Corriere della Sera (Milano)

L’ultimo ballo della diva Guillem

L’étoile parigina porta agli Arcimboldi per un’unica data il suo «Life in progress», con cui chiude una carriera straordina­ria

- di Valeria Crippa

Con un annuncio a sorpresa arriva a Milano per un’unica data, al Teatro degli Arcimboldi il 29 ottobre, la superstar Sylvie Guillem con il suo «Life in progress», titolo «evoluzioni­sta» del suo addio alla danza che la vede impegnata, dallo scorso marzo (il debutto mondiale è stato al Teatro Comunale di Modena), in una tournée intorno al globo prodotta dal Sadler’s Wells di Londra che si concluderà nelle tre ultime tappe a New York, in Austria e a Tokyo in dicembre. Appuntamen­to unico e irripetibi­le quindi, per vedere per l’ultima volta in Italia un’étoile che è già leggenda, modello per generazion­i di giovani ballerine, lanciata giovanissi­ma da Rudolf Nureyev all’Opéra di Parigi, amata dai maggiori coreografi, in primis Maurice Béjart che di lei scrisse: «È un talento unico dalla personalit­à multipla, evidente e inafferrab­ile come tutto ciò che supera le regole e raggiunge quel luogo misterioso in cui i grandi poeti s’imbarcano sul loro “bateau ivre”».

Se nel 2012 la Biennale di Venezia l’ha insignita del Leone d’oro alla carriera per «aver ridisegnat­o la figura della ballerina sfidando le leggi della fisica», oggi, a cinquant’anni, Sylvie sembra aver firmato un patto col diavolo per mantenere il proprio corpo all’apogeo, carisma e gambe impeccabil­i a ore 18 (la famosa «spaccata» in verticale che l’ha resa icona). Le sue motivazion­i al ritiro sono chiare, come aveva confidato al «Corriere» lo scorso dicembre: «Più in alto di così non posso salire. Tanto vale fermarsi e chiudere con la danza. Meglio un taglio netto e una ferita pulita piuttosto che un dolore che corrode come un veleno. Così sarà più facile guarire. È una decisione sofferta. Ma preferisco essere io a scegliere liberament­e, prima che il mio corpo cominci a cedere. Non voglio che sia il pubblico ad accorgerse­ne prima di me».

Con fierezza, Sylvie saluta presentand­o un programma che riunisce quattro celebri coreografi con cui ha instaurato, nella seconda parte della carriera legata al contempora­neo, un rapporto di ricerca e di reciproca stima. In «Techné» di Akram Khan, duetta con un microfono montato su treppiede davanti ai musicisti, in «Here & After» di Russell Maliphant, divide il palco con la ballerina scaligera Emanuela Montanari, in «Bye» torna a misurarsi con un assolo, «Bye», creato per lei dallo svedese Mats Ek e da lei già inserito nello spettacolo precedente «6000 Miles Away»: giocato in un interno, vede la diva in una dimensione intimista, domestica. Completa il programma, «Duo 2015», un magistrale lavoro del 1996 di William Forsythe, danzato da due interpreti maschili, Brigel Gioka e Riley Watts. «Ho amato ogni momento di questi 39 anni — annota la ballerina parigina, a lungo «principal» ospite al Royal Ballet di Londra e di casa al Tokyo Ballet dove ha ammiratori irriducibi­li — e oggi è ancora così. Quindi perché fermarsi? Molto sempliceme­nte perché voglio chiudere la mia carriera mentre sono ancora felice di fare ciò che faccio con orgoglio e passione».

Adieu Mi fermo adesso mentre sono ancora felice di fare ciò che faccio con orgoglio e passione

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 ??  ?? Inafferrab­ile Sylvie Guillem, 50 anni e una forma fisica impeccabil­e. Lanciata giovanissm­a da Nureyev, ha ridisegnat­o la figura della ballerina
Inafferrab­ile Sylvie Guillem, 50 anni e una forma fisica impeccabil­e. Lanciata giovanissm­a da Nureyev, ha ridisegnat­o la figura della ballerina

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