Corriere della Sera - La Lettura
IN 27 GIOVANI VOCI LO STATO DELL’UNIONE
Di rado è possibile leggere le parole dei giovani. Accade perché di loro si discute parecchio, ma nel dialogo pubblico non figurano. Le opinioni di chi oggi ha vent’anni, anno più anno meno, restano in disparte, confinate nei luoghi della gioventù — scuole, università, piazze, quartieri, locali. Che cosa pensano del futuro? Come giudicano l’operato dei politici, degli amministratori? Temono la crisi climatica e le guerre in atto? Quali sogni coltivano? Un volume, in libreria fra pochi giorni, raccoglie le risposte di ventisette giovani europei, uno per ogni Stato dell’Unione. A raccoglierle è stato Giorgio Brizio, classe 2002, attivista e collaboratore di diverse testate, impegnato in battaglie politiche e sensibilizzazione su clima e migrazioni. Il libro, intitolato Per molti anni da domani (edito da Bollati Boringhieri, pp. 158, e 12), è una panoramica sull’impegno giovanile, sui bisogni e sui timori di una generazione, sulle speranze di chi, fra qualche anno, avrà in mano le redini del gioco. Fra gli altri, c’è Nicholas Panayi, preoccupato per il futuro dell’agricoltura tradizionale cipriota; Maja Lejla Móczár, attivista femminista in Ungheria; Seán Binder, paramedico irlandese che ha subito arresto e incarcerazione per aver soccorso migranti in Grecia nel 2018.
Tante voci, tante storie che hanno un comune denominatore: lo scenario di «policrisi» in cui si svolgono. Sarebbe però riduttivo definire questo volume un semplice collage di biografie. Ogni pagina del libro è in realtà un appello, una richiesta all’Europa: che non dimentichi i diritti su cui e per cui è stata fondata. Come scrive Brizio nell’introduzione: «Di fronte al diluvio in corso, essere parte di una comunità fa sentire protetti, al sicuro sotto l’ombrello di ideali condivisi».