Trivulzio, le sfide del commissario «No alla fusione con il Golgi Redaelli»
Sileo: dieci anni di dissesto finanziario da cancellare. Basta manovratori politici
Passato alla storia come luogo di malaffare da cui nel 1992 è partita Tangentopoli, anche di recente la vita del Pio Albergo Trivulzio è stata scandita più da scandali che da successi per le cure agli anziani: «Da dieci anni c’è un buco costante di 10 milioni di euro. Nessuno finora è stato in grado di invertire la rotta, evidentemente ci sono rilevanti problemi strutturali. Se il Trivulzio fosse un’impresa privata, sarebbe fallita da tempo».
Claudio Sileo, 53 anni, commissario da gennaio della casa di riposo più famosa d’Italia, ha quasi terminato il lavoro: a fine mese il suo mandato scade. È tempo, dunque, di bilanci. Anche scomodi. La fusione con il Golgi Radaelli? «Sono scelte che deve fare la politica. Ma di sicuro non è una terapia per il Trivulzio. Il rischio anzi è che, come nel caso di un malato di Ebola, si infetti il Golgi Redaelli. Avv iare una fus ione ades so sarebbe azzardato e prematuro». La vendita delle case, frutto di lasciti secolari da 400 milioni di euro? «L’iniziativa di affidarsi ad un advisor immobiliare, votata dallo scorso consiglio di amministrazione, l’ho trovata rischiosa e l’ho sospesa. Il Trivulzio deve stare attento a non svendere i propri gioielli». L’ingerenza della politica? Basta manovratori: «Ora ci vuole un manager e una squadra dirigenziale indipendente che, insieme al nuovo presidente e consiglio, riesca a ripianare il bilancio nel giro di 5 anni».
Sono considerazioni del commissario Sileo, raccolte da Stefano Buffagni, esponente regionale del Movimento 5 Stelle, in visita istituzionale alla Baggina la scorsa settimana. «L’idea del M5S, contrario da sempre alla fusione con il Golgi Redaelli e alla vendita del patrimonio — dice Buffagni — è di rilanciare il Trivulzio come istituto di ricovero e cura a carattere scientifico specializzato nell’assistenza degli anziani». Le sfide per il futuro sono principalmente tre. Uno: risanare il bilancio, chiuso nel 2014 con una perdita di 13 milioni e appesantito anche da 100 milioni di debito con le banche, una cifra record che costa 2,2 milioni l’anno di interessi. Due: trovare una soluzione per valorizzare il patrimonio: «Magari con l’intervento di Cassa depositi e prestiti sul modello Policlinico, oppure di Infrastrutture lombarde come per lo stabile dell’Asl di Milano». Tre: migliorare l’assistenza agli anziani, negli ultimi anni troppo spesso finita al centro della cronaca per disservizi: «È il motivo per cui si metterà al lavoro un Comitato di parenti».
I rimborsi per la degenza dei pazienti inviati dal Comune (59 euro al giorno contro i 70-80 di un ospite pagante) sono stati considerati dal precedente cda troppo bassi: «Sono in corso valutazioni con il Comune — dice Sileo — per adeguare le rette, tenuto conto che al Trivulzio vengono svolte prestazioni con una forte impronta sanitaria». C’è da sperare che sia la volta buona. Il Trivulzio ha bisogno di un futuro finalmente senza scandali.