Schiavo in fabbrica a otto anni Cuciva le borse dell’alta moda
Blitz della Finanza a Olgiate Olona: nei filmati le prove dello sfruttamento
VARESE Bambini in fabbrica, come nell’Ottocento. Sfruttati da imprenditori cinesi come piccoli schiavi dei marchi del lusso. Anche se le griffe italiane non conoscono, fino a prova contraria, questo sottobosco. A smascherare il caso, nella zona industriale di Olgiate Olona, la Guardia di finanza di Varese che ha compiuto un blitz nei giorni scorsi in due distinti capannoni, all’interno dei quali c’erano 56 lavoratori, tutti di nazionalità cinese.
Una buona parte era utilizzata in «nero», ma tra questi c’era un bimbo di soli 8 anni. La mamma, un’operaia, quando ha visto i finanzieri, ha afferrato di corsa il bambino, togliendolo dalla postazione di lavoro. La mossa, però, ha attirato ancora di più l’attenzione degli investigatori. Il piccolo aveva sul proprio banchetto un barattolo di colla e un taglierino. Secondo la Finanza, aveva il compito di tagliare la pelle e incollare dei marchi per la rifinitura interna delle borse. Si tratta di oggetti minuscoli e non è escluso che il bimbo servisse proprio perché con le sue manine poteva compiere più agevolmente l’operazione.
C’è però l’ipotesi che non fosse l’unico bambino al lavoro nella fabbrica. Gli inquirenti hanno acquisto i filmati del circuito interno di videosorveglianza e li stanno passando al setaccio. E già dalle prime analisi è emerso un grave sospetto: almeno altri due bambini, con meno di 14 anni, sarebbero stati impiegati illegalmente per accelerare alcune operazioni di rifinitura di prodotti prestigiosi. Non solo, la Guardia di finanza ha anche identificato due ragazzini di 14 e 17 anni che svolgevano alcune mansioni nella fabbrica.
La società perquisita lavora per conto terzi per un’altra società cinese della zona, la quale rifornisce griffe importanti della moda e si avvale di 80 dipendenti. Non utilizza però clandestini, anche perché, a seguito di un controllo lo scorso anno, aveva regolarizzato una ventina di lavoratori. Tuttavia, continuava a fare un ricorso massiccio al lavoro «nero», sfruttando anche i minori. Ragazzini cinesi tutti figli di dipendenti. La Finanza, finora, ha denunciato il titolare per sfruttamento della manodopera minorile, mentre gli atti sono stati trasmessi all’ispettorato del lavoro per le sanzioni pecuniarie e amministrative.
Intanto non si ferma la lotta alla contraffazione. Ad agosto nel Varesotto sono stati sequestrati 100 mila prodotti, tra cui 90 mila per violazioni delle norme sulla sicurezza e sulla tutela del Made in Italy. Dieci mila prodotti sono risultati contraffatti, per un valore complessivo di un milione e mezzo di euro. Sei persone sono state denunciate per contraffazione e frode in commercio.
Laboratorio Identificati altri due minorenni: tutti sono di origine cinese. Denunciato il titolare