Corriere della Sera (Milano)

Passioni e delitti con «Caligola»

- Livia Grossi

Mostrare la corruzione e tutte le bassezze di cui è capace l’uomo per ottenere il potere, una lotta da condurre a tutti i costi, fino al paradosso finale, la caduta di se e del suo impero. «Caligola», capolavoro di Albert Camus, torna al Teatro Oscar per la regia di Annig Raimondi. (da stasera al 28 giugno al via Lattanzio 58, ore 21, 24 euro). Camus ha lavorato al «Caligola» dal 1937 al 1958, rielaboran­do ripetutame­nte il testo, tanto che si può parlare di tre versioni diverse, la regista, ha scelto la seconda (1941), «quella in cui in cui, la follia di Caligola, come la sua logica, ha una corda in più, quella dell’amore», afferma Annig Raimondi. «Quando muore la sorella Drusilla, incestuosa passione di Caligola (qui Riccardo Magherini), l’imperatore perde totalmente il controllo: incarna la violenza e il male per mostrare che tutto è come appare». In scena dunque un vortice di omicidi e feroci spartizion­i di denaro, un delirio portato all’ennesima potenza, per mostrare l’ipocrisia dell’uomo. E se sul palco domina un pozzo bianco pieno di cadaveri, il limbo dove Caligola può stare con i suoi morti («meglio loro, sono più veri dei vivi»), tra la platea, un palco-Senato dove Cherea, il capo della congiura è invitato a togliersi la maschera e dichiarare i suoi progetti. Lo spettacolo è con sovratitol­i in inglese e la musica originale di Maurizio Pisati.

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