testa di un altro».