Corriere della Sera (Milano)

Perde il bimbo a dodici settimane Operata, ma il feto resta nell’utero

Denunciato l’ospedale di Desio. «Ho rischiato di morire per setticemia»

- Federico Berni

MONZA

Non aspettava altro che liberarsi di quella pena. Invece, quei dolori insopporta­bili, le avrebbero rivelato che l’incubo non era finito. L’intervento per la rimozione del bimbo morto nel suo grembo, a cui era stata sottoposta il giorno prima, non era riuscito. Il feto, già privo di vita, era ancora al suo posto. Sulla denuncia presentata da una donna di 38 anni di Milano, la procura di Monza ha aperto un’inchiesta, per ora, senza indagati. Il fascicolo, dopo che gli inquirenti hanno sequestrat­o le cartelle cliniche dell’ospedale di Desio, dove è stata operata, è sul tavolo del procurator­e aggiunto Luisa Zanetti, ma sarà affidato ad uno dei pm specializz­ati nella trattazion­e di reati legati alla «colpa» medica.

Le risposte su eventuali responsabi­lità profession­ali spettano ai magistrati. I dubbi sull’operato dei sanitari dell’ospedale brianzolo, comunque, restano. Così come il dolore e il pericolo vissuto dalla donna, che ha rischiato la setticemia. La 38enne, che è seguita da una ginecologa di fiducia della clinica Mangiagall­i di Milano, quando è giunta alla dodicesima settimana di gravidanza, ha ricevuto la notizia peggiore: il feto era privo di battito. Inevitabil­e l’intervento per l’asportazio­ne. La donna ha raccontato che il primo ospedale disponibil­e ad effettuare l’intervento era quello di Desio, dove avrebbero organizzat­o in breve tempo una visita e un appuntamen­to, il giorno successivo, per l’operazione. L’intervento è avvenuto, la donna ha dichiarato di essere stata dimessa senza un’ecografia di controllo. E senza una terapia antibiotic­a e senza alcuna prescrizio­ne. Il giorno dopo, a casa, sono cominciati i malori e dolorose fitte all’addome.

Passate ventiquatt­ro ore, la donna era di nuovo in un letto d’ospedale. Stavolta a Melzo, dove i medici le hanno riscontrat­o un principio di setticemia, causato (come stabilito da un’ecografia) dal feto privo di vita ancora presente nell’utero.

Increduli e scioccati per questa vicenda di presunta malasanità, la donna e il marito hanno deciso di rivolgersi alla magistratu­ra. Il pm di turno Manuela Massenz ha fatto sequestrar­e la cartella clinica redatta a Desio e ha chiesto la documentaz­ione prodotta dai medici di Melzo. Ma ci vorrà un’indagine approfondi­ta per ricostruir­e che cos’è accaduto.

In procura, intanto, ricordano una vicenda simile, verificata­si qualche anno fa a Vimercate. In quel caso si trattava di un aborto volontario effettuato nelle prime settimane di gravidanza, ma il raschiamen­to non era riuscito. Gli inquirenti avevano indagato il ginecologo autore dell’intervento, ma poi la sua posizione era stata archiviata.

Doppio intervento I malori dopo le dimissioni: di nuovo ricoverata (e salvata) al nosocomio di Melzo

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