RISCHI POTENZIALI E FEBBRE POLITICA
Politica e Medicina sono due cose che è bene tenere nettamente distinte e separate, soprattutto in questi giorni di fronte all’ondata di profughi che scatena quel linguaggio dell’emergenza che, come ha scritto su queste colonne Claudio Schirinzi, non aiuta a capire e a ragionare. Dal punto di vista medico, è bene dirlo subito, attualmente non esistono rischi particolari. Come ha precisato l’infettivologo Massimo Galli, la scabbia non si trasmette facilmente, e per quanto spiacevole e disgustosa possa essere questa malattia, certamente non rappresenta un pericolo per la salute pubblica. È come se si gridasse alla pestilenza di fronte a un’epidemia di pidocchi. A controprova di ciò, nonostante gli oltre 600 casi di scabbia registrati dall’inizio dell’anno tra i profughi arrivati in città, finora non si è verificato nessun caso di contagio alla popolazione indigena.
Esistono però rischi potenziali. Il primo è rappresentato dalle condizioni in cui queste persone soggiornano in Italia, dove arrivano già stremate dal viaggio, dalla povertà e dalla malnutrizione. Situazioni di scarsa igiene e di forte disagio possono favorire l’insorgenza in loco di malattie anche contagiose. Non sarebbe peraltro una novità: è noto da tempo che molti immigrati, quando risiedono a lungo nel nostro Paese in condizioni di estrema povertà, contraggono proprio qui malattie infettive tipiche dei contesti socio-economici più poveri, come la tubercolosi.
Un altro problema, il più importante, è costituito da quei profughi che sfuggono a qualsiasi controllo, quell’esercito di fantasmi che transitano per il nostro Paese e quelli che tutti i giorni, anche a Milano, spariscono improvvisamente, sottraendosi a qualsiasi accertamento sanitario. La base di ogni intervento di sanità pubblica si fonda sul disporre di un’esatta fotografia della situazione epidemiologica nella quale si deve operare, cosa che in Italia è normalmente garantita da una serie di obblighi ai quali tutti i medici devono attenersi (denuncia obbligatoria di malattie infettive, ecc.), ma se la situazione sfuggisse di mano, correre ai ripari potrebbe diventare complicato. In queste situazioni un soggetto qualunque può trasformarsi in un moderno untore; basti immaginare cosa potrebbe accadere se un malato affetto da una di quelle forme di tubercolosi multiresistente agli antibiotici girasse indisturbato per la città.
Ultima nota: finora le istituzioni sanitarie, a cominciare dall’Asl di Milano, hanno svolto il loro compito con grande professionalità, aiutate con generosità da operatori sanitari e volontari, non era scontato ed è giusto darne atto.