Corriere della Sera (Milano)

La giunta studia come riaprire i Navigli E si divide

Intervento in zona Greco. Ma la giunta si divide

- Di Paola D’Amico

La sfida è quella di riportare quanto prima l’acqua nella cerchia interna del Naviglio. Il Comune affiderà a Metropolit­ana milanese (Mm) lo studio di fattibilit­à per la realizzazi­one di un collettore che incanali l’acqua della Martesana prima nella Vettabbia, restituend­ole la dignità di corso d’acqua, poi nella Darsena. Opera che potrebbe «sfruttare» i cantieri del nuovo metrò 4. Sul tema, la giunta si divide.

La sfida è riportare quanto prima l’acqua nella cerchia interna del Naviglio, di farla scorrere (per ora) sotto il manto stradale, sfruttando ciò che resta dell’antico alveo. Un primo passo in attesa di realizzare il sogno ben più ambizioso, espresso anche dal candidato alle primarie del centrosini­stra Giuseppe Sala, di completa riapertura dei canali navigabili. Il Comune — è questione di giorni — affiderà a Metropolit­ana milanese (Mm) lo studio di fattibilit­à per la realizzazi­one di un collettore che incanali l’acqua della Martesana prima nella Vettabbia, restituend­ole la dignità di corso d’acqua (oggi si alimenta con le acque dei pozzi di prima falda), poi nella Darsena.

Opere, come spiega l’ingegnere Maurizio Brown, uno dei massimi esperti dei sistemi idraulici della città, che potrebbero essere realizzate già nei prossimi anni sfruttando la cantierizz­azione nel frattempo avviata per la nuova linea blu del metrò, che da corso di Porta Vittoria a Sant’Ambrogio si sviluppa proprio seguendo il corso del Naviglio sepolto. M4, in questo modo, invece di essere un ostacolo alla riapertura dei Navigli ne diverrebbe un traino.

Ai non addetti ai lavori può risultare difficile immaginare la rinascita del canale d’acqua laddove «scorre» anche un’infrastrut­tura delle dimensioni di un metrò. «Il tunnel — spiega Fabio Terragni, presidente di M4 Spa — correrà a 20-25 metri di profondità, l’alveo del Naviglio si trova tre metri sotto la superficie stradale. Le interferen­ze del canale d’acqua con la blu in superficie sono minime, in prossimità di sole cinque stazioni, Policlinic­o-Sforza, Santa Sofia, Vetra, De Amicis e Sant’Ambrogio. Inoltre, stiamo lavorando per accorpare alcuni manufatti di servizio, così da ridurre l’impatto dell’opera nel centro storico».

Va detto che sin dal primo studio preliminar­e della blu, redatto da Mm, era indicata la necessità di non alterare il tracciato del Naviglio lungo la cerchia interna. Questo è stato ribadito recentemen­te da un accordo firmato da Comune, Città metropolit­ana e Regione che tutela il percorso dei canali in vista di una futura riapertura, richiesta dai «milanesi che hanno espresso la volontà di riappropri­arsi dei canali navigabili — ricorda la verde Elena Grandi — con un referendum nel 2011. L’apertura avrebbe la funzione oltre che di abbellire la città anche di riconnette­re un sistema di acque che all’al-tezoza di via Melchiorre Gioia è stato interrotto». Contrario l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno: «La riapertura dei Navigli non mi sembra una priorità. È un’ipotesi affascinan­te ma il futuro si gioca su altre frontiere».

Di una riapertura graduale ha parlato l’altro candidato alle primarie Balzani. Il primo intervento potrebbe realizzars­i proprio a Cassina de’ Pomm, dove la Martesana ora finisce sotto terra, confluisce all’altezza di via Carissimi nel Seveso e insieme ad esso entra nel cavo Redefossi. Dividere i due corsi d’acqua, con la Martesana che riemerge nel suo vecchio alveo fino alla Conca dell’Incoronata-via San Marco e poi prosegue canalizzat­a sotto terra fino alla Darsena, forse avrebbe anche l’effetto di ridurre i rischi di allagament­o del quartiere Isola quando il Seveso esonda.

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