L’agricoltura «amica» sui sentieri del polline
Così le oasi delle api migliorano la qualità del pomodoro
Cremona e Mantova I campi del Consorzio Casalasco circondati da fiori: favoriscono l’impollinazione
CREMONA
Erba medica, lupinella, ginestrino, trifoglio bianco e violetto: sono le leguminose più comuni, ma rappresentano anche una tappa importante nella costruzione di una nuova agricoltura. Sono le «oasi delle api» che vogliono anche cancellare, o almeno cominciare a farlo, la vecchia contrapposizione tra i produttori di miele e i coltivatori, spesso accusati di usare sostanze nocive per le bottinatrici. Tra Cremona e Mantova, dove il Consorzio del Casalasco (300 soci coltivatori) gestisce i due terzi dell’oro rosso coltivato in Lombardia ( 7 mila ettari), adesso i fiori di prato più umili sono seminati e coltivati al bordo dei campi di pomodoro. «Un esperimento sulla via della conversione al biologico» dice Paolo Voltini, presidente del Consorzio e anche della Coldiretti provinciale. Un esperimento avviato già da qualche anno, con questa nuova stagione esteso su 4 ettari, ma che offre già risultati.
Lo scopo di queste è infatti di aiutare e migliorare l’impollinazione delle piante di pomodoro, quindi di migliorare la produzione. Senza altre «spinte» se non quelle completamente naturali: niente ormoni, neppure quelli vegetali quindi, ma solo l’andirivieni delle api. «In questi giorni sono sbocciati i fiori viola dell’erba medica, poi arriveranno gli altri, gialli e arancio — spiega Gianpaolo Rancati, 49 anni, di San Daniele Po —. Noi abbiamo cominciato l’anno scorso e devo dire che queste fasce fiorite mi ha risparmiato un sacco di grane: ho le impollinatrici vicine ai pomodori, riutilizzo in maniera ecologica quelle aree che altrimenti non coltivo e, infine, evito anche la dispersione di acqua sulla strada quando irrigo a pioggia. E quando è tutto fiorito è come un giardino».
«Questi sentieri del polline — aggiunge Voltini — si aggiungo ad altre scelte importanti del nostro modo di produrre: abbiamo ridotto drasticamente il consumo di acqua grazie all’irrigazione a goccia e usando i droni per delineare con precisione il fabbisogno delle coltivazioni. Abbiamo abbattuto anche la produzione di Co2 nel percorso dalla produzione in campo alla trasformazione e alla distribuzione. I sistemi naturali di fecondazione garantiscono l’eccellenza del prodotto e il miglioramento dell’ambiente, gli elementi del messaggio che stiamo portando all’Esposizione universale». E al Padiglione Biologico di Expo, domani ( ore 17.30) Il Consorzio Nazionale Apicoltori invita al convegno «Biodiversità e Conversione: il Manifesto per una nuova agricoltura».
«É un’inversione di tendenza che ci rende felici — dice da Pescarolo, dove ha 150 arnie, Esterina Mariotti, 52 anni. — Era ora che il ruolo delle api fosse riconosciuto. E questo è un passo concreto: così si aiutano le api a vivere e lavorare in completa armonia con il territorio».