Avvocati, in bilico il voto per l’Ordine
Elezioni dell’Ordine degli Avvocati a rischio. Il Tar del Lazio ha accolto i ricorsi di associazioni di avvocati e da consigli degli ordini locali di tutt’Italia. Il criterio con cui sono state presentate le liste avrebbe messo a rischio la rappresentanza delle minoranze.
Celebrate come una svolta nel segno del rinnovamento, ora rischiano di essere annullate le elezioni che ai primi di marzo portarono a un nuovo consiglio dell’Ordine degli avvocati di Milano dopo la lunga era del compianto presidente Paolo Giuggioli. A mettere tutto in discussione è il Tribunale amministrativo regionale del Lazio.
I giudici amministrativi hanno accolto una lunga serie di ricorsi presentati da associazioni di avvocati, da singoli avvocati oppure da consigli degli ordini locali di tutt’Italia secondo i quali i criteri fissati dal ministero della Giustizia per le elezioni mettevano a rischio la rappresentanza delle minoranze tutelata dalla legge. In sostanza, il ministero aveva detto che era possibile presentare liste di 25 candidati, tanti quanti sono i consiglieri da eleggere. Secondo i ricorrenti, invece, le liste non dovevano superare i due terzi dei seggi, quindi non più di 16 candidati. La questione, che riguarda molti altri consigli forensi, era stata complicata da due decisioni opposte, l’una del Tar, che inizialmente aveva detto che si potevano fare liste a 25, e l’altra del Consiglio di Stato, che invece parlava tassativamente di 16.
Parecchi ordini, come quello di Roma, avevano deciso di sospendere le consultazioni in attesa di un nuova pronuncia del Tar, quella arrivata ora, altri erano andati ai seggi con liste lunghe, come Milano dove, però, una delle quattro presentate aveva deciso di candidare solo 16. Era quella guidata da Remo Danovi, che poi ha vinto le elezioni portando lo stesso Danovi alla presidenza e che ora, paradossalmente, rischia di vedere rimesso tutto in discussione.
La palla passa al Consiglio nazionale forense. C’è chi dice che potrebbe annullare le elezioni e chi invece è convinto che bisognerà ricalcolare i risultati cancellando solo i voti presi dalle liste a 25 (si poteva votare in blocco l’intero elenco) e confermando solo quelli ottenuti singolarmente dai candidati.
La pensa così Danovi che rivendica la correttezza della sua scelta: «Il Tar ha confermato quello che avevamo sempre sostenuto. Ai miei amici, che sostenevano che avevamo fatto un errore e che saremmo stati sconfitti, dissi che le leggi non si interpretano a seconda della convenienza». Danovi non ha timori: «Le conseguenze non riguarderanno la nostra lista, l’unica che ha rispettato le norme, ma le altre tre sì». C’è chi la pensa in modo opposto nel Consiglio milanese, convinto che comunque le elezioni sono state falsate e vanno rifatte. Sulle consultazioni milanesi pendono tre ricorsi sui quali deciderà il Cnf. Di solito i suoi tempi non sono rapidissimi.