Al «dormitorio» di Porta Venezia Materassi per strada, risse e droga Un fiume di immigrati smarriti
Dal ristorante Adis Abeba al caffè Asmara ci sono 50 metri, una tintoria, qualche bar, una pizzeria, un laboratorio artigianale. E, alle tre del pomeriggio, almeno 200 persone che bivaccano tutto il giorno sui marciapiedi, seduti ai tavolini davanti ai video di popstar africane, per terra, sui gradini delle botteghe. È via Lazzaro Palazzi, nel tratto che va da all’angolo con via Lecco a quello con via Tadino. A meno di un isolato da bar «patinati» verso Porta Venezia che servono cocktail alle modelle. Il Corno d’Africa a Milano, nella zona della città storicamente raggiunta dall’immigrazione eritrea e somala.
Ma ormai è più di un quartiere «etnico». È un bivacco a cielo aperto. Senza soluzione di continuità dalle sei del mattino fino a notte fonda. Gli ultimi flussi migratori hanno aggravato la situazione, e i cantieri aperti in piazza Oberdan e intorno alla chiesa di Largo Fra Paolo Bellintani, tradizionali punti di ritrovo e di ricovero notturno, hanno ulteriormente concentrato gli immigrati in quel tratto di via Palazzi. Tanto che, a certe ore, non si trova fisicamente lo spazio per camminare. Anche 350-400 persone, alla mattina. Presenze che diminuiscono un po’ nel pomeriggio, ma che certo non vanno mai sotto una soglia minima di 150, 200 tra uomini e donne.
Prevalentemente giovani, in un mondo solo apparentemente omogeneo. Ci sono quelli con le ciabatte ai piedi e l’asciugamano in spalla, altri vestiti da rapper con gli smartphone all’orecchio. Quelli con la faccia smarrita di chi è stato catapultato in un’altra dimensione senza sapere bene chi e cosa aspettare, nella sola speranza probabilmente di trovare la via verso i paesi del nord Europa, la Svezia soprattutto. E quelli posizionati agli angoli della via, che controllano movimenti e facce sospette, come sentinelle in un ghetto. E poi un piccolo gruppo di spacciatori nordafricani in via Tadino, i cui affari prosperano in apparente tranquillità. Lo scenario di ogni giorno, per residenti e commercianti di zona. Che accettano di parlare, ma senza esporsi con nome e cognome. Il ritornello è uno solo: «Qui è sempre peggio, da un paio d’anni a questa parte». Agli abitanti, va riconosciuto un certo equilibrio. Siamo lontani dagli slogan di certa politica, i vari «rimandiamoli a casa», oppure «foglio di via per tutti». Gli umori sono diversi: «Queste persone sono trattate come immigrati di serie B, sono abbandonati a loro stessi, in balia di gente senza scrupoli, è evidente», dicono.
C’è comprensione. Ma i problemi sono alla luce del sole. E già nella scorsa primavera erano stati messi nero su bianco in un esposto inviato all’autorità giudiziaria, alle forze dell’ordine, all’Asl e al ministero degli Interni, da parte del Movimento Porta Venezia. Un comitato di cittadini ed esercenti «senza alcun indirizzo politico», assicura Alfredo Cicognani, il presidente. «La realtà del quartiere era grave quando abbiamo presentato l’esposto nel mese di maggio, e ora va anche peggiorando» dice Cicognani. Sul fronte della sicurezza, con «risse, liti e aggressioni e spaccio», specialmente di sera. O su quello dell’igiene. «Abbiamo visto di tutto, materassi distribuiti per i bivacchi notturni, gente che dorme in alcuni locali della zona, altri che entrano nei cortili per lavarsi con la canna dell’acqua per innaffiare i giardini interni». Un mese fa i controlli delle forze dell’ordine. Personale della Questura, carabinieri, polizia locale e guardia di finanza. Erano stati ispezionati bar, phone center e ristoranti. Anche il comune aveva rinforzato la presenza di mediatori e City Angels. Ma i cittadini chiedono di più.
Ancora Cicogani: «La situazione è senza controllo, l’ultima volta che si è vista una camionetta della polizia, lunedì, e la strada si è svuotata, poi è tornato tutto come prima, abbiamo bisogno delle istituzioni, e di lavorare insieme per rendere più bella la nostra zona, e farla diventare un’attrazione, una risorsa per la città».
L’invasione I profughi sono così tanti che in via Palazzi è difficile camminare La rabbia dei residenti