Stop al congresso di CasaPound
Relegati a Castano Primo, ma il sindaco revoca il permesso. I militanti: andiamo avanti
CasaPound non terrà la sua festa nazionale, che doveva svolgersi da questa sera, a Castano Primo. Il sindaco Giuseppe Pignatiello ha revocato il permesso al movimento di estrema destra. Ma il leader dell’organizzazione Gianluca Iannone annuncia: «Non ce ne andiamo da qui».
Neanche il tempo di annunciarla, e subito è sfumata. O forse no. È giallo sulla festa nazionale di CasaPound che stasera dovrebbe aprire in una struttura del Comune di Castano Primo, a 50 chilometri da Milano. Il condizionale è d’obbligo perché ieri pomeriggio l’associazione di estrema destra si è vista revocare l’autorizzazione dal sindaco Giuseppe Pignatiello.
In teoria restava quindi col cerino in mano, senza un luogo dove accogliere gli «oltre 3 mila simpatizzanti attesi da tutta Italia». In pratica però, fino a tarda sera, una ventina di attivisti erano lì. Ad allestire il palco e distribuire volantini per la tre giorni di kermesse. Beffardo il presidente del movimento, Gianluca Iannone, alzava le spalle con il boccale di birra in mano: «La nostra festa è qui, la facciamo comunque». Qualche carabiniere vigilava ieri sul raduno, in attesa della decisione finale del prefetto. Che non è arrivata, neanche col buio.
Per oggi, però, Francesco Paolo Tronca ha convocato un nuovo comitato. La festa, con tanto di dibattiti, spettacolo di burlesque e torneo di box e calcetto, comincerebbe alle 18. Poi gli interventi della Lega (Gianluca Buonanno, Raffaele Volpi e Paolo Grimoldi), di Forza Italia (Giulio Gallera e Lara Comi) e di Scelta Civica (Stefano Dambruoso).
Come ricostruisce lo stesso sindaco, eletto in una lista civica e appoggiato dal Pd, La Focosa (il cui presidente è poi Massimo Trefiletti, anche responsabile milanese di CasaPound) ad agosto aveva chiesto il permesso per un programma «interessante con convegni su vari aspetti dello sport», che era stato autorizzato. Ieri la scoperta: «Veniamo a sapere solo adesso che dietro c’è l’associazione di estrema destra e addirittura per la sua festa nazionale. Siamo a dir poco sbigottiti. Macché CasaPound, qui», aveva chiuso (in teoria) la porta il sindaco poche ore dopo la conferenza stampa in cui la location, non a caso tenuta segreta fino all’ultimo, era stata svelata. Con la presenza a sorpresa di Vittorio Feltri, che si era scagliato contro il Comune di Milano.
«Le polemiche che hanno accompagnato questa festa lasciano basiti e arrabbiati — ha detto Feltri —. La sinistra mostra la solita ostilità preconcetta nei confronti di un movimento che si muove e fa politica nel rispetto del codice». E Iannone: «Decidere chi può o non può parlare è brutalità, e chi lo fa è un talebano». E se alla fine dovesse arrivare il divieto alla festa? «Semplice, andiamo in piazza Duomo in tremila — ha risposto Iannone ad Affaritaliani —. Magari occupiamo anche quello, così viviamo al meglio la città».
La decisione del sindaco, «doverosa di fronte a quelle che sono risultate false dichiarazioni», è anche dovuta a ragioni di sicurezza, si barcamena Pignatiello: «Non potevo dare autorizzazione a occupare una struttura che contiene duecento persone per una manifestazione che ne radunerebbe molte di più».
Ora la parola passa al prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca. Con CasaPound non solo decisa a esserci ma anche ad uscire allo scoperto: «Negli ultimi mesi i passi con la Lega ci hanno dato più visibilità — conclude Iannone —. Cerchiamo il confronto. Per chi non lo vuole capire CasaPound è un movimento che esiste».
Bussolati Giusto respingere chi ha valori contrari alla Costituzione Castellano Occorre la garanzia che questa manifestazione non trovi spazio