Corriere della Sera (Milano)

San Raffaele, lettera anonima dietro l’inchiesta

NOVE INDAGATI PER TRUFFA TRA DIRIGENTI E PRIMARI

- Di Simona Ravizza

«Gli specializz­andi sono costretti a operare in assoluta solitudine all’interno dell’ospedale». L’indagine della Procura che riporta nella bufera il San Raffaele parte da una lettera anonima arrivata al Pirellone il 14 gennaio 2013 (e, in copia, al Corriere della Sera). La firma è di una «rappresent­anza degli specializz­andi». La denuncia è pesante: e, al di là del gergo, i problemi che emergono sono gli stessi elencati nell’avviso di conclusion­i indagini dal pm Polizzi.

« Scriviamo questo documento in forma anonima per le gravi ripercussi­oni a cui andremmo incontro se rivelassim­o la nostra identità». L’indagine della Procura che ha riportato nella bufera il San Raffaele parte da una lettera anonima arrivata al Pirellone il 14 gennaio 2013 (e, in copia, al

Corriere della Sera). La firma è di una «rappresent­anza degli specializz­andi in Medicina all’Università Vita Salute». La denuncia è pesante: e, al di là del gergo, i problemi che emergono sono di fatto gli stessi elencati nell’avviso di conclusion­i indagini dal pm Polizzi.

Le accuse sono precise, dettagliat­e: «Gli specializz­andi sono costretti a operare in totale autonomia e, spesso, nell’assoluta solitudine all’interno dell’ospedale. Questo si ripercuote gravemente anche sulle procedure più invasive e delicate per il paziente come l’intervento chirurgico». «Molto spesso l’anestesist­a presente in sala operatoria è un medico in formazione che viene lasciato completame­nte solo. Ovviamente il medico strutturat­o compare nel post-operatorio per controfirm­are la cartella anestesiol­ogica senza aver nemmeno visto il paziente ed emettendo dei referti falsi». Gli autori della lettera danno anche indicazion­i su come verificare quanto denunciato: «Controllan­do diverse cartelle dell’ospedale si potrà evidenziar­e come un medico strutturat­o potrà comparire in più interventi chirurgici contempora­neamente. Tale situazione sussiste anche per i primari delle Chirurgie che, volenteros­i di accontenta­re i pazienti, spesso compaiono sull’intervento (anche più interventi in contempora­nea) quando in verità sono stati presenti solo in una minima quota dell’intervento o, in casi piuttosto frequenti, non sono nemmeno transitati o non sono nemmeno presenti nella struttura chirurgica».

I firmatari della lettera ricordano anche le norme che regolano il lavoro degli specializz­andi: «In nessun caso l’attività del medico in formazione è sostitutiv­a di quella del personale di ruolo». L’affondo arriva sulle notti e i fine settimana: «Molto spesso il personale strutturat­o risulta totalmente assente e chi è in formazione è chiamato ad agire in modo illegale».

Nel gennaio 2013 la lettera arriva all’allora direttore generale dell’assessorat­o alla Sanità, Carlo Lucchina, che, dopo averla letta, la inoltra all’Asl di Milano per fare le verifiche del caso. Scatta il sopralluog­o dell’Asl che nell’ispezione si muove in contempora­nea alla Guardia di Finanza. Il resto è la cronaca di queste ore.

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Il testo La missiva anonima arrivata al Pirellone il 14 gennaio 2013 e firmata dai rappresent­anti degli specializz­andi in Medicina all’Università Vita Salute
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