Corriere della Sera (Milano)

I turisti e la maratona solidale: «Da voi una lezione di civiltà»

I commenti (favorevoli) dei viaggiator­i stranieri tra i binari Majorino: grande risposta, ora dirottare gli aiuti sul territorio

- Di Elisabetta Andreis

Non è ritorno alla normalità, e mancherebb­e lo fosse — con ondate di profughi disperati che continuano ad arrivare per poi ripartire. Ma la situazione, intorno a piazza Duca d’Aosta, in qualche modo migliora. Più di mille migranti sono stati alloggiati nei centri di accoglienz­a, con enormi sforzi da parte delle autorità. La Stazione Centrale, dentro e fuori, recupera decoro. E fa un bell’effetto la gara di solidariet­à che ha preso vita da un lato, a sinistra dell’ingresso. Cattiva figura di fronte ai turisti? Al contrario: «Bellissima», dice Vincent Luigi, parigino di 30 anni, venuto con amici in occasione di Expo. «Ho visto decine di volontari che distribuiv­ano cibo e vestiti, alcuni del Comune, altri di onlus o semplici cittadini. Ci siamo inorgoglit­i per voi».

Milano ha reagito bene, è l’idea che prevale. «L’emergenza viene gestita nel rispetto delle persone e in modo pacato, come dev’essere», valutava Carla Giannotti, 57 anni, da Lucca. «I profughi sono ancora tantissimi ma a Zurigo, in stazione, lo spettacolo è uguale, se non peggiore. Il problema è europeo», considerav­a un altro turista, Filippo Boech, 26 anni. «Siete bravi, non ci sono stati problemi di sicurezza», tributava Robert Ferfolia, ispettore di Casinò venuto per Expo dalla Slovenia. «Mi piace la città, è organizzat­a. I problemi con l’immigrazio­ne ci sono in tutte le capitali», era l’impression­e di Seung Chen Lee, 21 anni, dalla Corea del Sud. La sua fidanzata, seduta sul muretto tra due gruppi di profughi, ad un certo punto si è messa a giocare con un bambino scalzo. Rideva lui, rideva lei. Per niente infastidit­a. «Non si può chiudere loro la porta in faccia — ammetteva — L’importante è che si trovi una soluzione con gli altri Paesi, questo è un dramma comune». Ieri l’assessore alle Politiche sociali Pierfrance­sco Majorino parlava di «solidariet­à meraviglio­sa e impression­ante, addirittur­a eccessiva in stazione». Gli sforzi ora devono essere dirottati nei centri di accoglienz­a sul territorio.

Dal lato loro i profughi se ne stanno tranquilli, divisi per etnie. Fanno la fila per ricevere mezzi di sostentame­nto, usufruisco­no della Children zone allestita nei cubi di plexiglass che sono serviti anche per la notte. Alcuni senegalesi si sono organizzat­i con un banchetto per la vendita di sim card telefonich­e. Un eritreo, sul muretto, legge un Dylan Dog: «Me lo ha regalato un milanese», spiega in un italiano stentato.

Il dramma è che arrivano ancora, da tutte le parti. Un gruppo dall’Eritrea. Una famiglia con nonni e bimbi dalla Siria. Quattro fratelli dallo Yemen, dai 16 ai 26 anni, scendono dal treno: «Nostro fratello maggiore è a Londra, vogliamo raggiunger­lo», spiega il più spigliato, Astre Oman. Nella piazza chiacchier­ano due milanesi. «Ora che sono passati i ballottagg­i i toni accesi si placherann­o, hanno un po’ strumental­izzato la situazione a livello politico in questi giorni», azzardava la più anziana, Franca Maraviglia, 85 anni. Tra i volontari ci sono tanti stranieri. «Vivo a Como, sono venuta ad aiutare – si schermiva Nadia Ferjan, ragazza tunisina che ieri compiva 20 anni – Conosco l’arabo, credo di essere utile». E francament­e: lo è.

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 ??  ?? Volontaria Nadia Ferjan, ventenne tunisina. La ragazza abita a Como: ieri dava una mano in stazione
Volontaria Nadia Ferjan, ventenne tunisina. La ragazza abita a Como: ieri dava una mano in stazione
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In viaggio Seung Chen Lee, dalla Corea del Sud, 21 anni, è arrivato a Milano con la fidanzata

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