Perde il bimbo a dodici settimane Operata, ma il feto resta nell’utero
Denunciato l’ospedale di Desio. «Ho rischiato di morire per setticemia»
MONZA
Non aspettava altro che liberarsi di quella pena. Invece, quei dolori insopportabili, le avrebbero rivelato che l’incubo non era finito. L’intervento per la rimozione del bimbo morto nel suo grembo, a cui era stata sottoposta il giorno prima, non era riuscito. Il feto, già privo di vita, era ancora al suo posto. Sulla denuncia presentata da una donna di 38 anni di Milano, la procura di Monza ha aperto un’inchiesta, per ora, senza indagati. Il fascicolo, dopo che gli inquirenti hanno sequestrato le cartelle cliniche dell’ospedale di Desio, dove è stata operata, è sul tavolo del procuratore aggiunto Luisa Zanetti, ma sarà affidato ad uno dei pm specializzati nella trattazione di reati legati alla «colpa» medica.
Le risposte su eventuali responsabilità professionali spettano ai magistrati. I dubbi sull’operato dei sanitari dell’ospedale brianzolo, comunque, restano. Così come il dolore e il pericolo vissuto dalla donna, che ha rischiato la setticemia. La 38enne, che è seguita da una ginecologa di fiducia della clinica Mangiagalli di Milano, quando è giunta alla dodicesima settimana di gravidanza, ha ricevuto la notizia peggiore: il feto era privo di battito. Inevitabile l’intervento per l’asportazione. La donna ha raccontato che il primo ospedale disponibile ad effettuare l’intervento era quello di Desio, dove avrebbero organizzato in breve tempo una visita e un appuntamento, il giorno successivo, per l’operazione. L’intervento è avvenuto, la donna ha dichiarato di essere stata dimessa senza un’ecografia di controllo. E senza una terapia antibiotica e senza alcuna prescrizione. Il giorno dopo, a casa, sono cominciati i malori e dolorose fitte all’addome.
Passate ventiquattro ore, la donna era di nuovo in un letto d’ospedale. Stavolta a Melzo, dove i medici le hanno riscontrato un principio di setticemia, causato (come stabilito da un’ecografia) dal feto privo di vita ancora presente nell’utero.
Increduli e scioccati per questa vicenda di presunta malasanità, la donna e il marito hanno deciso di rivolgersi alla magistratura. Il pm di turno Manuela Massenz ha fatto sequestrare la cartella clinica redatta a Desio e ha chiesto la documentazione prodotta dai medici di Melzo. Ma ci vorrà un’indagine approfondita per ricostruire che cos’è accaduto.
In procura, intanto, ricordano una vicenda simile, verificatasi qualche anno fa a Vimercate. In quel caso si trattava di un aborto volontario effettuato nelle prime settimane di gravidanza, ma il raschiamento non era riuscito. Gli inquirenti avevano indagato il ginecologo autore dell’intervento, ma poi la sua posizione era stata archiviata.
Doppio intervento I malori dopo le dimissioni: di nuovo ricoverata (e salvata) al nosocomio di Melzo