Profughi trasferiti dalla Centrale
Vertice in prefettura con Alfano, polemiche sull’assenza di Maroni. Sit-in contrapposti in piazza Apre oggi il centro d’accoglienza di via Corelli. Pisapia: più di così Milano non può fare
Via al trasferimento dei profughi dalla Centrale. Oggi apre il centro d’accoglienza di via Corelli (con 300 posti letto). È l’esito di un incontro in prefettura con il ministro Alfano. Polemiche sull’assenza di Maroni. Tensione in piazza Duca d’Aosta per un doppio presidio: quello della Lega e quello di associazioni e partiti di sinistra.
Il primo passo è stato quello di «restituire il decoro» all’interno e all’esterno della Stazione Centrale. La fase due, invece, si apre oggi con «la consegna alla Croce rossa del nuovo Cara, il Centro di accoglienza per richiedenti asilo, di via Corelli con 200 posti a disposizione dell’emergenza profughi e altri 100 recuperati grazie all’ampliamento del Cie dove sono stati allestiti tende e container, facendo così salire la capienza da 200 a 300 posti letto.
La fase tre, invece, è ancora legata all’incognita della (sollecitata) messa a disposizione dei locali del Dopolavoro ferroviario da parte di Grandi stazioni. Senza dimenticare la riconsegna obbligatoria dei due «negozi» nella Galleria delle carrozze che domani a mezzanotte dovranno tornare «intonsi» alle Ferrovie.
Il ministro dell’Interno Angelino Alfano fa il punto sull’emergenza profughi a Milano dopo la visita al padiglione spagnolo di Expo. L’occasione è un incontro straordinario a Palazzo Diotti con il prefetto Francesco Paolo Tronca e il sindaco Giuliano Pisapia: «L’incontro di oggi è stato un passo importante. Milano ha fatto la sua parte, basta nuovi profughi», ha detto il sindaco.
Grande assente il governatore Roberto Maroni, che in mattinata non era stato tenero con il numero uno del Viminale: «Io avevo chiamato il ministro dell’Interno francese, avevamo trovato un accordo e risolto la questione». Affermazioni alle quali il leader di Ncd (presente all’incontro anche l’ex ministro Maurizio Lupi) ha replicato seccamente: «Con Maroni ministro si erano create le tendopoli, Lampedusa era al collasso. Gli ho fatto sapere che eravamo qui in Prefettura, credo che fosse fuori sede. Ma non mancherà occasione di parlagli quando vorrà...».
Quella di ieri è stata un’altra giornata difficile per l’accoglienza. Ma non solo, visto che in Centrale c’è stata anche una piccola coda di tensione con un doppio presidio: quello della Lega Nord (una decina di attivisti) e quello di associazioni e partiti di sinistra. I militanti del centro sociale Cantiere hanno anche improvvisato un torneo di calcio in piazza con tanto di porte al quale hanno partecipato anche alcuni migranti. Contestazioni a distanza ma nessun incidente.
Grazie all’apertura del Cara e ai nuovi posti al Cie, ha spiegato Alfano, «i presidi di polizia presenti in stazione potranno fare il loro lavoro di sicurezza e non anche quello di predisposizione dell’accoglienza». Il ministro ha lodato i milanesi per «la pazienza e lo spirito unitario» dimostrato nella gestione dell’emergenza: «Ribadisco — ha detto Alfano — il massimo impegno e la massima attenzione per Milano». Ma se i nuovi posti sono una boccata d’ossigeno, per gestire l’accoglienza a lungo termine serviranno sforzi maggiori. Il sindaco Pisapia ha chiesto certezze sullo smistamento dei profughi negli altri Comuni. «Di questo parleremo mercoledì con i vertici di Anci, con il presidente Piero Fassino e con il presidente delle Regioni Sergio Chiamparino», ha garantito Alfano. Il capo del Viminale ha ricordato che profughi e richiedenti asilo «non si ammassano in stazione perché gli piacciono i negozi della Centrale ma perché vogliono prendere il treno per andare via».
Si tratta quindi di un problema europeo del quale tutti gli Stati devono farsi carico: «Le immagini di Ventimiglia sono un pugno in faccia all’Europa».