Corriere della Sera (Milano)

Joaquim Achucarro suona la Spagna

- Enrico Parola

Il 1° novembre compirà ottant’anni, ma è meglio non parlargli di pensione: «So che un giorno dovrò smettere di suonare come so che dovrò morire, ma non penso né all’una né all’altra cosa». E così Joaquim Achucarro (foto) continua a esibirsi in tutto il mondo e dopo vent’anni torna a Milano ospite della Società dei Concerti (stasera ore 21, via Conservato­rio 12, € 25-30): il pianista di Bilbao omaggia la sua Spagna con Albeniz («El puerto», «El albaicin»), Granados («Al amor y la muerte», «Serenata del Espectro») e i Preludi di Mompou introdotti dalle Variazioni in fa minore e i Quattro pezzi op. 119 di Brahms. Proverà con cura il pianoforte perché per lui «ne esistono tre categorie: lo strumento ti può essere amico e ti permetterà di esprimere tutta la bellezza della musica, nemico e dovrai lottarci per tutta la serata per cavarci qualcosa di buono, oppure traditore e sicurament­e ti fregherà in qualche passaggio». Achucarro ha suonato con oltre 200 orchestre e maestri del calibro di Abbado, Chailly e Mehta: «La prima fu quella della mia città: a 13 anni, un concerto di Mozart; il ricordo più bello con Simon Rattle e i Berliner». Sessant’anni di carriera tutti di corsa, «ma adoro anche la bicicletta e il nuoto; a Dallas, dove insegnavo, mi nuotavano a fianco degli ori olimpici… Per far tutto ho suonato spesso dalle 5.30 alle 9 del mattino».

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