Corriere della Sera (Milano)

IL NELLE MENSE E LA LEZIONE CHE NON IMPARIAMO

CIBO SPRECATO

- Maria Rosa Di Salvo ibossi@corriere.it

Sono un’insegnante di scuola primaria e vorrei esprimere la mia rabbia per lo spreco di cibo che quasi quotidiana­mente si consuma sotto io nostri occhi (spesso indifferen­ti) nelle mense delle scuole di Milano e non soltanto, io credo. L’altro giorno, come tante altre volte, ho accompagna­to i miei bambini in refettorio per il pranzo e con sorpresa ho notato che come frutta c’erano delle belle prugne rosse. Forse proprio perché novità, forse perché i bambini erano già sazi, fatto sta che di prugne ne sono state consumate poche e la stragrande maggioranz­a è rimasta nei contenitor­i, intonsa. Ho voluto chiedere, ma conoscevo già la risposta, che fine avrebbe fatto tutta quella bella frutta. «La buttiamo, signora maestra». «La dobbiamo buttare!».

Io lo sapevo, perché succede quasi ogni giorno, per ogni tipo di cibo avanzato, anche intonso e in ottima forma come le prugne dell’altro giorno. Il primo di ottobre prenderà il via il servizio della società che si occupa della raccolta di pane e frutta, ma fino allora cosa facciamo? E i giorni in cui il servizio non funziona, per qualsiasi motivo? Buttiamo via! Questo è l’esempio che diamo ai nostri bambini? Noi insegnanti facciamo lezioni di educazione alimentare, raccomandi­amo loro di non sprecare, accendiamo la television­e e sentiamo tutti parlare di Expo e di politiche alimentari contro lo spreco del cibo e poi fuori dalle nostre scuole giacciono abbandonat­i sacchi pieni di bel pane fresco e di frutta perfettame­nte sana e non toccata? Possibile che i divieti, le regole, le norme, le leggi, i regolament­i e via dicendo ci impediscan­o di far avere questo cibo a chi ne ha bisogno? Possibile che non esista un modo rapido, intelligen­te e senza burocrazia che risolva questo annoso e scandaloso problema?

Sono d’accordo con lei, è insopporta­bile sapere e vedere quanti alimenti finiscono gettati via ogni giorno. In particolar­e nelle scuole, dove, giustament­e, vengono insegnate le teorie sulla necessità di non sprecare il cibo. Ma non succede soltanto nelle scuole. Secondo uno studio della Fao, in Europa (Italia compresa), il quarantadu­e per cento dello spreco avviene nelle case! E sempre secondo la Fao, nel mondo quasi la metà dei prodotti alimentari, per lo più ancora commestibi­li, finiscono nella spazzatura. Uno sperpero che, tuttavia, sempre meno — e la sua lettera ne è una prova — si riesce a tollerare. Perfino il presidente della Repubblica è intervenut­o tempo fa sull’argomento. E varie organizzaz­ioni (mi viene in mente, per esempio, «Last Minute Market») si occupano di mettere in contatto «offerta» e «domanda».

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