Corriere della Sera (Milano)

I ragnetti in groppa a mamma tarantola

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Quella della Taranta è la notte più folle dell’estate salentina. Si danza al suono di una musica incalzante, nel rispetto pieno di un’antica tradizione popolare. L’inizio di tutto è quel bellissimo ragno che è la tarantola mediterran­ea detta anche ragno lupo. Con i suoi 6 centimetri di diametro (zampe incluse) è forse il più grande ragno del nostro Paese. Interessan­te è il suo comportame­nto parentale. La tarantola non depone le uova a terra, ma le porta con sé tutte insieme in un bozzolo sericeo. Quando si schiudono, i ragnetti se ne stanno abbarbicat­i sulla groppa materna che brulica di occhietti e zampe. Ce ne stanno anche un centinaio. Mamma tarantola non se ne occupa né se ne preoccupa. I figli sono solo geni da disseminar­e nell’ambiente. Dopo la schiusa delle uova, mamma tarantola si mette in moto col suo fardello irrequieto e instabile. Si muove guardinga ma decisa e di tanto in tanto la si vede arrestarsi un attimo. Ed è lì, nel punto di quella brevissima sosta che farà scendere dal dorso un po’ di figli. Probabilme­nte fa le fermate dove ci sono le condizioni adatte a garantire la sopravvive­nza al suo importante carico. Con tutto questo tuttavia non ha nulla a che fare il rito della Taranta, che nasce invece dalla credenza popolare che il suo morso (doloroso ma innocuo) provocasse il tarantismo, sorta di epilessia di probabile origine psicosomat­ica. Solo saltando e sudando si pensava che ci si potesse liberare dal male ed ecco dunque nascere danze e generi musicali dai nomi allusivi come taranta, tarantella, pizzica.

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