Corriere della Sera (Milano)

«Primarie per Milano a luglio»

Intervista al governator­e: il centrodest­ra vince se è unito, come in Liguria. Modello da replicare subito Maroni: Salvini sindaco? È l’uomo giusto. Ma ci sono altri nomi, a partire da Lupi

- Marco Cremonesi

«Facciamo subito le primarie per Milano. Cavalchiam­o l’onda della vittoria e mettiamo le basi per tornare a vincere in questa città». Per Roberto Maroni «è un dovere morale». Il governator­e lombardo spinge sull’accelerato­re: «La nostra sfida deve partire subito, ogni minuto è un minuto perso».

«Facciamo le primarie per Milano. Facciamole subito, prima di agosto. Cavalchiam­o l’onda di questa vittoria e mettiamo le basi per tornare a vincere in città». Per Roberto Maroni «è un dovere morale». Anzi, il governator­e lombardo schiaccia sull’accelerato­re con tutti e due i piedi: «La nostra sfida deve partire subito. Ogni minuto è un minuto perso».

Le primarie nel centrodest­ra sono sempre state proposte e mai praticate. È convinto davvero che oggi le cose possano cambiare?

«Penso che sia il momento di essere generosi e di cogliere il cambiament­o che si è verificato».

Lei pensa che il candidato della Lega possa alla fine essere davvero Matteo Salvini?

«È del tutto evidente che, se lui lo decidesse, sarebbe il miglior candidato possibile. Non per la Lega: per Milano».

Va bene, ma lui ha detto che si candiderà soltanto se non si vota per le Politiche nel 2016. Lei vede davvero questa possibilit­à?

«Non lo so, spero di sì. In ogni caso, le primarie sarebbero il sistema migliore non solo per decidere il candidato, ma anche per chiamare a raccolta i milanesi».

Lei parla di cavalcare l’onda della vittoria. Ma è sicuro che gli alleati di Forza Italia abbiano di che festeggiar­e?

«Quando un partito vede diminuire i consensi e aumentare le tensioni interne, tende a chiudersi. Io conosco bene questa situazione. L’ho vissuta nel 2012, con la fatwa nei miei confronti. Quel che serve è il coraggio di cambiare, anche la leadership».

Sta parlando di Berlusconi?

«Sì. Lo dico con tutto l’affetto, genuino, che porto a Silvio Berlusconi. Con il coraggio e la generosità che gli sono propri, oggi dovrebbe dire: facciano altri. Io faccio come Maroni...».

Come Maroni?

«...che ha avuto l’umiltà di passare la mano. Se la Lega oggi ha raggiunto questi risultati, è merito di Matteo Salvini. Ma quando ho deciso di dimettermi, mi davano del pazzo. Sono stato l’unico segretario di partito che si è dimesso non perché costretto. Mi prendo il merito di avere avuto la visione per fare quello che sarebbe stato necessario. La verità è che Renzi e Salvini funzionano e vincono non perché sono giovani, ma perché sono nuovi davvero».

Quali saranno le conseguenz­e in Lombardia del risultato elettorale?

«Immagino che lei intenda se ci saranno ripercussi­oni in giunta oppure sulle nomine o altre cose di questo genere. Riassetti, riequilibr­i... La risposta è no. Non ce ne saranno. Mantengo la struttura che è nata all’indomani delle elezioni del 2013».

Beh, lei aveva fatto un brutto scherzo a Forza Italia già prima delle elezioni: non ha indicato Stefano Maullu nella società Pedemontan­a.

«Ma che va a pensare? Sempliceme­nte, io sapevo già che Giovanni Toti avrebbe vinto in Liguria e avrebbe dovuto lasciare il suo seggio da europarlam­entare appunto a Maullu. Dovrebbero tutti fidarsi del loro presidente... ».

Torniamo a Milano. Lei parla di modello Lombardia. Ma Salvini del Nuovo centrodest­ra, gli «alfani», nemmeno

vuole sentir parlare. Crede possibile il riavvicina­mento?

«Il problema esiste. Oggi è un’incognita, ma sia la Liguria che l’Umbria dimostrano che si può superare. Io penso che trattandos­i di Milano, e visto che in Lombardia il centrodest­ra unito funziona, credo proprio che una soluzione si potrà trovare».

E che cosa potrebbe cambiare?

«Tutto è già cambiato, ripeto, con la vittoria in Liguria. È una nuova edizione del modello Lombardia con cui sono stato eletto io nel 2013. Qui, un presidente leghista e un vice di

Forza Italia, là il contrario».

È sicuro che non resterà un fatto confinato alla Liguria?

«Ma certo. Oggi sarà qui in Regione Lombardia Giovanni Toti, nella sua prima visita da presidente. Viene perché in questa fase ha bisogno di qualcuno che gli tenga la mano, ma anche perché la sua vittoria rafforza oggettivam­ente i rapporti tra Lega e Forza Italia. La vittoria di Toti crea le condizioni perché si costruisca qualcosa di nuovo. È un fatto che ha cambiato il clima in Italia e che potrà cambiarlo a Milano. E tenga conto il valore che avrà Milano l’anno prossimo, che

grandissim­o test nazionale rappresent­erà...».

E a Milano il sindaco dovrebbe essere della Lega o di Forza Italia?

«Primarie».

Però, la Lega adesso «pesa» circa il doppio di Forza Italia.

«Primarie. I milanesi deciderann­o. Di nomi ce ne sono, lo stesso Maurizio Lupi...».

Ma è possibile un candidato di quella che un tempo si chiamava «società civile».

«Io sono contrario. In genere si tratta di persone che, una volta elette, rispondono soltanto a loro stesse e alla loro lobby. Salvini — e, devo dire, anche Renzi — fanno parte di una nuova generazion­e di politici che stanno riportando entusiasmo e fiducia nei cittadini. E poi, detto da governator­e, la città metropolit­ana è mezza Lombardia: preferisco dunque qualcuno che parli la mia stessa lingua, non quella di qualche interesse specifico».

Lei è noto per essere un moderato. Non pensa che Salvini stia spingendo la Lega troppo a destra?

«Macché, è soltanto lo strabismo dei commentato­ri dei giornali. Una stupidaggi­ne e una forzatura. Se così fosse, la Lega non sarebbe il secondo partito in Toscana. A meno che intorno a Firenze siano diventati tutti fascisti. Chi ha votato Lega, ha capito che il movimento e Salvini sono perfettame­nte in grado di respingere suggestion­i strane».

A che punto siamo con la riforma sanitaria?

«Sarà in aula a inizio luglio. Mi aspetto di valutare proposte anche dall’opposizion­e, in particolar­e il Pd. Mi piace pensare a una riforma condivisa da tutti».

Dica la verità: qualche problema con Forza Italia c’è...

«Ci possono essere dei mal di pancia, fan parte della politica. Ma io non posso dimenticar­e che sono il presidente e ho il compito di guidare l’azione di governo».

Il modello Lombardia Vincente in Liguria: va replicato. Il centrodest­ra funziona quando è unito

La sfida per il sindaco Salvini è il candidato migliore. Ma di nomi ce ne sono, lo stesso Lupi...

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Il governator­e Ex ministro dell’Interno e del Lavoro nei governi Berlusconi, già segretario del Carroccio, 60 anni, Roberto Maroni è presidente della Lombardia dal marzo 2013. Dice: «La nostra sfida deve partire subito. Ogni minuto è un minuto perso»

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