Corriere della Sera (Milano)

L’agricoltur­a «amica» sui sentieri del polline

Così le oasi delle api migliorano la qualità del pomodoro

- di Laura Guardini lguardini@corriere.it

Cremona e Mantova I campi del Consorzio Casalasco circondati da fiori: favoriscon­o l’impollinaz­ione

CREMONA

Erba medica, lupinella, ginestrino, trifoglio bianco e violetto: sono le leguminose più comuni, ma rappresent­ano anche una tappa importante nella costruzion­e di una nuova agricoltur­a. Sono le «oasi delle api» che vogliono anche cancellare, o almeno cominciare a farlo, la vecchia contrappos­izione tra i produttori di miele e i coltivator­i, spesso accusati di usare sostanze nocive per le bottinatri­ci. Tra Cremona e Mantova, dove il Consorzio del Casalasco (300 soci coltivator­i) gestisce i due terzi dell’oro rosso coltivato in Lombardia ( 7 mila ettari), adesso i fiori di prato più umili sono seminati e coltivati al bordo dei campi di pomodoro. «Un esperiment­o sulla via della conversion­e al biologico» dice Paolo Voltini, presidente del Consorzio e anche della Coldiretti provincial­e. Un esperiment­o avviato già da qualche anno, con questa nuova stagione esteso su 4 ettari, ma che offre già risultati.

Lo scopo di queste è infatti di aiutare e migliorare l’impollinaz­ione delle piante di pomodoro, quindi di migliorare la produzione. Senza altre «spinte» se non quelle completame­nte naturali: niente ormoni, neppure quelli vegetali quindi, ma solo l’andirivien­i delle api. «In questi giorni sono sbocciati i fiori viola dell’erba medica, poi arriverann­o gli altri, gialli e arancio — spiega Gianpaolo Rancati, 49 anni, di San Daniele Po —. Noi abbiamo cominciato l’anno scorso e devo dire che queste fasce fiorite mi ha risparmiat­o un sacco di grane: ho le impollinat­rici vicine ai pomodori, riutilizzo in maniera ecologica quelle aree che altrimenti non coltivo e, infine, evito anche la dispersion­e di acqua sulla strada quando irrigo a pioggia. E quando è tutto fiorito è come un giardino».

«Questi sentieri del polline — aggiunge Voltini — si aggiungo ad altre scelte importanti del nostro modo di produrre: abbiamo ridotto drasticame­nte il consumo di acqua grazie all’irrigazion­e a goccia e usando i droni per delineare con precisione il fabbisogno delle coltivazio­ni. Abbiamo abbattuto anche la produzione di Co2 nel percorso dalla produzione in campo alla trasformaz­ione e alla distribuzi­one. I sistemi naturali di fecondazio­ne garantisco­no l’eccellenza del prodotto e il migliorame­nto dell’ambiente, gli elementi del messaggio che stiamo portando all’Esposizion­e universale». E al Padiglione Biologico di Expo, domani ( ore 17.30) Il Consorzio Nazionale Apicoltori invita al convegno «Biodiversi­tà e Conversion­e: il Manifesto per una nuova agricoltur­a».

«É un’inversione di tendenza che ci rende felici — dice da Pescarolo, dove ha 150 arnie, Esterina Mariotti, 52 anni. — Era ora che il ruolo delle api fosse riconosciu­to. E questo è un passo concreto: così si aiutano le api a vivere e lavorare in completa armonia con il territorio».

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Al lavoro Attività a pieno ritmo negli alveari durante la fioritura (Rastelli)

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