Expo, le imprese al governo: «Ora guida e tempi certi»
Il premier dà la linea sulla fase 2. Maroni: non dimentichi le nostre eccellenze
Imprenditori e intellettuali al Piccolo per ascoltare Renzi sul futuro dell’area Expo. Ieri erano in tanti ad aspettare il premier con il fucile puntato. Il progetto è piaciuto ma tutti hanno ricordato che le eccellenze di Milano non vanno dimenticate: «Ora guida e tempi certi».a
«Splendida occasione ma ora servono una guida e tempi certi», dicono gli imprenditori. «C’è stato un passo in avanti ma Renzi non dimentichi le eccellenze lombarde», dice il governatore Maroni. «Serve un progetto condiviso ma ora viene il difficile», dice il rettore della Statale.
Insomma i «ma» continuano a esserci, ma nel complesso la risposta di Milano al piano del premier per il dopo Expo e alla sua tirata contro i «campanili» è alla fine della fiera una porta aperta. Certo prudente. Con distinguo anche severi, proprio a partire da quelli del rettore Gianluca Vago: «Non ho capito bene se il governo finanzierà anche altro, e non è un dettaglio». E dove magari le punte di entusiasmo totale come il «molto positivo» del sindaco Giuliano Pisapia si contano. Ma dove comunque la reazione che in qualche modo prova a sintetizzarle tutte è forse quella di Davide Rampello: «Adesso Milano deve fare Milano, cioè assorbire il progetto di Renzi e... usarlo per farci entrare i propri».
Luciano Pilotti, che in quanto presidente di Arexpo cioè della società proprietaria dell’area è in fondo il padrone di casa, la dice ancora più chiara: «Finalmente un progetto strategico integrato».
Sono queste le voci che hanno accolto ieri il discorso di Matteo Renzi al Piccolo Teatro. Dove molti lo avevano aspettato col fucile puntato soprattutto perché fino al giorno prima non era ancora ben chiaro — anzi — se il suo piano per il Technopole e «Italia 2040» guidato dal genovese Istituto italiano tecnologia fosse veramente complementare o invece alternativo rispetto al nuovo polo universitario proposto dal rettore della Statale. Complementare, è stata la risposta. Anche rispetto alla cittadella tecnologica che vorrebbe Assolombarda.
«Parzialmente soddisfatto» si è quindi dichiarato Roberto Maroni: «Renzi mi ha confermato la volontà del governo di entrare in Arexpo, gli ho fatto notare che io e Pisapia lo aspettiamo da mesi». Il governatore specifica: «Sono pronto a lavorare con lui, se coinvolgiamo tutti va benissimo e mi pare che oggi da lui ci sia stata un’apertura in questo senso. Ha riconosciuto che le eccellenze lombarde vanno coinvolte. E noi lavoreremo perché questo progetto si concretizzi con la partecipazione di tutti. A cominciare dalla Statale».
«Il punto è darsi una scadenza», dice il presidente di Assolombarda Gianfelice Rocca: «Mentre per la realizzazione di Expo c’era una data fissata da tempo qui dobbiamo autoimporcerla». Le imprese del settore tecnologico e scientifico, dice, stanno «già facendo la fila per entrare in quell’area». Ma serve «una guida, un management, un piano urbanistico e un business plan». Quanto al resto «la scienza non ha campanili», conclude.
Simile in questo al presidente della Camera di commercio Carlo Sangalli: «Superare le divisioni — è il suo auspicio — e concentrare gli sforzi sul grande obiettivo comune».
Ci crede Pilotti, il presidente di Arexpo: «Bene il progetto Milano 2040 con al centro le eccellenze milanesi, in primo luogo la Statale, e con il complementare corroborante contributo dell’Iit di Genova. Finalmente — insiste — la triade politica-scienza-industria si integra per la prima volta in un progetto strategico di Paese».
Addirittura «si integra perfettamente», secondo il sindaco Pisapia, con «il polo tecnologico di Assolombarda e il campus della Statale proposti che fin da subito abbiamo condiviso e che sono stati apprezzati da tutti».
Con una postilla della Confindustria col suo presidente Alberto Ribolla: «Ben venga una regia nazionale. Ma non dimentichiamoci il manifatturiero lombardo».
Il sindaco «È un progetto tecnologico che si integra con Statale e Assolombarda»