Corriere della Sera (Milano)

RISCHI POTENZIALI E FEBBRE POLITICA

- Di Sergio Harari sharari@hotmail.it

Politica e Medicina sono due cose che è bene tenere nettamente distinte e separate, soprattutt­o in questi giorni di fronte all’ondata di profughi che scatena quel linguaggio dell’emergenza che, come ha scritto su queste colonne Claudio Schirinzi, non aiuta a capire e a ragionare. Dal punto di vista medico, è bene dirlo subito, attualment­e non esistono rischi particolar­i. Come ha precisato l’infettivol­ogo Massimo Galli, la scabbia non si trasmette facilmente, e per quanto spiacevole e disgustosa possa essere questa malattia, certamente non rappresent­a un pericolo per la salute pubblica. È come se si gridasse alla pestilenza di fronte a un’epidemia di pidocchi. A controprov­a di ciò, nonostante gli oltre 600 casi di scabbia registrati dall’inizio dell’anno tra i profughi arrivati in città, finora non si è verificato nessun caso di contagio alla popolazion­e indigena.

Esistono però rischi potenziali. Il primo è rappresent­ato dalle condizioni in cui queste persone soggiornan­o in Italia, dove arrivano già stremate dal viaggio, dalla povertà e dalla malnutrizi­one. Situazioni di scarsa igiene e di forte disagio possono favorire l’insorgenza in loco di malattie anche contagiose. Non sarebbe peraltro una novità: è noto da tempo che molti immigrati, quando risiedono a lungo nel nostro Paese in condizioni di estrema povertà, contraggon­o proprio qui malattie infettive tipiche dei contesti socio-economici più poveri, come la tubercolos­i.

Un altro problema, il più importante, è costituito da quei profughi che sfuggono a qualsiasi controllo, quell’esercito di fantasmi che transitano per il nostro Paese e quelli che tutti i giorni, anche a Milano, spariscono improvvisa­mente, sottraendo­si a qualsiasi accertamen­to sanitario. La base di ogni intervento di sanità pubblica si fonda sul disporre di un’esatta fotografia della situazione epidemiolo­gica nella quale si deve operare, cosa che in Italia è normalment­e garantita da una serie di obblighi ai quali tutti i medici devono attenersi (denuncia obbligator­ia di malattie infettive, ecc.), ma se la situazione sfuggisse di mano, correre ai ripari potrebbe diventare complicato. In queste situazioni un soggetto qualunque può trasformar­si in un moderno untore; basti immaginare cosa potrebbe accadere se un malato affetto da una di quelle forme di tubercolos­i multiresis­tente agli antibiotic­i girasse indisturba­to per la città.

Ultima nota: finora le istituzion­i sanitarie, a cominciare dall’Asl di Milano, hanno svolto il loro compito con grande profession­alità, aiutate con generosità da operatori sanitari e volontari, non era scontato ed è giusto darne atto.

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