Politecnico La carica delle donne
Cinque donne nei posti chiave. Azzone: hanno una marcia in più. Crescono anche le allieve
In piazza Leonardo da Vinci vincono le donne. «Sono io la quota azzurra», scherza Giovanni Azzone, rettore del Politecnico, dove già prorettore vicario e delegato sono del gentil sesso e, da ieri, anche tre presidi su quattro. Un caso?
Oppure l’università si sta tingendo di rosa, almeno ai livelli più alti? «Per i ruoli dirigenziali servono tre qualità», spiega il rettore. «Primo, una visione ampia, attenta all’impatto sociale di ogni decisione e aperta alla multiculturalità; secondo, una strategia di lungo periodo; terzo, una forte capacità organizzativa. Le professoresse che guideranno le nostre facoltà hanno queste competenze e attitudini, tutte insieme». E come mai quasi tutte donne? «Segno dei tempi, forse — ipotizza —. Sanno combattere per quello che vogliono, sono determinate nel proporre le loro idee e nel raccogliere consenso». Non che gli uomini non lo facciano, precisa: «Ma per il Politecnico alle prescelte è stata riconosciuta una marcia in più».
Nuova preside alla Scuola di design è dunque eletta Maria Luisa Collina che scalza Arturo Dell’Acqua Bellavitis, in carica nell’ultimo triennio. Confermata (e stimatissima) a Ingegneria civile Barbara Betti (mentre Ingegneria industriale rimane presieduta da Giovanni Lozza). Ancora, Ilaria Valente comanda ad Architettura urbanistica e ingegneria delle costruzioni, che adesso accorpa anche le facoltà di Ingegneria edile e architettura civile (finora a sé stanti, e capitanate da uomini). Queste posizioni sono state scelte dalla Giunta scolastica tra i professori a tempo pieno, mentre la nomina dei prorettori vicario e delegato (rispettivamente Donatella Sciuto e Manuela Grecchi) era di competenza dello stesso Azzone.
Cinque donne, pesi piuma fisicamente, diventano allora pesi massimi nell’ateneo. E fa specie in particolare per il Politecnico dove gli iscritti, 38 mila, sono per i due terzi ragazzi, anche se le allieve aumentano. La maggioranza è ancora schiacciante a Ingegneria (mentre alla Scuola di design due su tre sono allieve, e ad Architettura è un testa a testa): «Resta vissuto come un indirizzo prettamente maschile, forse per timore che sia troppo impegnativo», considera Azzone. Ma è un peccato: «Mia moglie è ingegnere informatico, sono lavori che consentono una buona conciliazione tra esigenze lavorative e di famiglia», riflette il rettore. «Lo dico per esperienza diretta».
E quindi, compito dei presidi sarà anche questo: «Fare in modo di smontare i preconcetti, laddove ci siano, in nome della ricerca e della parità, e anche della diversità, che è un valore». Prossimi passi? «Prenderanno tempo per fare una ricognizione e poi passeranno a progettare il futuro. Imprimeranno cambiamenti anche netti alla gestione, in libertà». Delega piena, quindi. Con un punto già condiviso, l’attenzione agli studenti stranieri che sono il 15 per cento del totale e «vanno considerati sempre di più». La società cambia velocemente, le tre presidi (e il preside) dovranno «cogliere e sviluppare» la portata di questa transizione.
E l’idea che anche Milano potrebbe, in linea teorica, avere un prossimo sindaco donna? Il rettore si sfila dalla kermesse elettorale: «Voto a Rho e non in città». Ma poi aggiunge: «Qui da noi le donne sono instancabili, negoziatrici e con doti di comando, in grado di coinvolgere il gruppo di lavoro piuttosto che sovrastarlo. È una rosa eccellente. Basta che — scherza di nuovo Azzone — non superino me».