Corriere della Sera (Milano)

Il ritorno dei Faith No More dopo 18 anni di silenzio

Il bassista Bill Gould: «Odio l’indie rock e il nuovo pop mi annoia. Il nostro disco colma un vuoto»

- Raffaella Oliva

«Per un periodo non abbiamo detto a nessuno del nuovo disco, tenerlo segreto ci ha permesso di rimetterci a suonare come una band agli esordi: ci trovavamo a provare, a scambiarci idee, tutto senza discografi­ci e manager attorno, né giornalist­i pronti a speculare sul nostro ritorno, solo noi e la voglia di ritrovarci». A parlare è Bill Gould, il bassista dei Faith No More; erano 18 anni che la band california­na non pubblicava un album, nel frattempo il leader Mike Patton si è dedicato ad altri progetti, dai Mr. Bungle ai Fantômas. Ora il ritorno: domani il gruppo di San Francisco suonerà prima dei Metallica ad Assago. In scaletta i vecchi successi e l’ultimo lavoro «Sol Invictus», 10 tracce che riprendono il rock duro e contaminat­o di «Angel Dust» e «King for a Day... Fool for a Lifetime», dischi datati rispettiva­mente ’92 e ’95.

«Volevamo qualcosa che suonasse molto Faith No More», spiega Gould. «Non abbiamo registrato in un vero studio, ma in una specie di magazzino, un posto strano, ma con un bel sound, anche se ogni tanto sentivamo passare delle motrici!». Come singolo di lancio hanno scelto la traccia dal titolo più irriverent­e, « Motherfuck­er » . «Abbiamo così tante cose da mandare a quel paese... » , scherza Gould. «Io odio l’indie rock, mi annoia a morte, così come tutto il pop uscito negli ultimi due anni negli Usa. “Sol Invictus” è la nostra risposta: musica che facciamo perché in giro non c’è». L’idea di una reunion un po’ lo spaventava. «Perché sapevo che terrorizza­va i nostri fan. Del resto come biasimarli? Da fuori è normale avere paura di una delusione, ma da dentro, da membro della band, ero sicuro che i Faith No More avessero ancora qualcosa da dire».

Dall’esordio discografi­co del gruppo sono trascorsi 20 anni. «L’industria musicale è cambiata tantissimo, oggi puoi farti un disco da solo, pubblicart­elo da solo, è fantastico, solo che si guadagna sempre meno, i giovani fanno fatica, non vorrei mai iniziare adesso». E ancora: «Noi siamo stati fortunati ad avere successo negli anni 90, ai tempi il mondo del rock era una favola, nei backstage dei festival si respirava un’energia autenticam­ente selvaggia. Mi manca quell’epoca, non parlo delle droghe o dell’alcol come si potrebbe pensare, ciò di cui ho nostalgia sono tutti quei personaggi eccentrici, liberi, che facevano tutto quello che gli pareva. Adesso i musicisti sono così seri, è colpa del business. Ed è una noia».

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