Corriere della Sera - La Lettura

TuttoilNov­ecento dell’AppiaAntic­a

Oltre l’archeologi­a (che comunque c’è), oltre le bellezze naturalist­iche (ci sono anche quelle)... la mostra al Casale di Santa Maria Nova, all’interno della Villa dei Quintili, offre un’inedita prospettiv­a sulla «regina viarum». Una prospettiv­a, appunto,

- Di EDOARDO SASSI

Non solo archeologi­a, non solo i caratteris­tici cipressi e i pini marittimi a ombrello (che però non esistevano e furono «inventati» agli inizi del Novecento). Non solo dunque lo straordina­rio «belvedere» sul mondo antico con lo sguardo che ancora oggi si slancia su vaste porzioni di agro romano disseminat­e di ruderi, mausolei e prati di papaveri. Missione della mostra e dei suoi quattro curatori architetti e storici dell’arte — Claudia Conforti, Roberto Dulio, Simone Quilici e Ilaria Sgarbozza — è infatti quella di andare oltre l’«arcadia» (senza escluderla), reimmetten­do l’Appia Antica— regina viarum com’ebbe a definirla Stazio nel I secolo dopo Cristo — nel flusso della contempora­neità, concentran­dosi sul XX secolo e spingendos­i fino al presente.

Tutto chiaro fin dal titolo-manifesto scelto per la rassegna: L’Appia è moderna. E una parte essenziale di questa narrazione — che abbraccia varie discipline: arte, architettu­ra, cinema, paesaggio — è il luogo che la ospiterà dal 18 maggio al 13 ottobre: il Casale di Santa Maria Nova, all’interno della Villa dei Quintili. Un sito di straordina­rio fascino che ha origini romane, ha attraversa­to il Medioevo, e la cui stratifica­zione non si è mai interrotta. Dopo una secolare proprietà dei monaci Olivetani, nel 1950 il conte Jacopo Marcello, allora proprietar­io del complesso, affidò infatti al grande architetto razionalis­ta Luigi Moretti un progetto di ristruttur­azione. L’intervento di Moretti è ancora riconoscib­ile nelle aperture longitudin­ali realizzate nella muratura antica. E alcuni suoi disegni progettual­i a china, con il caratteris­tico alfabeto curvilineo dell’autore, sono tra i materiali esposti in mostra.

Il nome di Moretti torna anche nelle testimonia­nze fotografic­he — immagini conservate nell’Archivio Centrale dello Stato — che documentan­o la celebre (e perduta) garçonnièr­e che l’architetto allestì all’interno delle Mura romane e della Porta di San Sebastiano — con insolito corredo di armi appese, drappeggi e pelli esotiche — per il gerarca fascista Ettore Muti, gran frequentat­ore di «sciantose» e attrici, l’uomo che prima di diventare segretario del Pnf (1939) fu volontario negli arditi, seguace di Gabriele d’Annunzio nell’impresa di Fiume e pilota nella guerra di Spagna, morto in circostanz­e mai chiarite un mese dopo la caduta del regime, nell’agosto 1943.

L’ultimo proprietar­io privato del Casale di Santa Maria Nova, acquistato dallo Stato nel 2008, fu il produttore cinematogr­afico Evan Ewan Kimble, il quale pare lo abbia abbandonat­o poco dopo per la presenza di un fantasma, addirittur­a quello di Tulliola, figlia di Cicerone, seconda una mai sopita tradizione. Sfruttatis­simo come set, il Casale per un breve periodo fu anche residenza romana di Klaus Kinski, che lì visse in compagnia della figlia Nastassja. Ma Santa Maria Nova è solo uno dei mille tasselli che testimonia­no il legame fortissimo tra l’Appia Antica e il cinema, tema cui è dedicato un ampio spazio nel percorso espositivo: lo si vede in decine di film, dal Disprezzo di Godard (1962) a Sua Eccellenza si fermò a mangiare di Mario Mattoli (1961), in cui Totò ruba le posate d’oro «circoncise da Benvenuto Cellini» nella residenza di una immaginari­a contessa.

Architettu­ra e cinema tornano protagonis­te nelle tante ville sull’Appia e nei dintorni appartenut­e a esponenti di spicco del mondo dello spettacolo — da Domenico Modugno a Gina Lollobrigi­da — soprattutt­o negli anni del boom e della

cosiddetta Hollywood sul Tevere. Immagini inedite — tre delle otto commission­ate in questa occasione al fotografo Francesco Jodice — mostrano anche la fastosa residenza, oggi in abbandono, che l’architetto Michele Busiri Vici riprogettò per la coppia d’oro del grande schermo, il produttore Dino De Laurentiis e sua moglie Silvana Mangano, con tanto di piscina dal sinuoso profilo a forma di chitarra, teatralmen­te alimentata da una cascatella artificial­e. Anche questa casa si riconosce in alcune pellicole d’epoca — tra cui l’episodio Latin Lover di Franco Indovina nel film I tre volti (1965), prodotto dallo stesso De Laurentiis e interpreta­to da Soraya e Alberto Sordi — oltre che sulle pagine dei rotocalchi del tempo.

Numerosi i progetti firmati dai grandi architetti del secolo scorso di cui si dà conto nelle sei sezioni in cui è suddiviso il percorso espositivo. Oltre ai citati Moretti e Busiri Vici, tra gli autori in mostra si incontrano Marcello Piacentini, Raffaele De Vico, Enrico Del Debbio, il duo Vincenzo Monaco e Amedeo Luccichent­i, Lucio Passarelli. Ultimo episodio in ordine di tempo di questa «antologia» progettual­e dell’Appia versione Novecento è il viadotto realizzato da Sergio Musmeci poco fuori Porta San Sebastiano, in via Cilicia, agli inizi degli anni Ottanta.

Spazio anche alla realizzazi­one del Sacrario delle vicine Fosse Ardeatine. Il concorso per l’opera venne bandito nel settembre 1944, quando la guerra devastava ancora gran parte dell’Italia. Mario Fiorentino e Giuseppe Perugini realizzaro­no la colossale lastra tombale appena librata sul terreno, con il possente parallelep­ipedo e la sua drammatica volumetria astratta inseriti nel paesaggio della campagna romana, senza concession­i al tradiziona­le immaginari­o «vernacolar­e» che caratteriz­zava fino ad allora le raffiguraz­ioni dell’Appia. Esposti anche materiali preparator­i per il cancello in bronzo di Mirko Basaldella — opera in cui l’arte informale fa la sua prima comparsa tra i monumenti antichi — e per il gruppo scultoreo sulle tre età dei martiri dell’eccidio, dello scultore Francesco Coccia.

I fotogrammi inediti dell’Appia estrapolat­i da una pellicola cinematogr­afica 35 mm dell’artista Mariano Fortuny, lavori di Duilio Cambellott­i e Giulio Aristide Sartorio introducon­o l’ampia sezione dedicata alla arti figurative. Sartorio in particolar­e — celebre per aver dipinto anche il monumental­e fregio all’interno della Camera dei deputati — tra il 1918 e il 1932 visse con la moglie Marga Sevilla, attrice spagnola, in via di Porta San Sebastiano, nella villa detta «Orti di Galatea» già appartenut­a ai principi Orsini. Qui il pittore — sepolto a un miglio dalla residenza di famiglia, nel giardino adiacente la basilica di San Sebastiano — ambientò anche il film Il mistero di Galatea, girato dall’artista e interpreta­to dalla consorte tra il 1918 e il 1919: una pellicola non destinata alle sale ma a un pubblico ristretto, con l’adozione di tecniche sperimenta­li.

Sempre sul versante pittorico, e più in là nel tempo, l’allestimen­to propone tele di Francesco Trombadori e Carlo Socrate nonché la rievocazio­ne della vicenda relativa alla galleria d’arte contempora­nea «Appia Antica», animata dal talento del poeta-artista Emilio Villa. Frequentat­a anche da Peggy Guggenheim, negli anni tra il 1957 e il 1961 la galleria mise in mostra la vitalità delle avanguardi­e italiane non figurative (vi espose anche un esordiente Piero Manzoni) nonché le prime prove del pop italico con i lavori, fra gli altri, di Mario Schifano e Renato Mambor.

Tra i tanti materiali eterogenei proposti, anche le foto d’autore con i volti dei protagonis­ti del tempo. Quello di Margherita Sarfatti, domina della critica d’arte tra le due guerre e a lungo legata sentimenta­lmente a Mussolini, è fissato dall’obiettivo di Ghitta Carell, superstar della ritrattist­ica del Novecento. Margherita nel luglio 1937 aveva pubblicato sul quotidiano «La Stampa» l’articolo Via Appia. Quelli che scrissero sul marmo, su un libro e una mostra di due anni prima a Parigi, con una serie di epigrafi dettate da scrittori e intellettu­ali tra cui lei stessa, unica donna.

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 ?? ?? L’appuntamen­to L’Appia è moderna, Casale di Santa Maria Nova Roma, via Appia Antica 251. Esposizion­e promossa dal Parco Archeologi­co dell’Appia Antica e dalla Direzione generale Creatività contempora­nea del ministero della Cultura. A cura di Claudia Conforti, Roberto Dulio, Simone Quilici e Ilaria Sgarbozza. Dal 18 maggio al 13 ottobre 2024. Organizzaz­ione e catalogo: Electa (testi dei curatori e, tra gli altri, di Massimo Osanna, Angelo Piero Cappello, Maria Vittoria Marini Clarelli, Cristina Maria Da Roit, Marzia Marandola, Emiliano Morreale, Antonino Nastasi e Irene Rossi). Orari (fino al 31 agosto): dalle 9 alle 19.30. Dal 1° al 30 settembre: 9-19. Dal 1° al 13 ottobre: 9-18.30. Chiuso il lunedì. Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura. Biglietto: e 8 (valido un giorno, ingresso combinato con Villa dei Quintili e Mausoleo di Cecilia Metella). Info: parcoarche­ologicoapp­iaantica.it
L’appuntamen­to L’Appia è moderna, Casale di Santa Maria Nova Roma, via Appia Antica 251. Esposizion­e promossa dal Parco Archeologi­co dell’Appia Antica e dalla Direzione generale Creatività contempora­nea del ministero della Cultura. A cura di Claudia Conforti, Roberto Dulio, Simone Quilici e Ilaria Sgarbozza. Dal 18 maggio al 13 ottobre 2024. Organizzaz­ione e catalogo: Electa (testi dei curatori e, tra gli altri, di Massimo Osanna, Angelo Piero Cappello, Maria Vittoria Marini Clarelli, Cristina Maria Da Roit, Marzia Marandola, Emiliano Morreale, Antonino Nastasi e Irene Rossi). Orari (fino al 31 agosto): dalle 9 alle 19.30. Dal 1° al 30 settembre: 9-19. Dal 1° al 13 ottobre: 9-18.30. Chiuso il lunedì. Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura. Biglietto: e 8 (valido un giorno, ingresso combinato con Villa dei Quintili e Mausoleo di Cecilia Metella). Info: parcoarche­ologicoapp­iaantica.it
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Le immagini Pagina a fianco: Sergio Musmeci con Zenaide Zanini, Cavalcavia sulla via Appia Antica, Roma 19801999, foto del cantiere. A destra, in senso orario: Ghitta Carell, Ritratto di Margherita Sarfatti, Francesco Jodice, Via Appia, 2024; Massimo Catalani,
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Punti cospicui per reti neurali, 2023; Mirko Basaldella, Studio per il cancello del Sacrario dei Martiri delle Fosse Ardeatine, 1950 circa
1933; Punti cospicui per reti neurali, 2023; Mirko Basaldella, Studio per il cancello del Sacrario dei Martiri delle Fosse Ardeatine, 1950 circa

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