Furti al museo dei combattenti I reduci organizzano le ronde
Fombio, gli anziani fanno la guardia: «I ladri ci hanno preso per un bancomat»
Anche a un anziano combattente che ne ha viste tante prima o poi la pazienza può scappare. E dopo aver scoperto l’ennesimo furto subito, l’ennesimo atto di vandalismo gratuito, gli attempati volontari della sezione locale dell’Associazione Combattenti e Reduci di Fombio si sono rimboccati le maniche e hanno deciso di organizzarsi per scovare chi è perché si accanisse con tanta rabbia sulla loro sede, un capanno con tanto di bar sulle rive del laghetto del paese. Qualche foto, alcuni cimeli e un posto in cui gli anziani con memorie di guerra si trovano perlopiù nella bella stagione per passare il tempo insieme tra un aneddoto e una mano di carte.
È nata così una di ronda in cui gli improvvisati vigilantes si sono dati il cambio per giorni per tenere d’occhio il piccolo museo associazionistico finito nel mirino dei ladri. E alla fine, gli appostamenti hanno dato i loro frutti in una serata di metà settembre quando hanno colto sul fatto non una baby gang come sospettavano, ma un concittadino trovato chino a spaccare con una pietra il catenaccio appena sostituito dopo l’ennesimo furto. L’intruso, scoperto, è fuggito a gambe levate lasciando sul posto giubbotto e bicicletta grazie ai quali si è riusciti a risalire a un giovane del paese. I volontari dell’associazione vedranno se denunciarlo, anche perché è tutto da dimostrare che sia lui l’unico autore delle le incursioni notturne di cui sono stati vittime. In fondo sono un gruppo di nonni che vogliono solo tramandare le loro memorie e vivere tranquilli.
Durante l’estate invece, in sole due settimane detta tranquillità è stata violata almeno quattro volte. Dall’inizio dell’anno addirittura otto. «Almeno credo, ho perso il conto», sorride Luciano Ambrosi, un mite signore che con la moglie Ivana gestisce da anni il locale della Combattenti e Reduci. «Ne hanno fatte di tutti i colori — racconta —: il nostro fondo cassa è diventato il loro bancomat, ogni tanto arrivavano e prelevavano 50 euro di qua, la quota del nuovo socio di là… Così abbiamo deciso di organizzarci e controllare per conto nostro». Una mattina han trovato sedie e tavolini gettati nel laghetto; un’altra han scoperto che le 200 uova che tenevano in dispensa erano state lanciate contro le pareti del locale usando le foto appese come un tirassegno.
Quella di visitare le sedi di Combattenti e Reduci è un’abitudine che i ladri lodigiani stanno sperimentando con una certa regolarità. A Sant’Angelo Lodigiano è stata devastato già due volte. I ladri hanno fatto sparire divise, berretti, zaini militari, maschere antigas del ‘15-’18, medaglieri interi, baionette, sciabole, gavette da trincea. “Dopo il primo furto — ricorda la curatrice Giovanna Cordoni — c’è stata una gara di solidarietà da parte dei miei concittadini che mi hanno regalato decine di cimeli di guerra appartenuti ai loro familiari per consentirmi di ricostruire il museo». Il museo ha pochi soldi, ma grazie alle associazioni locali sta facendo una piccola raccolta fondi per dotarsi di un sistema d’allarme e di telecamere.