«Arriverò in Germania per abbracciare mia figlia»
Il siriano nell’ex Cie di via Corelli: vado ad Amburgo da mia figlia, non si è sposata per accudirmi «Viaggio durissimo, 10 giorni in mare: non pensavo di sopravvivere». Rinviata l’apertura del Cara
Quasi un secolo di vita, Abderrhaim T. ha lasciato la Siria affrontando dieci giorni di mare per raggiungere la figlia in Germania: «Glielo devo, lei ha rinunciato a sposarsi per badare a me, quando sono rimasto vedovo, dieci anni fa». È in viaggio con figlio, nuora e quattro nipotini.
Quasi un secolo di vita, per arrivare qui, su una brandina dell’ex Centro di identificazione ed espulsione di via Corelli, un cappello di lana in testa e un pigiama di cotone a righe. Abderrahim T. si puntella sui gomiti per sollevarsi e raccontare: è il profugo più anziano che abbia mai attraversato l’Italia, «ho pensato a ogni onda di morire», ma ha ancora le forze per l’ultima tappa, il biglietto già fatto per il treno di stamane diretto in Germania: «Vado da mia figlia, ad Amburgo. Lei ha rinunciato a sposarsi per badare a me».
Dal mandato francese all’indipendenza, dalla diaspora palestinese alla conquista israeliana del Golan. Abderrahim è nato in un’altra era, quando il Medio Oriente «era un paradiso, ricco di ogni cosa». Ha attraversato crisi e conflitti. Ha resistito. Ha traslocato (forzatamente) dalle alture del Sud alla capitale. Finché l’ultima guerra, a 92 anni compiuti, l’ha costretto a lasciare la Siria e ad affrontare il mare.
«Il proprio Paese è la cosa più cara», dice. Ma a Damasco non si vive più di giorno, continua, e la notte non si può dormire. Ne ha viste molte, così mai: «Non si capisce chi è il nemico, contro chi si combatte. Sembra che il presidente Assad abbia dichiarato guerra al proprio stesso popolo». La diaspora palestinese, insiste, dopo la fondazione dello Stato di Israele nel 1948, «non fu niente a confronto: dalla Siria è adesso andata via la metà della popolazione » . Compresa la sua grande famiglia.
Di undici figli, solo quattro sono rimasti a Damasco. Gli altri sono in Europa, oppure si trovano lungo una delle tappe del viaggio, tra la Giordania e l’Egitto. Con il seguito di nipoti e bisnipoti. A Milano l’ha accompagnato il più giovane dei suoi ragazzi, Abdallah, 41 anni, con la moglie e quattro bambini. «Non posso ancora crederci che siamo vivi», scuote la testa, perché il viaggio è stato lungo, faticoso, pericoloso.
Dalla Siria alla costa giordana del Mar Rosso, ad Aqaba, quindi in traghetto verso la sponda egiziana, attraverso il Sinai fino ad Alessandria. «Tre giorni di viaggio — spiega Abdallah, che si è incaricato dell’organizzazione — per 350 mila lire siriane» (1.650 euro). Poi altri 2.200 dollari a testa (bambini esclusi) per imbarcarsi.
«È stato il momento più duro — racconta ancora l’anziano Abderrahim —, ho sofferto tanto. Ogni volta che la barca si inclinava ho visto la morte». Mima gli scossoni e le onde alte. «Ogni tanto il mare si calmava, ma solo per due, tre ore, mi assopivo e mi risvegliavo di colpo». Dieci giorni così. Finché a ridosso delle coste italiane non sono stati tratti in salvo e portati in Sicilia, il nome del paese che ricordano assomiglia a Noto. «L’Italia ci ha accolto benissimo — parla il figlio —: tutti sappiamo che dobbiamo passare di qui perché è la porta dell’Europa».
Da Milano, sulla stessa rotta in 20 mesi sono passati in 65 mila ( oltre la metà siriani), 1.700 solo nell’ultima settimana, la gran parte bloccati qui dalla chiusura delle frontiere con la Francia e l’Austria. Il Comune ha faticosamente recuperato 1.300 posti letto. I 200 in più del nuovo Cara, gestito dalla Croce Rossa, dovrebbero essere disponibili da oggi. Stanotte si trasferirà anche l’«hub» in stazione: dai negozi trasparenti al sottopasso di via Tonale. Nell’ex Cie, dove alloggia la famiglia di Abderrahim, stanno ultimando i lavori per far posto ai container e ospitare altre 100 persone.
«Di trovarmi qui adesso non l’avrei mai pensato», continua l’anziano profugo: «Ma lo devo a mia figlia», che dieci anni fa ha deciso di occuparsi del padre rimasto vedovo e di non sposarsi, «anche se aveva avuto molte proposte, pure da uomini laureati». Come se la immagina la Germania? Abderrahim sorride: « Solo Dio conosce l’ignoto...».