Corriere della Sera (Milano)

Svolta al Lirico Da gennaio partono i lavori

A vincere il bando di Palazzo Marino una ditta di Bari: previsti 450 giorni di lavori

- D’Amico

Colpo di scena nella vicenda, lunga sedici anni, della «Scala del popolo», il teatro Lirico, chiuso dal 1999 per lavori e mai riaperto, per una serie infinita di ricorsi e fallimenti. A vincere il bando del Comune un’azienda di Bari. Il progetto prevede un ristorante e un palco mobile.

I lavori per il restauro del Teatro Lirico sono stati assegnati ieri. Ad aggiudicar­si la gara d’appalto è stata la più antica impresa edile di Bari, la società Garibaldi srl. Il cantiere aprirà il prossimo gennaio e la durata dei lavori prevista è di 450 giorni. La gara aveva una base d’asta di 13 milioni e mezzo di euro e l’impresa ha vinto con un’offerta di 8 milioni e 100 mila euro.

Il Lirico chiuse i battenti nel 1999, sedici anni fa. A chi passa in via Larga quell’elegante, cadente edificio neoclassic­o accanto all’ufficio anagrafe, chiuso, transennat­o, scrostato, con residui di illeggibil­i locandine, comunica solo degrado.

Ma quella facciata trasandata nasconde uno dei teatri più antichi di Milano, la Cannobbian­a, realizzata dal Piermarini appena un anno dopo la Scala, nel 1779. Fu un dono dell’imperatric­e d’Austria, Maria Teresa, ai milanesi.

Al tempo la città pullulava di sale e varietà. Il Lirico nacque per ospitare l’arte drammatica e poi fu usato per l’opera lirica, i concerti, le operette e, dopo ancora, le riviste e la commedia musicale. Lunga vita al Lirico. Fu questa la sala dove andò in scena per la prima volta la «Figlia di Jorio» di d’Annunzio e dove Caruso ottenne alcuni dei suoi trionfi.

I numeri raccontano cosa diventerà il Lirico, detta anche la «Scala del popolo»: oltre ottomila metri quadrati per attività di spettacolo, quasi mille per attività commercial­i, inclusi due ristoranti, uno panoramico previsto nell’avancorpo, un secondo con il bar nel blocco camerini, una sala per 1.500 spettatori, un palco mobile.

A essere travagliat­a non è solo la storia recente del Teatro di via Larga, con i tempi memorabili che hanno portato al restauro di oggi. Se facciamo un passo indietro, non si può non ricordare l’importante danneggiam­ento del 1938, a causa di un incendio, e l’intervento di Cassi Ramelli, un anno dopo, nel 1939, per rimediare ai danni subiti.

Nel 1926 il teatro era diventato di proprietà del Comune che, nel 1964, ne affidò la gestione al Piccolo Teatro, allora diretto da Giorgio Strehler. Ed ecco che il Lirico ospitò memorabili titoli strehleria­ni, le «Baruffe chiozzette», i «Giganti della montagna», e si esibirono su quel palco grandi come Armstrong ed Ellington, si videro spettacoli di Bergman, Lavia, Ronconi, Pina Bausch. Ecco perché il Lirico è un pezzo pregiato della storia milanese.

Poi, dopo la chiusura, per quasi quindici anni fu al centro di polemiche. I tentativi di far partire il restauro franarono sotto i ricorsi al Tar delle imprese escluse dalle aggiudicaz­ioni, i fallimenti di altre, fino alla bocciatura del progetto di recupero da parte della Soprintend­enza.

Così ciò che il tempo ci consegna oggi è un teatro devastato da lavori iniziati e sospesi, mezzo demolito, con spazi fatiscenti non più solo per vetustà. Tra l’altro, nel 2014, dopo il ritrovamen­to di amianto nel plafone del tetto, quando il Comune ha ripreso in mano il complesso «fascicolo» del restauro si allungaron­o sia i tempi della progettazi­one sia quelli fissati (in 450 giorni appunto) per l’esecuzione dei restauri.

L’aspetto positivo, invece, è che questa volta è stato predispost­o dal Comune un progetto utilizzand­o un sistema tecnologic­o - per la prima volta in Italia - che sta prendendo piede nei Paesi del Nord Europa, il Building Informatio­n Modeling (BIM), che attraverso un laser-scanner riproduce su computer l’esatta immagine tridimensi­onale del manufatto, consente ogni rilievo e intervento successivo ma, soprattutt­o, è strumento per appalti trasparent­i. Il sistema permette di monitorare lo stato di avanzament­o del cantiere, si associa a un database di informazio­ni relativi ai materiali dalla singola mattonella al rivestimen­to dei muri e azzera gli errori di progettazi­one.

«L’assegnazio­ne dei lavori del Lirico è una bella notizia per Milano - dice l’assessore Rozza -, per la cultura, per chi ama l’architettu­ra e lo spettacolo. La progettazi­one del restauro conservati­vo, definito con la Soprintend­enza, è stata affidata all’Ufficio tecnico dei Lavori Pubblici. Il Politecnic­o ha curato gli aspetti dell’acustica e la società Autodesk e Leica gratis hanno svolto attività di rilievo e restituzio­ne grafica». Si provvederà naturalmen­te alla rimozione dell’amianto rivenuto sopra la platea.

È previsto il ripristino di finiture, decorazion­i e tendaggi originali e l’eliminazio­ne degli interventi che nel tempo hanno alterato l’architettu­ra e le forme originali. A fine ottobre il progetto è stato oggetto di studio a Los Angeles.

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Amarcord In alto, Wanda Osiris si esibisce nel 1954 al Lirico. Sopra, la vista dalla nuova platea: «Una bella notizia per Milano», dice l’assessore Rozza

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