Corriere della Sera (Milano)

Boliviano, 22 anni, è volontario nel padiglione salesiano dedicato ai giovani

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Jaime, il sorriso di Casa don Bosco «Un’oasi per nutrire anima e corpo»

Chi è

 Jaime, 22 anni, è arrivato dalla Bolivia tre anni fa

 Si è ricongiunt­o alla madre che lavora in Italia da dieci anni. Accoglie gli ospiti a Casa don Bosco madre occupata in Italia da dieci anni. Ha rivoluzion­ato tutta un’esistenza abbandonan­do il primo anno di studi in Economia e Commercio. «Per sudare giorno dopo giorno sull’alfabeto italiano». Ma da allora ha fatto passi da gigante e tra un anno avrà lo stesso la sua laurea, in Scienze dei Beni culturali. Jaime oggi è qui — nel padiglione che ha scelto un tema espositivo rimodulato «Educare i giovani, energia per la vita» — per testimonia­re «come i salesiani possano cambiare la vita di una persona». «Al mio arrivo ho passato momenti molto difficili e mi sentivo solo — racconta — ma la comunità mi ha accolto come un figlio e mi ha dato una chance per integrarmi. Mi ha colpito l’apertura verso i ragazzi che arrivano da ogni parte del mondo e adesso voglio restituire quello che ho ricevuto, lavorando con i giovani per trasmetter­e un messaggio di solidariet­à e speranza che a 200 anni dalla nascita di San Giovanni Bosco è più vivo che mai. Un esempio? Cerco di fare con gli altri animatori del mio oratorio quello che avrebbe fatto don Bosco: vado a cercare i giovani fuori dal cancello».

Come spesso succede per Jaime l’incontro con la famiglia salesiana è avvenuto per caso. In un derby di calcio. «In Bolivia frequentav­o una scuola di suore e giocavamo con la scuola di don Bosco, di fronte alla nostra. Sono stato subito conquistat­o dallo spirito».

Jaime e gli altri volontari impegnati al sito espositivo (nella squadra di accoglienz­a sono stati inseriti anche sei ragazzi del servizio civile) provano «a lasciare un segno al di là della grande fiera gastronomi­ca che è Expo e della molta tecnologia che qualche volta fa perdere di vista il tema». «C’è gente che viene a raccontare la sua storia, anche a piangere — racconta il giovane, che al padiglione dei salesiani è regolarmen­te assunto per sei mesi con altre 13

I messaggi sul muro All’ingresso c’è uno specchio su cui i turisti attaccano messaggi con i post-it colorati

persone — E noi cerchiamo di dare un seme». All’ingresso di Casa don Bosco c’è un grande specchio dove i visitatori attaccano i loro pensieri sui post it colorati. «Mi piace chiamarlo “lo specchio della vita” — dice Jaime — Ciascuno affida al bigliettin­o le proprie riflession­i intime. Mi hanno colpito molto le parole che ha lasciato un bambino di 12 anni, dislessico. Cesare si è sforzato e ha scritto: “Don Bosco io voglio essere come te”».

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