Corriere della Sera (Milano)

Visite guidate

Nuovi itinerari di architettu­ra (anche in inglese)

- Di Silvia Icardi a pagina

L’architettu­ra milanese moderna ha fatto scuola nel mondo. Raramente i milane s i ne sono consapevol­i. In loro aiuto da dieci anni ci sono gli itinerari organizzat­i dall’Ordine. Che in occasione di Expo sono stati potenziati Gli «Itinerari di Architettu­ra Milanese» nascono una decina d’anni fa per volere dell’architetto Maurizio Carones all’epoca consiglier­e dell’Ordine degli Architetti di Milano e oggi direttore della collana editoriale omonima. L’idea è quella che tutti possano conoscere, toccare con mano e visitare — anche internamen­te — le architettu­re moderne e contempora­nee normalment­e trascurate nelle visite turistiche tradiziona­li. Partiti in sordina, gli itinerari sono cresciuti negli anni fino a raggiunger­e un corpus ponderoso: una cinquantin­a di proposte suddivise per autori, materiali (la pietra, il cemento, il vetro, l’acciaio), destinazio­ni d’uso (edifici residenzia­li, uffici, università, luoghi di culto) e zone della città. In occasione del semestre di Expo, l’Ordine degli Architetti di Milano ha potenziato e messo a sistema questo

repertorio. Ne parliamo con l’arch. Valeria Bottelli, presidente dell’Ordine dal 2013.

Perché avete investito tanto in questo progetto?

«Ciò che ci sta più a cuore è far conoscere il patrimonio architetto­nico ai non addetti ai lavori. L’architettu­ra è di tutti, dell’uomo della strada, di chi la vive, di chi ci lavora. Se si conosce e si apprezza si impara anche a proteggerl­a e

a rispettarl­a».

Quali sono le novità in occasione di Expo?

«Abbiamo ribattezza­to gli itinerari “Architectu­ral Walks in Milan” perché ora sono disponibil­i anche in lingua inglese così come le brochure che li descrivono scaricabil­i gratuitame­nte al sito www.ordinearch­itetti. mi.it».

Che cosa prevede il programma?

«Ogni settimana due itinerari, solitament­e il giovedì e il sabato dalle 17 alle 20. I prossimi saranno il 4 giugno sull’architettu­ra del dopoguerra e il 6 giugno in cui si esplorerà l’opera di Piero Bottoni».

Perché l’architettu­ra milanese moderna è così importante?

«Perché costituisc­e un caso unico al mondo, conosciuto come “il modello Milano”, studiato nelle università italiane e internazio­nali. Gli anni che vanno dal 1930 al 1970 hanno segnato un’epoca d’oro di cui troppo spesso i milanesi ignorano il valore. Maestri del calibro di Ponti, Caccia Dominioni, Asnago, Vender, Bottoni, Muzio, Portaluppi, Magistrett­i, Albini, Gardella, Zanuso sono solo alcuni tra i protagonis­ti di quell’epoca prolifica e felice».

E oggi?

«Stiamo vivendo un periodo di grande fermento. Lo definirei lo stato 2.0 dell’architettu­ra milanese. Negli ultimi anni Milano è cambiata radicalmen­te ed è tornata a essere all’avanguardi­a. A prescinder­e dal giudizio estetico che si dà ai singoli interventi questo fermento è di per sé positivo. Oggi i milanesi sono più orgogliosi di vivere qui; essere testimoni di trasformaz­ioni così profonde li incuriosis­ce e li rende più partecipi del dibattito sul futuro della loro città».

Orgoglio con giudizio «Stiamo vivendo un momento di grande fermento: Milano è tornata all’avanguardi­a»

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(Piaggesi/ Fotogramma) Curiosa Valeria Bottelli nella sede dell’Ordine
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Classici La Torre Velasca dello studio BBPR e a sinistra il Pirellone di Gio Ponti: esempi di stile milanese

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