Per 195 consulenti spunta l’assunzione
Regione, il tentativo di aggirare la riforma costituzionale. La denuncia del M5S
Per aggirare il possibile azzeramento dei budget previsto dalla riforma costituzionale il Pirellone è pronto ad assumere i 195 collaboratori attualmente in forza ai gruppi consiliari . Le principali forze politiche oggi s’incontreranno per studiare il caso. L’obiettivo è l’assunzione a carico della Regione del personale in carico ai gruppi.
Durissimo il Movimento Cinque Stelle: «Difenderemo l’autonomia della Regione ma queste furbate sono inaccettabili», attacca Stefano Buffagni. Si difende il Pd: «I consiglieri regionali devono poter lavorare e per farlo i collaboratori sono necessari. È demagogia che non serve a nessuno».
Il Pirellone è pronto ad assumere i 195 collaboratori attualmente in forza ai gruppi consiliari. La vicenda corre in parallelo al percorso della riforma costituzionale, la madre di tutte le riforme su cui il premier Matteo Renzi ha più volte detto di giocarsi il futuro politico. Nel testo di modifica della Carta si stabilisce l’azzeramento dei contributi attualmente previsti per i gruppi politici delle Regioni. In Lombardia rimarrebbero senza lavoro 195 persone. Contratti a tempo determinato, nel migliore dei casi, ma anche collaboratori e consulenti. Tutti legati alla durata della singola legislatura regionale.
Ogni gruppo dispone infatti di un budget determinato dalla consistenza numerica da destinare alle spese di personale. Cinquantasettemila euro per ogni consigliere eletto. Per aggirare il rischio di non contare più su collaboratori qualificati, l’idea è quella di una stabilizzazione degli attuali contrattisti attraverso l’assunzione diretta tra i dipendenti (a tempo indeterminato) del Consiglio regionale. Una maxi regolarizzazione che sulla carta potrebbe costare più di quattro milioni di euro.
Oggi è prevista una prima riunione informale tra le forze principali del Pirellone per studiare il caso e mettere a punto la strategia per salvare i collaboratori. Il caso è stato sollevato dal Movimento Cinque Stelle. «È inaccettabile procedere all’assunzione del personale politico in un ente pubblico senza prevedere concorsi pubblici», attacca il capogruppo grillino Stefano Buffagni: «È una proposta incostituzionale per sanare le “schiforme” dell’accentratore Renzi. Non è così che si cancella un passato fatto di sprechi e spese pazze e si difende l’immagine della Regione che noi vogliamo tutelare. Noi pensiamo che il personale dei gruppi sia fondamentale per gestire al meglio il mandato politico in un ente legislativo. Ma queste “furbate” per noi sono intollerabili. Perché il Pd non ha il coraggio di opporsi al suo leader-padrone che sta distruggendo sia la Costituzione più bella del mondo che gli enti territoriali e la Lombardia?». Conclusione: «Noi ci opporremo in tutti i modi alla riforma per difendere le nostre istituzioni, ma non a spese dei cittadini lombardi».
Una furbata? A Roma a sostegno della riforma costituzionale e a Milano allo studio per aggirare le norme più scomode? Il Pd rifiuta il marchio d’infamia di doppiogiochismo e punta il dito contro la demagogia grillina. «Lo spirito della riforma costituzionale è chiaro, si riducono ulteriormente i compensi dei consiglieri e si tolgono quei fondi di funzionamento che per il comportamento di alcuni sono stati fonte di scandalo», osserva il capogruppo dem Enrico Brambilla. Che aggiunge: «Noi siamo convinti che i consiglieri regionali debbano poter lavorare meglio e per farlo i collaboratori sono necessari. Dire che non è così è cedere alla demagogia. Stiamo lavorando a una proposta che farebbe risparmiare soldi al Consiglio regionale perché prevede un fermo agli ingressi e una progressiva diminuzione dei costi per il personale. Al contempo vogliamo mettere l’assemblea lombarda sullo stesso piano di quella delle altre Regioni, dove provvedimenti analoghi sono stati adottati in passato, e anche del Parlamento, dove nessuno si sogna di eliminare gli staff dei gruppi».
Buffagni Ci opporremo alla riforma per difendere le istituzioni, ma non a spese dei cittadini lombardi