«Così tratteniamo gli italiani Se possono imparare in ambienti cosmopoliti non partono per l’estero»
Più studenti e più docenti stranieri, in un ateneo che parla sempre più inglese. «E vogliamo essere ancora più aperti, internazionali. Avvantaggia noi e anche Milano», sostiene il rettore del Politecnico, Giovanni Azzone.
Più iscritti da Paesi extra Ue, qual è il ritorno?
«Avere più studenti stranieri ha influito positivamente anche sulle immatricolazioni alle triennali: se si può studiare a Milano in un ambiente internazionale non serve più andare fuori».
E per la città?
«Gli studenti che si formano qui se ripartono diventano ambasciatori di Milano nel mondo, se restano portano nelle nostre aziende un innesto di competenze utile al sistema economico. Più della metà dei nostri laureati stranieri ha in Italia il primo impiego».
Qual è il vostro investimento sugli studenti stranieri?
«Per essere competitivi nel reclutare i migliori abbiamo stanziato un milione di euro in borse di studio, perché è importante avere iscritti da tutti i Paesi ma è importante anche la qualità del capitale umano. Per numero di crediti acquisti e tasso di occupazione da noi stranieri e italiani sono allo stesso livello».
E quali strategie avete messo in campo come ateneo?
«Più docenti stranieri, sono 220 su 2.500. E avanti con la nostra linea sull’inglese. Ma l’attenzione è su tutto, dalle segreterie che devono saper assistere questi studenti alla cerimonia di consegna del dottorato che deve svolgersi anche in inglese».
Giovanni Azzone Il fenomeno avvantaggia il Politecnico, ma pure la città. Siamo competitivi con borse di studio e alto tasso di occupazione