GIOCHI RIAPERTI TRA LE COALIZIONI
In evidente crisi di leadership nazionale e di classe dirigente locale, il centrodestra è tutt’altro che morto. Il popolo che non si riconosce nella sinistra, nemmeno in quella super-light di Renzi, continua a essere una porzione non certo minoritaria dell’elettorato lombardo. I risultati delle amministrative lo confermano. Nei sei comuni chiamati al voto del Milanese e della Brianza solo uno ha assegnato la poltrona di sindaco al primo turno: Parabiago, dove ha stravinto il candidato leghista. Negli altri cinque sarà ballottaggio. E ovunque, fatta eccezione per Bollate, il centrodestra parte in vantaggio.
Persino a Corsico, hinterland da sempre rosso, la sinistra sarà costretta a rincorrere, inchiodata al 25% del primo turno. Allargando lo sguardo alla Lombardia, per il Pd va registrato il buon risultato di Mantova dove la vittoria è stata sfiorata al primo colpo. Meno esaltante il dato di Lecco, col sindaco uscente Virginio Brivio (un renziano doc, oltretutto) che dovrà aspettare altre due settimane per la riconferma, a fronte a un centrodestra che si presentava diviso ai blocchi e che potrebbe far fronte comune nei tempi supplementari.
Il voto di domenica ci consegna altre piccole verità. Il rimescolamento dei consensi a destra, per esempio, col travaso di voti da Forza Italia alla Lega, e il dato del Pd che, penalizzato dalle liste civiche, si conferma comunque primo partito. Più complicata l’analisi sul risultato del M5S. Benino in alcuni centri, deludente in altri. In ogni caso il messaggio generale è chiaro e parla a Milano: guai se a sinistra si considerasse la partita del 2016 per Palazzo Marino come una formalità o peggio ancora come l’occasione per l’ennesimo regolamento di conti tra correnti e fazioni rivali. Eppure il dubbio è lecito. L’attenzione quasi maniacale con cui si guarda alle regole del gioco interne (leggi: primarie) e il balletto sui 100 possibili candidati, espressioni tutti di altrettante «sensibilità», sembrano confermare il sospetto che a sinistra si stia largamente sottovalutando il fronte avversario. Gli elettori moderati sono invece vivi e vegeti e al Nord non si sono consegnati al renzismo. Le incognite, certo, su questo fronte sono pesanti come macigni.
La coalizione, intanto: il centrodestra è competitivo solo se è unito, se riesce a tenere insieme i centristi coi lepenisti ex padani di Salvini. E poi il tema della classe dirigente: un candidato spendibile ancora non si vede all’orizzonte di Milano. A meno che non sia lo stesso leader leghista a decidere di «scendere in campo» nella sua città. Una tentazione che però — parola di Salvini in persona— ha qualche chance di diventare realtà solo in caso di elezioni politiche rimandate al 2018.