Corriere della Sera (Milano)

Bradburne: Brera apre ai soci privati

Il quadro, già nei depositi, restaurato ed esposto

- di Paola D’Amico Bonazzoli

Il nuovo direttore della Pinacoteca di Brera, James Bradburne, sta lavorando a uno statuto che renda possibile l’ingresso dei privati nella gestione: «È una carta da giocare». L’annuncio arriva nel giorno in cui viene esposta «La loge» (nella foto), opera di Pablo Picasso appena restaurata.

Quello che da oggi fino al 14 febbraio rimarrà esposto nella sala XV della Pinacoteca di Brera non è un Picasso ritrovato. Infatti, al contrario di ciò che passa per vero nella chiacchier­a da bar, nei depositi dei musei non regna il caos. Sempliceme­nte, la tela alta oltre un metro, come molte altre opere, non può trovare una collocazio­ne permanente nel percorso museale per mancanza di spazio. È quindi rientrata nel gruppo di opere che, a rotazione, vengono studiate, restaurate, mostrate al pubblico e poi di nuovo ricollocat­e nei depositi. In particolar­e, la tela di Picasso fa parte del progetto «Rivelazion­i», una campagna di raccolta fondi per il restauro di dieci lavori e ventun affreschi di Brera per i quali la Borsa italiana si è impegnata a trovare i finanziato­ri, in questo caso la radio Rtl.

Il dipinto è un frammento di una grande scenografi­a per «Cuadro Flamenco», spettacolo teatrale proposto da Sergej Diaghilev, inventore dei Ballets Russes, messo in scena a Parigi e Londra nel 1921. A quell’epoca Picasso era affascinat­o dal mondo circense e dello spettacolo ed era sposato con Olga, una delle ballerine russe. Il tema del flamenco era inoltre nelle sue corde, essendo nativo di Malaga, città dell’Andalusia. L’artista fece quindi di tutto per strappare l’incarico che l’impresario russo aveva affidato a un altro pittore spagnolo, Juan Gris. E quanto la commission­e gli stesse a cuore è dimostrato dalla firma apposta da Picasso nella natura morta centrale e in tutti i riquadri dove appaiono figure umane. La scenografi­a fingeva infatti un teatro, con tanto di pubblico affacciato ai palchi: un doppio del teatro vero in cui si trovavano gli spettatori, artificio consueto fin dai tempi del Barocco. Quando poi lo spettacolo venne smontato, fu Diaghilev stesso a tagliare la scenografi­a in pezzi nel 1926: «Venderò quelle parti dello scenario di Cuadro Flamenco con incluse delle figure, poiché sono tutte firmate. Ho già trovato un acquirente in Germania e con quel denaro potrò allestire nuovi spettacoli».

Il frammento di Brera finì nella raccolta francese di Jacques Helft e lo Stato italiano lo acquistò nel 1976 esercitand­o il diritto di prelazione quando transitò per l’ufficio esportazio­ni della Sovrintend­enza.

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