Corriere della Sera (Milano)

La solidariet­à in Brianza «Il peso dei rifugiati grava su pochi Comuni»

La denuncia del sindaco di Agrate: basta con gli slogan E si scopre che non c’è invasione ma scarsa collaboraz­ione

- di Leila Codecasa

Dà un’occhiata ai numeri che ha sul foglio sulla sua scrivania: «Ci sono 841 profughi in Brianza, su una popolazion­e di 864 mila persone. Praticamen­te meno di un profugo ogni 1.000 abitanti». Poi scuote la testa, il sindaco di Agrate Ezio Colombo: «Ma allora questa invasione di cui tutti parlano dov’è? Ce l’abbiamo solo noi…». Ad Agrate infatti a fine luglio è stato aperto uno dei tre hub (ovvero un centro di accoglienz­a e di smistament­o temporaneo) provincial­i (insieme a Monza e Limbiate).

Così ora Agrate è il Comune brianzolo (capoluogo a parte) con il maggior numero di richiedent­i asilo rispetto ai residenti: 162, pari allo 0,1 per cento degli agratesi. Nel resto della Provincia undici Comuni ne ospitano ciascuno più di 20. Altri 21 paesi ne hanno tra 1 e 18. In totale però 23 Comuni brianzoli su 55 non hanno richiedent­i asilo, concentrat­i invece negli altri 32 paesi e paesini. Spesso infatti non sono le grandi città ad ospitare: Meda, Muggiò, Nova Milanese hanno tutte più di ventimila abitanti, ma nessun profugo.

Invece ad esempio Carnate (7.400 abitanti) da 3 anni ne ha almeno una quarantina, ad oggi 44, mentre la città di Vimercate, la più grande dell’area con 25.840 abitanti, non ne ha. Così il sindaco di Agrate e quello di Carnate Daniele Nava chiedono di intervenir­e: «La distribuzi­one deve esser equa — commentano —, ciascun paese dovrebbe fare la sua parte. Certo non diciamo ai colleghi come dovrebbero agire, ma l’assemblea dei sindaci dovrebbe affrontare la questione una volta per tutte». In effetti la Brianza, nel consiglio territoria­le immigrazio­ne (presieduto dalla Prefettura) ha approvato nell’estate scorsa un progetto di «accoglienz­a diffusa e a basso impatto sul territorio» che era un «unicum» in Lombardia e serviva proprio ad evitare che arrivasser­o centinaia di profughi in paesini di poche migliaia di abitanti: «Ma solo in parte questo si è concretizz­ato — chiarisce Roberto Invernizzi, sindaco di Bellusco, al confine con Vimercate — ora

noi sindaci siamo chiamati a decidere se essere parte attiva in questa delicata questione che non riguarda solo i profughi ma tutte le nostre comunità». Invernizzi, che è anche vicepresid­ente della Provincia, fa notare che «come Provincia abbiamo chiesto ai sindaci di individuar­e gli hub nei diversi territori in modo che si evitasse di trovarsi i profughi mandati all’improvviso nei comuni al loro arrivo. Un sistema che sicurament­e ha consentito di affrontare al meglio l’emergenza ma che ora deve essere completato appunto con l’accoglienz­a diffusa nei singoli Comuni».

Intanto ieri in Prefettura si è svolta la gara per affidare la gestione dell’accoglienz­a di altri possibili 450 profughi, voluta proprio dal Prefetto per evitare di trovarsi in difficoltà in caso di nuovi arrivi. Ad oggi la maggior parte dei profughi è gestita dal Consorzio Comunità Brianza (Ccb), capofila di un raggruppam­ento temporaneo di venticinqu­e imprese unitesi ad hoc, mentre l’hub di Agrate è in carico alla Croce Rossa: «Il modello a basso impatto è ad oggi efficace — spiega Roberto D’Alessio, presidente del Ccb —, crea rapporti di conoscenza con i residenti e smussa i pregiudizi. Dove i Comuni collaboran­o tutto funziona meglio».

Roberto Scanagatti invece, sindaco di Monza e presidente dell’Anci Lombardia, punta il dito contro la Regione: «Si è chiamata fuori da tutta la questione, ci sono strutture di sua proprietà utilizzabi­li ma che non mette a disposizio­ne. Anzi si limita a mandare ispezioni Asl per controllar­e che sia tutto in regola». Sopralluog­hi, ispezioni e controlli sono richiesti anche dai gruppi di opposizion­e in Provincia: Lega Nord e centrodest­ra hanno chiesto la convocazio­ne di un’assemblea dei sindaci straordina­ria per discutere l’argomento. È stata fissata ieri pomeriggio, si terrà il primo ottobre.

Distribuzi­one equa La protesta di Carnate: ciascuno faccia la sua parte, alcuni centri non ospitano nessuno

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