Pro Patria, l’ex reginetta perde i punti
Dieci sconfitte in dieci gare e una penalizzazione in arrivo. Però i conti sono in regola
Era l’ex reginetta degli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta del calcio Varesino. Ora, i biancoblù della Pro Patria, ripescati in Lega Pro, annaspano a fond0 classifica. Dieci sconfitte su dieci, solo quattro reti fatte e ventisei subite.
Per giunta una penalizzazione in arrivo per il calcioscommesse, questioni legate alla vecchia società oggi rifondata, con i conti in ordine e la speranza di ripartire.
Ultimi in classifica, zero punti, 10 sconfitte su 10 partite, 4 gol realizzati e 26 subiti. È una debacle sportiva, la prima parte della stagione calcistica della squadra di calcio di Busto Arsizio: la Pro Patria. Oggi è una società che galleggia, ma non molla. A settembre l’ex calciatore Fulvio Collovati ha rilevato circa il 70% della squadra facendo intervenire un’azienda, la Sportplus4you, di cui è socio. Qualche giorno fa ha però rimesso le cariche.
«Siamo ultimi, ma paghiamo gli stipendi. E in questo mondo non è poco», è la difesa d’ufficio di Emiliano Nitti, il presidente subentrato quest’anno alla gestione controversa della scorsa stagione, segnata dalle accuse a un gruppo di giocatori di essersi venduti le partite. La Pro Patria era retrocessa in Serie D, ma le turbolenze del calcio di provincia hanno creato un deserto intorno ai tigrotti. A causa di una serie di fallimenti delle concorrenti, la Pro Patria è stata riammessa nella categoria. Il tempo a disposizione però era pochissimo e la squadra era già stata composta con calciatori adatti alla serie D. «Il 10 settembre abbiamo dovuto rifare tutto — spiega Nitti —. In cinque giorni abbiamo realizzato il nostro mercato». Alcuni atleti sono stati pescati negli elenchi dei disoccupati, altri non avevano ancora fatto la preparazione. La Pro Patria si è trovata con una squadra nuova di zecca e assemblata all’ultimo secondo, per giunta senza gamba. Oggi ha 9 infortunati su 24 della rosa. «E non finisce qua — aggiunge Nitti —, probabilmente ci daranno dei punti di penalizzazione per la vicenda scommesse dello scorso anno». Quindi, a conti fatti, c’è il rischio che al giro di boa del campionato, dopo tutto quello che è accaduto, e con un allenatore già esonerato, la Pro Patria arrivi a metà campionato sotto gli zero punti. Questo sì che sarebbe un record assoluto: una squadra che fa il cammino del gambero, e che invece di salire in classifica sopra lo zero, ne discende al di sotto. «Già — conferma il presidente — la situazione è questa. Il calcio di oggi è strano. Noi abbiamo portato la trasparenza in società, ma le regole ci penalizzano. La rosa è bloccata a 24 atleti. Avremo punti di penalizzazione per vicende accadute lo scorso anno con un’altra compagine societaria». Il paradosso è anche questo. La Pro Patria di oggi è stata impostata come una squadra «bio», sul modello Parma, cioè senza additivi finanziari e con spese tarate sul bilancio sostenibile. Quattro anni fa, invece, la squadra si trovò prima in campionato in Lega Pro, ma a Natale i calciatori non avevano ancora visto gli stipendi. Per protesta si barricarono per giorni negli spogliatoi, come in una fabbrica dell’autunno caldo del ’68.
L’amministratore delegato è una donna, Patrizia Testa, immobiliarista bustocca. «Sono entrata in questa avventura solo per amore dei colori biancoblu — osserva — non capisco molto dell’aspetto tecnico ma sono arrivata con l’idea che dovessimo costruire una società sana, bella ed economicamente in ordine». Finora i risultati e l’addio di Collovati non hanno trasmesso entusiasmo. Che fare? La tattica potrebbe esser quella di scendere in campo sereni e di mantenere un bilancio sano: basterebbero 500mila euro l’anno, e nessuna spesa pazza. Semplicemente esistendo, la società ha già evitato due volte le retrocessione nonostante in campo le cose fossero andate male. Finché c’è vita, c’è speranza.