L’ULTIMA MODA È DECENTRATA
Imotivi pratici, economici, strategici c’erano: servivano nuovi spazi, bisognava evitare di intasare il traffico cittadino in centro, di esasperare una città già sotto stress per Expo, cercare di dare un’immagine più amichevole (di solito il paragone con il Salone del Mobile è impietoso) al circo delle sfilate. Nessuna innocenza, ma il risultato è senza dubbio interessante: la moda ha cambiato baricentro.
Per la prossima edizione, quella in calendario dal 23 al 28 settembre, la Camera del fashion ha spostato il suo quartier generale da piazza dei Mercanti a piazza Gae Aulenti, da Palazzo dei Giureconsulti al Pavilion disegnato da Michele De Lucchi. Alcuni marchi sfileranno poco lontano, altri hanno preferito seguire le orme di Giorgio Armani («pioniere» in via Bergognone) e uscire dalla Zona 1, Gucci per esempio sfila in via Valtellina, Versace in piazza VI Febbraio, Etro in via Piranesi, non proprio sotto la Madonnina. È l’onda lunga del decentramento, qualcuno potrebbe dire. Tanti uffici hanno abbandonato le loro sedi storiche per raggiungere la periferia. È questione di costi. Però ammettiamolo, ci vuole una certa dose di coraggio (e il sostegno dell’amministrazione). Se proprio non si possono definire precursori, bisogna riconoscere che gli stilisti hanno avuto, più di altri, la capacità di accompagnare la metamorfosi urbana, di interpretare processi economici e sociali con sensibilità, di anticipare altri settori e comparti economici. Cambiare volto alla capitale mondiale del prêtà-porter non è questione da poco, la concorrenza delle altre fashion week straniere è spietata, bisognerà testare sul campo (e su ruote) se bizzosi addetti ai lavori internazionali apprezzeranno i trasferimenti forsennati — tra una sfilata e l’altra — dal Quadrilatero a Porta Nuova, dalla Sala delle Cariatidi a viale Umbria. Se i milanesi, dalla pazienza smisurata ma non infinita, accoglieranno questa invasione aggiuntiva. Se il traffico, prima concentrato in poche zone, aumenterà invece di diminuire. Basta solo aspettare, è questione di giorni.
L’esito non è scontato. Con un esaminato — la Camera della Moda — che ha dalla sua il merito di aver dato alla rassegna una forte spinta innovativa. Mostrando però qualche punto debole: i maxischermi per mostrare le sfilate in diretta per ora sono solo due, in via Croce Rossa e al Pavilion, le iniziative dedicate ai giovani talenti non sono abbastanza valorizzate. Punti su cui lavorare. Anche in vista della scadenza — a fine anno — della convenzione tra Camera della Moda e Comune di Milano.