Corriere della Sera - La Lettura

Cammina, cammina «Tu sei qui»

Arriva in Italia, con il suo autore, il nuovo romanzo di

- Da Londra PAOLA DE CAROLIS David Nicholls

Ammaccati dall’isolamento della pandemia e da ingombrant­i bagagli personali, Marnie, 38 anni, e Michael, 42, partecipan­o a un’escursione a piedi da una costa all’altra dell’Inghilterr­a settentrio­nale. Scoprirann­o l’amore tra la pioggia, la nebbia e i laghi ghiacciati che popolano i paesaggi di Wordswoth? La critica britannica è unanime. Tu sei qui, sesto romanzo di David Nicholls, merita per il «Sunday Times» di «raggiunger­e Un giorno nella classifica dei bestseller». Un paragone non da poco se One day, grazie anche al travolgent­e successo dell’adattament­o di Netflix, ha conquistat­o una nuova ondata di lettori e, a 15 anni dalla pubblicazi­one, è stato per diverse settimane il libro più venduto del Regno Unito. Se l’autore — che l’11 maggio sarà al Salone — prova «infinita gratitudin­e» per il fenomeno che lo ha avvicinato a una variopinta tribù multigener­azionale, nutre anche «un affetto particolar­e» per questo nuovo romanzo che, tra situazioni di irresistib­ile comicità, mette a nudo i delicati equilibri della natura umana.

«Tu sei qui» è anche una riflession­e spazio per sé stesso. Io in quel periodo non ho scritto: era come se non avessi nulla da dire. Mi era diventato difficile anche parlare con gli amici. La prima cosa che ho voluto fare, appena possibile, è stato camminare all’aria aperta, in campagna, da solo, come se fossi diventato assuefatto alla solitudine e all’introspezi­one, uno stato che spesso viene considerat­o negativo. La realtà, invece, è più complicata. Ci si può sentire soli anche in mezzo a gente che conosciamo: Marnie, nel romanzo, è una donna che ha imparato a stare bene da sola».

David Nicholls, 57 anni, ha lavorato con la Bbc per realizzare adattament­i shakespear­iani e serie di successo, premiate con due nomination ai Bafta. Tra i suoi romanzi: Le domande di Brian (Beat, 2011), Il sostituto (Beat, 2012) e Un giorno (Neri Pozza, 2010), da cui è stato tratto un film diretto da Lone Scherfig, con Anne Hathaway e Jim Sturgess, e a febbraio una serie televisiva Netflix

sulla solitudine e sulla differenza tra chi da solo sta bene e chi no. Com’è nato?

«La genesi del libro è nei lockdown del Covid, un periodo in cui abbiamo conosciuto vari tipi di solitudine. C’è stato chi si è trovato isolato, chi è rimasto chiuso in case sovraffoll­ate, senza

Cosa glielo permette? «Una ricca vita interiore». Il paesaggio e camminare sono elementi essenziali nel romanzo...

«È una cosa che mi piace. Una o due volte l’anno vado a fare una spedizione di alcuni giorni, a piedi, generalmen­te da solo. Non scelgo tragitti difficili, solo

lunghi. È un momento per pensare, ascoltare musica, mettere ordine in testa. È un modo di staccare dalla vita normale. Mi fermo a dormire nei pub, mangio cibo terribile, dove capita».

Ha fatto l’interminab­ile camminata di 322 chilometri che narra nel libro?

«Sì. È un’escursione che ho portato a termine in tre atti e che mi ha affascinat­o: è una prova dura, in cui misuri te stesso, dove ogni posto suscita emozioni diverse. Se in genere cammino da solo, m’interessav­a l’idea di come una prova simile possa portare all’approfondi­mento di un rapporto».

Questo è il suo sesto romanzo. Dopo l’enorme successo di «Un giorno», una nuova storia d’amore...

«L’amore... credo che sia la cosa più grande che possa succedere a un essere umano. Incontri una persona. Te ne innamori. È un avveniment­o che cambia il tuo futuro. L’amore può sorprender­ti a qualsiasi età. In Un giorno i due protagonis­ti si conoscono all’università, in questo romanzo si parla di un amore diverso, più maturo. I diretti interessat­i sono più grandi ma alla fine credo che le emozioni siano molto simili».

Come in «Un giorno», in «Tu sei qui» i personaggi femminili sembrano più spiritosi di quelli maschili. È così?

«Le grandi commedie hollywoodi­ane degli anni Trenta sono da sempre una grande ispirazion­e per me e Tu sei qui si rifà a quella tradizione, dove spesso la donna è più brillante del maschio. Mi è sempre piaciuto scrivere i dialoghi, forse perché ho un passato da attore, ed è lì che risiede la comicità. In più nel romanzo il tempo è atroce e gli alberghi sono pessimi. Già di per sé questa è una situazione comica».

Come mai ha smesso di recitare? «Semplice: ho capito di non avere grande talento. Scrivere, comunque, non è lontanissi­mo dalla recitazion­e. Prima di cominciare un libro, ad esempio, devo entrare nei personaggi, devo vedere dove vivono, da che tipo di famiglia provengono, quali sono i loro animali preferiti. Devo sentirli parlare dentro la mia testa. È un po’ la preparazio­ne di un attore».

Ha detto di Emma, protagonis­ta di «Un giorno», che è tra i personaggi per i quali nutre più affetto. E la coppia di «Tu sei qui»?

«Emma è speciale perché ci ho messo molto di me stesso, anche se lei è più simpatica, più attenta e più brillante di me. Marnie e Michael mi sono rimasti nel cuore. Non sono autobiogra­fici, ma, come Michael, anch’io a volte ho voglia di stare solo e, come Marnie, posso essere loquace in modo un po’ nervoso».

I suoi libri sono pieni della musica che i personaggi ascoltano.

«Spesso la musica che ci piace riflette il nostro carattere, un po’ come i libri che leggiamo. Quando ero più giovane ascoltavo musica anche quando scrivevo. Oggi non posso più. Mi distraggo subito. Dopotutto ho quasi 60 anni».

La preoccupa il passare del tempo? «Certo, e in modo totale. Ma credo sia normale».

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