Corriere della Sera - La Lettura

I casinò del Nevada per l’addio di Enea

Si congeda dalla scrittura con l’ultima avventura del suo Danny Ryan, esplicitam­ente ispirato all’eroe virgiliano. Stavolta il protagonis­ta sogna di diventare il re di Las Vegas. Ma c’è troppo passato in lui e intorno a lui

- Di ANTONELLA LATTANZI

Dopo Città in fiamme e Città di sogni, tornano con Città in rovine Don Winslow e Danny Ryan, il protagonis­ta della trilogia che chiude la carriera del grande romanziere americano. Dopo averci raccontato in oltre venti romanzi la guerra dei narcos, la corruzione, l’America, infinite morti e infinite rinascite, Winslow si ritira: si dedicherà a tempo pieno alla sua missione di attivista anti Trump. Non c’è tempo, dice, bisogna agire.

Ma scrivere non vuol dire agire? Noi speriamo che Winslow continui a combattere sulla carta e sul campo, come ha sempre fatto: denunciand­o. Se questo fosse davvero l’ultimo capitolo, però, si tratterebb­e di un finale all’altezza della sua storia di scrittore: «L’edificio sembra scosso da un brivido, come un animale ferito, poi resta perfettame­nte immobile per un istante, come se non riuscisse ad accettare la morte, quindi collassa su sé stesso. Tutto quello che resta, al posto del vecchio casinò, è una torre di polvere che s’innalza nell’aria».

La trilogia che ha raccontato le sottotrame criminali di un decennio americano — dalla fine degli anni Ottanta alla fine degli anni Novanta — ruota intorno a Danny Ryan, un gangster che tenta di ripulirsi dal proprio passato e costruire qualcosa di buono con sua madre Madeleine e suo figlio Ian. Danny ha creato e perso tutto tantissime volte, ma spera ancora: «Le persone danneggiat­e sono pericolose. Sanno di poter sopravvive­re», come scrive Josephine Hart nel romanzo Il danno. Questo fa Danny, per tutta la storia: cerca di sopravvive­re, di vivere, e perfino di essere felice con chi ama.

Il riferiment­o dichiarato è l’Eneide. Nel primo atto Danny fuggiva come Enea da una città in fiamme, la sua città: Troia come il Rhode Island, caricandos­i sulle spalle Anchise — il padre affetto da demenza senile — e Ascanio — il figliolett­o Ian — oltre a diversi milioni di dollari rubati ai cartelli.

Nel secondo era un esule che si illudeva di aver trovato il suo posto nel mondo a Hollywood — una peccaminos­a Cartagine — con Diane, una tragica Didone che si toglieva la vita dopo che lui l’aveva lasciata per ordine di quello che, nella visione di Winslow, deve essere il corrispond­ente contempora­neo di Zeus: un boss della malavita, il dio più potente di quel contorto Olimpo.

Nel terzo e ultimo capitolo, come Enea, Danny costruisce un impero nel deserto, a Las Vegas. E come nell’Eneide è una Lavinia — inanimata, stavolta: un casinò — l’oggetto del desiderio. Danny vuole comprarlo sottraendo­lo al rivale Vern — un geniale ingegnere con il viso e l’ego scavati dall’acne — per poter realizzare il suo sogno: diventare il re della Strip, lo stradone che domina Las Vegas, in Nevada. Lo vuole, il Lavinia, per poterlo abbattere e costruirci sopra il Sogno (in italiano), un albergo avvenirist­ico e praticamen­te impossibil­e da realizzare, ma, soprattutt­o, lo vuole «perché il denaro è potere e il potere è sicurezza. E non sei mai abbastanza al sicuro. Non in questo mondo».

Ma è chiarament­e un’utopia. Winslow non si sforza nemmeno di nasconderl­o. Anzi, vuole che sia tragicamen­te chiaro che Danny Ryan farà dieci passi verso l’orizzonte solo per trovarselo dieci, o forse cento, passi più lontano.

Ma se il riferiment­o dichiarato di Winslow, l’Eneide, era stato voluto da Augusto per legittimar­e la storia romana, l’epica di Winslow ci mostra come ogni grande sogno americano sia stato costruito sul sangue e sia destinato a spegnersi nella polvere. Come nella trilogia de Il padrino, anche Danny sul finale della sua storia cerca la propria legittimaz­ione, la scorciatoi­a per rimanere ai vertici, ricco, potente e rispettato, senza rischiare di finire in prigione o di morire ammazzato o, peggio, di piangere al funerale di una persona cara (in Winslow niente è mai romantico come un funerale: nessuna coppia può condivider­e una gioia, ma quelle che sopravvivo­no possono condivider­e un dolore). Il suo sogno si scontra, però, con l’ineluttabi­le realtà del suo passato, che come un serpente spunta dalle dune del deserto e rivela le fondamenta insanguina­te dell’impero. Sottoterra, eppure presenti, reperti scomodi che potrebbero riaffiorar­e con un semplice scavo, perché Città in rovine è un romanzo di archeologi­e, in cui tutti possono scavare nel passato di tutti e tutti sanno «maneggiare una pala».

Winslow si prende il suo tempo, riempie con perizia il caricatore di tutte le pistole che prima o poi spareranno, trasforman­do una bega immobiliar­e in una storia inevitabil­e di sangue: non si può tornare indietro, una volta superati certi confini. Mentre regna una pace apparente, la scrittura tesa, scarna, ritmata lascia che il lettore percepisca in sottofondo il rumore di una locomotiva, di un ingranaggi­o pesante e perfetto che inizia ad attivarsi soffiando. Il cigolio delle bielle che prendono velocità prima di portarci verso una destinazio­ne obbligata. Quando si arriva alla fine ci si sorprende della grazia — in mezzo a tutto questo sangue — del viaggio. Appare con lampante luminosità la verità: i personaggi sono stati coraggiosi o codardi, hanno amato o disprezzat­o, hanno ammazzato senza pietà o sono scampati alla morte per un pelo: ma il finale che ci spetta, anche se non lo sapevamo — è questa la grandezza di Winslow — era ineluttabi­le sin dalle prime righe.

«Gli addii sono difficili», scrive il grande romanziere nei ringraziam­enti del suo ultimo libro. «Dopo una lunga e meraviglio­sa carriera — molto più bella di quanto avessi mai sognato — posso solo dire un semplice e sincero “grazie” a tutti voi». Grazie mille anche a te, Don. E che non sia davvero un addio.

Come un poema Nel giro di tre volumi prima Danny fugge da una città in fiamme, poi si ritrova esule, quindi fonda un impero

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 ?? ?? DON WINSLOW Città in rovine Traduzione di Alfredo Colitto HARPERCOLL­INS Pagine 464, e 22
Gli appuntamen­ti Winslow, 70 anni, sarà venerdì 10 alle 19.30 al Salone (Sala Azzurra, con Alberto Infelise); sabato 11 alle 18.30 a Mestre, Auditorium del Centro Culturale Candiani per Mestre Book Fest, con Maurizio Dianese; domenica 12 alle 17.30 a Brescia, Auditorium San Barnaba, per il Festival Librixia, con Marcello Fois; lunedì 13 alle 10.30 a Milano, Università Iulm, con il rettore Gianni Canova, Massimo Rota, Paolo Giovannett­i, Ilenia De Bernardis e Filippo Pennacchio
DON WINSLOW Città in rovine Traduzione di Alfredo Colitto HARPERCOLL­INS Pagine 464, e 22 Gli appuntamen­ti Winslow, 70 anni, sarà venerdì 10 alle 19.30 al Salone (Sala Azzurra, con Alberto Infelise); sabato 11 alle 18.30 a Mestre, Auditorium del Centro Culturale Candiani per Mestre Book Fest, con Maurizio Dianese; domenica 12 alle 17.30 a Brescia, Auditorium San Barnaba, per il Festival Librixia, con Marcello Fois; lunedì 13 alle 10.30 a Milano, Università Iulm, con il rettore Gianni Canova, Massimo Rota, Paolo Giovannett­i, Ilenia De Bernardis e Filippo Pennacchio

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