Comunali, il Pd blinda le primarie
I vertici del partito sfidano la linea del segretario. «Renzi è di Firenze, non di Milano»
«Anche Sala dovrebbe passare dai gazebo». E Pisapia critica il doppio ruolo del premier
A Milano le primarie si faranno in ogni caso. Lo hanno detto i leader locali del Pd, il segretario milanese Bussolati e quello regionale Alfieri. Le perplessità di Renzi? «Lui è di Firenze, non di Milano». Intanto Pisapia ieri ha «richiamato» il premier. «Sbagliato fare contemporaneamente il primo ministro e il leader di partito».
Primarie in ogni caso, primarie sempre e comunque. Con buona pace dei dubbi e delle perplessità di Matteo Renzi, delusissimo dai candidati liguri e veneziani scelti dal «popolo del centrosinistra» e poi puniti dal voto «vero». Uno strumento superato, secondo il premier e segretario del Pd. Il partito milanese e lombardo — guidato peraltro da due renziani doc come il segretario metropolitano Pietro Bussolati e quello regionale Alessandro Alfieri — alza però le barricate. «Renzi è di Firenze, non è di Milano», dice il primo. «Per la scelta del nostro candidato sindaco le primarie sono imprescindibili», gli fa eco il secondo.
Anche un candidato «fortissimo» dovrebbe passare dai gazebo. Se a decidere di correre fosse, tanto per dire del nome più in voga, Giuseppe Sala, anche lui, anche il commissario Expo, dovrebbe sottoporsi al rito. A Milano è così. Non sarà così magari per le elezioni del 2018 in Regione, ma questo è un altro scenario. In Lombardia, appunto, i risultati elettorali per il centrosinistra non son stati affatto disastrosi, ha comunque sottolineato ieri Alfieri: «Abbiamo retto. Tra il 2010 e il 2015 i Comuni sopra i 15 mila abitanti amministrati dal centrosinistra sono passati da 33 a 80 e quelli di centrodestra scesi da 75 a 28».
Certo, le primarie hanno bisogno di una messa a punto. A Milano ci sono undici garanti incaricati di scrivere le regole e di vigilare sulla correttezza del percorso. Non devono ripetersi le scene viste in Liguria, ripetono da mesi tutti. Per questo nascerà un albo degli elettori, dove iscriversi preventivamente per esercitare la scelta tra i futuri candidati. «Entro l’estate stabiliremo le regole», ha confermato ieri Bussolati, aggiungendo che l’orizzonte temporale rimane invariato: «Le faremo tra novembre e gennaio».
Il primo ad apprezzare la linea di autonomia da Roma (e da Firenze) del partito milanese è uno dei probabili candidati alla corsa, l’assessore al Welfare di Palazzo Marino Pierfrancesco Majorino: «Il Pd — ha scritto su Facebook — non farà mai il tragico errore di cancellare le primarie e il popolo di centrosinistra non si farà mai imporre da qualche riunione tra correnti il candidato».
Intanto Giuliano Pisapia, ieri ospite di Otto e Mezzo, è tornato a «pungere» Matteo Renzi: «Come ho sempre detto ritengo che un segretario di partito non dovrebbe essere contemporaneamente primo ministro. È ben difficile infatti che dovendosi occupare a tempo pieno dell’attività di governo abbia la possibilità di seguire, con la necessaria e dovuta attenzione, la vita interna del proprio partito e avere il tempo di conoscere quanto accade a livello locale», ha detto il sindaco che ha poi immaginato l’avvento di una nuova fase del renzismo: «Preferirei che il premier avesse il coraggio di prendere le decisioni ma che allo stesso tempo sapesse dialogare di più, come ultimamente non ha fatto».