Corriere della Sera (Milano)

BON TON (E STILE) QUANDO GLI ADULTI SONO DISTRATTI

AL RISTORANTE

- Maddalena Di Vincenzo ibossi@corriere.it assessore all’Ambiente, Energia e Sviluppo sostenibil­e di Regione Lombardia

Gentilissi­ma signora Isabella Bossi Fedrigotti, stavo leggendo il Corriere e mi è capitato sott’occhio, nella pagina dei Tempi liberi, un articolo intitolato: «Soli di domenica al ristorante? Come difenderci dalle famiglie», in cui l’autrice parla di un pranzo domenicale allucinant­e in un ristorante diventato «un campo di battaglia» per via di famiglie numerose, con «nonni al novantadue­simo anno che addentano pezzi di torta in barba alla glicemia» e pargoli ingestibil­i.

A questo punto vi racconto la mia esperienza, infrasetti­manale e con adulti. Giovedì, giorno libero da impegni «nonneschi», dopo una passeggiat­a in centro, ci fermiamo a mangiare un hamburger, di quelli sfiziosi, in un piccolissi­mo locale che ci ha incuriosit­o per la varietà di panini che proponeva. Il locale, minuscolo, aveva solo una saletta con sei tavolini, tre su una parete e tre su quella di fronte, eravamo quindi sei coppie. Inutile premettere che c’era il solito, scontato, «sopraffond­o» musicale. La cosa più incredibil­e era ascoltare, perché costretti, i discorsi delle altre cinque coppie che, a tutto volume, infischian­dosene della riservatez­za loro e di quella degli altri, parlavano dei fatti loro, incuranti del tono di voce che man mano si faceva sempre più alto. Sono stata costretta a rivalutare Whatsapp che, alla fine, era l’unico modo di comunicare senza dover ripetere tre volte la stessa frase.

Siamo usciti in fretta e ci siamo scambiati fuori i commenti su quello che avevamo trangugiat­o. Ho dedotto che quelli che frequentan­o il ristorante solo alla domenica — e che si comportano come barbari — sono soprattutt­o le famigliole di quei ragazzi (e giovani adulti) che si possono trovare, fino al giorno prima, da single, seduti ai tavoli dei ristoranti. Ragazzi e adulti che si servono degli spazi comuni come se fossero di loro uso esclusivo, infischian­dosene della privacy loro e di quella degli altri. Sempre di buona educazione si tratta. Mentre la nonna mangia e tace.

In altri tempi le avrei potuto suggerire di trasferirs­i in Germania dove al ristorante sussurrava­no tutti come fossero stati in biblioteca: ma quei tempi — per lei felici — sono tramontati e gli avventori tedeschi si sono nel frattempo abbastanza italianizz­ati raggiungen­do marcati livelli di sonorità. Oggi posso soltanto raccomanda­rle di evitare, sia di domenica che di giovedì, i locali troppo piccoli e troppo pieni poiché il confine tra comunicazi­one e maleducazi­one è evidenteme­nte assai sottile. Tuttavia — non me ne voglia — mangiare a tacere forse somiglia un po’ troppo a una punizione per indiscipli­nati bambini del passato. ambientale. Ospitare dei clandestin­i è cosa ben diversa. Soprattutt­o quando di mezzo ci sono i soldi dei lombardi. Cà Matta sul colle della Maresana è e resterà un paradiso verde, nonostante le bugie strumental­i di qualcuno.

Il quartiere, oggi, è in trasformaz­ione, a poca distanza da Ripa Ticinese e dal dinamismo dell’area attorno a Darsena e Navigli. Ma quando aprì la storica latteria Mancini di via Villoresi 31, nel 1954, questo era un quartiere molto popolare, e periferico, della vecchia Milano. Nell’immagine sopra, inviata dal nostro lettore Massimo, ecco il giorno dell’inaugurazi­one: «Da sinistra mio nonno e mio papà con un amico, autore della scritta». La latteria ha chiuso nel 2008.

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy