Riforma bis, il centrodestra si spacca
Regione, Ncd-Lega contro FI
L’Anno
Zero. Il centrodestra torna a litigare sulla riforma della Sanità, considerata la più importante della legislatura. L’accordo trovato il 30 aprile da Maroni ieri è saltato. Ora da una parte c’è l’inedita alleanza Lega-Ncd, dall’altra Forza Italia.
L’Anno Zero. Il centrodestra guidato dal governatore Maroni torna a litigare sulla riforma della Sanità, considerata la più importante della legislatura. L’accordo trovato il 30 aprile da Maroni, che dopo un burrascoso inizio aveva fatto faticosamente convergere tutti i partiti della maggioranza su un unico testo (il cosiddetto maxi-emendamento), ieri è saltato. Ora da una parte c’è l’inedita alleanza Lega-Ncd, dall’altra Forza Italia. Leghisti e alfaniani, guidati da Fabio Rizzi e Angelo Capelli, hanno stilato un documento destinato a mandare in soffitta il maxi-emendamento. Le differenze sono sostanziali: c’è una forte attenzione alla creazione di un’assicurazione e a un sistema di contrattazione lombardi, che si unisce alla nascita di un centro regionale per le tecnologie sanitarie (d’aiuto nella scelta dei dispositivi medici), un riconoscimento del ruolo dell’infermiere di famiglia e la facilitazione del part time per le mamme. L’aspetto cruciale, però, è la creazione delle nuove Agenzie per la tutela della Salute (le Ats, sostitutive delle Asl) e delle Aziende sociosanitarie territoriali (Asst, destinate a unire assistenza ospedaliera e cure territoriali): nel maxi-emendamento le fusioni non sono specificate, al contrario del nuovo testo Rizzi-Capelli, che a una prima lettura pare anche aumentare Ats e Asst rispetto ai numeri iniziali. Ieri mattina, poco prima del termine previsto per gli emendamenti, c’è stato l’ennesimo vertice: ma l’accordo non è stato trovato. Fi è contraria alla moltiplicazione delle Ats e punta a un’unica Agenzia per la Salute (una super Asl). Non solo: il partito di Berlusconi continua a mal digerire la fusione prevista per legge dell’assessorato alla Sanità con quello alle Politiche sociali, per fare nascere un mega assessorato al Welfare. «Fi metta da parte le vecchie logiche partitiche e pensi al bene dei cittadini — attacca Fabio Fanetti, consigliere del gruppo Maroni Presidente —. Il gruppo azzurro, che non ha mai partecipato ai tavoli di lavoro, ha presentato un centinaio di emendamenti (più del Pd a quota 70, ndr) ». Angelo Capelli, Ncd, incalza: «Mi auguro che Maroni riesca a ritrovare un’unità. Noi abbiamo lavorato sui contenuti». Ma Claudio Pedrazzini, capogruppo di Forza Italia, non ci sta: «Basta con le bugie pietose. Siete voi ancorati alle vecchie logiche. La nostra posizione politica è ferma e responsabile. Se volete proseguire con la coalizione dovete rispettare anche il contributo degli alleati, fino a prova contraria siete voi che con il nuovo testo cercate di cambiare l’intesa sottoscritta da tutti i capigruppo di maggioranza». Dario Violi e Paola Macchi del Movimento 5 Stelle non ci girano intorno: «La maggioranza manca di basi solide e su questa partita da 18 miliardi è spaccata. È vergognoso che gli interessi dei partiti vengano sempre messi davanti a quelli dei cittadini». Carlo Borghetti e Sara Valmaggi del Pd: «Manca un mese alla data della prevista approvazione in aula e siamo tornati su due visioni diverse».