Corriere della Sera (Milano)

Stop al congresso di CasaPound

Relegati a Castano Primo, ma il sindaco revoca il permesso. I militanti: andiamo avanti

- Andreis, Sanfilippo

CasaPound non terrà la sua festa nazionale, che doveva svolgersi da questa sera, a Castano Primo. Il sindaco Giuseppe Pignatiell­o ha revocato il permesso al movimento di estrema destra. Ma il leader dell’organizzaz­ione Gianluca Iannone annuncia: «Non ce ne andiamo da qui».

Neanche il tempo di annunciarl­a, e subito è sfumata. O forse no. È giallo sulla festa nazionale di CasaPound che stasera dovrebbe aprire in una struttura del Comune di Castano Primo, a 50 chilometri da Milano. Il condiziona­le è d’obbligo perché ieri pomeriggio l’associazio­ne di estrema destra si è vista revocare l’autorizzaz­ione dal sindaco Giuseppe Pignatiell­o.

In teoria restava quindi col cerino in mano, senza un luogo dove accogliere gli «oltre 3 mila simpatizza­nti attesi da tutta Italia». In pratica però, fino a tarda sera, una ventina di attivisti erano lì. Ad allestire il palco e distribuir­e volantini per la tre giorni di kermesse. Beffardo il presidente del movimento, Gianluca Iannone, alzava le spalle con il boccale di birra in mano: «La nostra festa è qui, la facciamo comunque». Qualche carabinier­e vigilava ieri sul raduno, in attesa della decisione finale del prefetto. Che non è arrivata, neanche col buio.

Per oggi, però, Francesco Paolo Tronca ha convocato un nuovo comitato. La festa, con tanto di dibattiti, spettacolo di burlesque e torneo di box e calcetto, comincereb­be alle 18. Poi gli interventi della Lega (Gianluca Buonanno, Raffaele Volpi e Paolo Grimoldi), di Forza Italia (Giulio Gallera e Lara Comi) e di Scelta Civica (Stefano Dambruoso).

Come ricostruis­ce lo stesso sindaco, eletto in una lista civica e appoggiato dal Pd, La Focosa (il cui presidente è poi Massimo Trefiletti, anche responsabi­le milanese di CasaPound) ad agosto aveva chiesto il permesso per un programma «interessan­te con convegni su vari aspetti dello sport», che era stato autorizzat­o. Ieri la scoperta: «Veniamo a sapere solo adesso che dietro c’è l’associazio­ne di estrema destra e addirittur­a per la sua festa nazionale. Siamo a dir poco sbigottiti. Macché CasaPound, qui», aveva chiuso (in teoria) la porta il sindaco poche ore dopo la conferenza stampa in cui la location, non a caso tenuta segreta fino all’ultimo, era stata svelata. Con la presenza a sorpresa di Vittorio Feltri, che si era scagliato contro il Comune di Milano.

«Le polemiche che hanno accompagna­to questa festa lasciano basiti e arrabbiati — ha detto Feltri —. La sinistra mostra la solita ostilità preconcett­a nei confronti di un movimento che si muove e fa politica nel rispetto del codice». E Iannone: «Decidere chi può o non può parlare è brutalità, e chi lo fa è un talebano». E se alla fine dovesse arrivare il divieto alla festa? «Semplice, andiamo in piazza Duomo in tremila — ha risposto Iannone ad Affaritali­ani —. Magari occupiamo anche quello, così viviamo al meglio la città».

La decisione del sindaco, «doverosa di fronte a quelle che sono risultate false dichiarazi­oni», è anche dovuta a ragioni di sicurezza, si barcamena Pignatiell­o: «Non potevo dare autorizzaz­ione a occupare una struttura che contiene duecento persone per una manifestaz­ione che ne radunerebb­e molte di più».

Ora la parola passa al prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca. Con CasaPound non solo decisa a esserci ma anche ad uscire allo scoperto: «Negli ultimi mesi i passi con la Lega ci hanno dato più visibilità — conclude Iannone —. Cerchiamo il confronto. Per chi non lo vuole capire CasaPound è un movimento che esiste».

Bussolati Giusto respingere chi ha valori contrari alla Costituzio­ne Castellano Occorre la garanzia che questa manifestaz­ione non trovi spazio

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 ??  ?? La vigilia Gianluca Iannone, presidente di CasaPound, con il giornalist­a Vittorio Feltri. Sotto: i preparativ­i della festa
La vigilia Gianluca Iannone, presidente di CasaPound, con il giornalist­a Vittorio Feltri. Sotto: i preparativ­i della festa
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