Corriere della Sera - La Lettura

E sulla pancia gli cucirono una terza mano

- Di VANNI SANTONI

Francia, a Besançon; il periodo è quello della Grande guerra. Un giovane uomo in bicicletta viene colpito da un’obice. Com’è ovvio i danni sono ingenti, ma non muore. Qualcuno lo salva, lo rappezza, se ne prende cura. Quando Paul — questo il nome del nostro giovane — si sveglia, c’è però qualcosa che non quadra. Il rappezzame­nto è stato un successo, ma ha ricevuto un’aggiunta. In mezzo alla pancia Paul ha ora una terza mano…

Sono queste le premesse de La folle vita di Paul Marchand di Arthur Dreyfus, appena pubblicato da Guanda nella traduzione di Luigi Maria Sponzilli. Il nome di Dreyfus è pressoché sconosciut­o in Italia — il suo convincent­e esordio, La synthèse du camphre, uscito per Gallimard nel 2010, approdò in Italia l’anno successivo presso Salani col titolo La chimica dell’incontro, poi se ne persero le tracce — ma si lega a una carriera di rilievo in patria, con una quindicina di volumi pubblicati tra romanzi, fumetti e libri a più mani, in mezzo ai quali si fece notare, nel 2021, il fluviale Journal sexuel d’un garçon d’aujourd’hui, con le sue 2.304 pagine.

Dreyfus conferma la sua natura di autore difficile da incasellar­e con questo nuovo romanzo, in cui l’ambientazi­one storica, presentata in modo rarefatto e teatrale, secondo la lezione di Jean Echenoz, fa da sfondo a una vicenda pienamente new weird, in cui pare risuonare invece l’eco di Alasdair Gray e dei suoi Lanark e Povere creature!, i quali, se da noi si sono visti in libreria solo di recente –—il primo nel 2014, grazie all’intuito delle edizioni Safarà; il secondo poco prima del premiatiss­imo film di Yorgos Lanthimos — in Francia erano usciti già nel 2000 e nel 2004.

Ma poco conta stabilire se Dreyfus abbia o non abbia letto Gray: ciò che importa è che il weird, prima confinato negli angusti recinti della letteratur­a «di genere», ha ormai da tempo tracimato ovunque, portando a ciò che fu il realismo una mutazione forse irreversib­ile. Il fatto è che gli elementi fantastici possono aiutare a mettere meglio a fuoco problemati­che reali, più o meno esplicite: lo stesso Dreyfus, alla consegna del prix Castel, ha spiegato che l’idea per La folle vita di Paul Marchand gli è venuta riflettend­o sulla presa di coscienza, a 15 anni (il protagonis­ta del romanzo all’inizio degli eventi ne ha

16, ndr) della propria omosessual­ità, nonché dal ricordo del dolore provato per lunghi anni, prima di accettare la propria alterità rispetto alla maggioranz­a. Ma grazie all’elemento fantastico, il riferiment­o diretto, o meramente metaforico, viene trasceso, e così la lotta di Paul per venire a capo della propria diversità (e molteplici­tà: si scoprirà che la mano era di un soldato tedesco, Hans, e lo stesso Paul cambierà poi nome in Charles) potrà essere rapportata da ciascuno al proprio vissuto e alle proprie lotte.

Certo, poi a contare sono gli eventi narrati, e ne La folle vita di Paul Marchand non mancano: si potrebbe quasi parlare di romanzo picaresco, mentre Paul/Charles si aggira alla ricerca di un modo di far pace con sé stesso. Che fare con una terza mano? Senza eccedere negli spoiler, si potrà almeno notare che l’autore Arthur Dreyfus, prima di darsi alla scrittura, ha lavorato come prestigiat­ore…

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