Corriere della Sera (Milano)

Il sogno sostenibil­e della verde Irlanda «Mai più fame»

Il presidente-poeta Higgins tra i padiglioni

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Le due bandiere quasi gemelle si levano sul pennone. Il Bel Paese e l’Isola di Smeraldo insieme, per celebrare la Giornata nazionale della Repubblica d’Irlanda che dopo i discorsi ufficiali porta in scena musica — violini, arpa celtica, flauti —, canti e danze tradiziona­li con il gruppo dei Bru Boru.

Oggi ospite del sito espositivo sarà il primo ministro britannico David Cameron, mentre giovedì arriverà la First Lady Usa Michelle Obama e per domenica è atteso il presidente francese Francois Hollande.

E nel segno della tradizione era cominciata la mattinata, con il saluto in gaelico del presidente della Repubblica Michael D. Higgins, poeta e studioso della lingua madre, che prendendo la parola dopo il sottosegre­tario Ivan Scalfarott­o («Expo è l’opportunit­à per affrontare questioni fondamenta­li per il futuro dell’umanità e far sentire la voce dell’Unione Europea») ha centrato il suo lungo intervento, forse il più applaudito tra tutti quelli pronunciat­i finora a Expo, sul «dovere morale di sradicare la povertà estrema. Siamo forse l’ultima generazion­e che ha la possibilit­à di farlo, che può cercare di correggere gli errori di modelli di sviluppo insostenib­ili per il pianeta. Lo sviluppo sostenibil­e è l’unica via possibile per garantire un futuro alle generazion­i che verranno. La fame — ha aggiunto il presidente poeta — è la più grande violazione dei diritti umani nel mondo, uno dei più grandi fallimenti dell’umanità». La sfida più grande per tutti.

Se c’è un paese in Europa che « comprende benissimo » il problema della fame nel mondo — che egli chiama «pianeta fragile» —, è proprio l’Irlanda, ha aggiunto Higgins, ricordando la grande carestia che «negli anni Quaranta del 1800 colpì l’isola e uccise un milione di irlandesi» e spinse ad emigrare altri due milioni di persone.

La nazione più verde d’Europa racconta questo nel suo padiglione, attraverso «Origin Green» — una speciale partnershi­p tra agricoltor­i, aziende private e agenzie pubbliche — e cioè il suo progetto per lo sviluppo sostenibil­e al cento per cento. Progetto già abbracciat­o dal 90 per cento delle aziende irlandesi.

Higgins legge alla platea la frase che è scolpita a grandi lettere su una parete del padiglione: «Non abbiamo ereditato questo mondo da noi nostri genitori ma lo abbiamo preso in prestito dai nostri figli» e a loro andrà restituito più ricco e rigoglioso.

«Questo è un giorno importante per i nostri due Paesi — ha detto Higgins rivolto a Scalfarott­o —, perché cent’anni fa James Joyce iniziò a scrivere proprio in Italia il suo capolavoro», l’Ulisse, pietra miliare della letteratur­a. L’amicizia tra Italia e Irlanda «deriva da relazioni culturali molto profonde e su queste i due Paesi hanno costruito grandi relazioni commercial­i. Dobbiamo ricordarci di rimanere uniti». Ma ad unire i due Paesi, conclude Higgins, è anche «la bellezza delle coste». La Wild Atlantic Way — i 2.500 chilometri di percorso che segnano il territorio irlandese, scenario fatto di coste e scogliere straordina­rie — diventa così uno dei fili conduttori per far sì che i visitatori possano partecipar­e al modo di vivere irlandese. In quel padiglione — fatto d’un parallelep­ipedo, una vela, una vasca d’acqua e una grande piazza — che riassume la volontà dell’Irlanda di diventare leader mondiale nella produzione di cibi e bevande sostenibil­i.

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Applausi Il presidente irlandese Michael D. Higgins ieri a Expo

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